Inventario della Via Emilia

Mobili, leggere, pesanti, produttive e naturali: sono le “opere incongrue” che emergono dal viaggio fotografico di Barbara Rossi in quella sezione di paesaggio italiano che è la Via Emilia.

Barbara Rossi, <i>SS9. Inventario della Via Emilia. L'opera pesante</i>
L’inventario SS9 è il tentativo di catalogare i segni e i cambiamenti portati dall’uomo in quella sezione di paesaggio italiano che è la Via Emilia.
Molte volte questi cambiamenti non servono a migliorare il nostro stile di vita, ma sono tracce contradditorie dell’intervento dell’uomo sul paesaggio.
Barbara Rossi, <i>SS9. Inventario della Via Emilia. L'opera mobile</i>
In apertura: Barbara Rossi, SS9. Inventario della Via Emilia. L'opera pesante. Sopra: Barbara Rossi, SS9. Inventario della Via Emilia. L'opera mobile

Nella complessità dei territori Emiliano Romagnoli riconoscere e classificare esemplari, dividendo la realtà in tassonomie, ci permette di attenuare il dissidio tra regola e caos e capire, forse solo illusoriamente, queste trasformazioni.

Percorrendo la Via Emilia Barbara Rossi ha tralasciato i centri urbani a favore di quelli extra urbani e periferici concentrandosi su quelle terre di mezzo apparentemente prive di una logica comune, dove l’uomo sembra rivendicare un diritto di libera espressione. È infatti qui che emergono le “opere incongrue” (titolo preso in prestito, nonché reinterpretato, dalla legge regionale 16\2002 e dalla relativa ricerca fotografica coordinata dall’ IBC); le “opere mobili” (relitti divenuti parte del paesaggio); le “opere leggere”, contrapposte alle “opere pesanti”; le “opere produttive” (isole postmoderne nel padano) e in ultimo le “opere naturali” (l’elemento naturale in rapporto all’uomo).

La scelta della rappresentazione sempre frontale degli elementi e la ricerca di una prospettiva che si ripete sono necessarie al fine di mantenere un giusto grado di oggettività davanti alla rappresentazione di una realtà condivisa. SS9, con la sua catalogazione, descrive un paesaggio frammentato, risultato di un viaggio avanti e indietro (quello tra Rimini e Milano) intrapreso non solo con l’obiettivo di restituire una rassegna dei
luoghi e catturarne “i cicli di vita” come direbbe Paola Viganò nei suoi Quaderni di Recycle, ma anche per innescare domande, sollecitazioni, progetti futuri. La catalogazione e la suddivisione in capitoli cercano quindi di creare dei macro insiemi di senso che diano un’interpretazione non scientifica all’operato dell’uomo su queste terre.

 

Barbara Rossi nasce a Parma nel 1988 e inizia la sua ricerca artistica sul tema della città contemporanea all’interno dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Prosegue i suoi studi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, città nella quale vive e lavora. La sua produzione fotografica si muove tra la documentazione delle trasformazioni urbane contemporanee e la ricerca delle tracce lasciate dall’uomo sul paesaggio. Attualmente è impegnata in progetti che indagano le grandi opere pubbliche della capitale.

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