La Cina sta cambiando Hollywood, per sempre

Per conquistare l’Oriente, il cinema occidentale sta mutando pelle. Non solo nella struttura dei film, ma anche nei valori che vengono trasmessi. A partire dai grandi blockbuster.

Quando negli anni ‘90 per la prima volta i film di John Woo o i wuxia pan come La Tigre E Il Dragone cominciarono ad uscire dalla Cina (in realtà più che altro dalla Hong Kong pre-Handover) e ad arrivare in occidente, la maniera in cui il cinema americano cercava di sbancare il botteghino iniziò a cambiare: ralenti, emozioni esasperate, uso di cavi e onnipresenza del confronto fisico coreografato per essere stilizzato (tutto raggiunse l’apice e la consacrazione in Matrix). Ora sta avvenendo il contrario, e la ragione è sempre economica. Il mercato occidentale non è più sufficiente a sostenere i costi di film che devono imporre se stessi come un evento irrinunciabile e degno della sala. Serve che tutto il mondo li veda e specialmente i paesi più popolosi. Tra questi la Cina è quello con più schermi (più della Russia) e con una maggiore propensione al cinema americano (l’India al momento è quasi impenetrabile e l’offerta è saturata dalla produzione interna). Sono ormai quasi 10 anni che Hollywood ha Pechino nel mirino, così tanti da poter dire che ormai la Cina non è nemmeno più il futuro del cinema americano ma il suo presente.

Transformers: The Age Of Extinction, Official Chinese Poster

Tuttavia c’è una ragione se guardiamo molti film americani, abbastanza film europei e pochi film cinesi o indiani. Cinesi e indiani girano film diversamente da noi. Dalle storie che raccontano desiderano che emergano altri valori rispetti a quelli che bramiamo noi. In sintesi i loro film sono realizzati allo stato dell’arte come quelli hollywoodiani (non costano di certo meno) ma a noi appaiono ingenui, manichei, troppo lunghi e troppo infarciti di personaggi che non vanno mai al sodo. Ci appaiono buonisti, incapaci di solleticare il fascino perverso del male, bambineschi e condizionati da una morale di ferro. Anche il cinema americano (per non dire quello europeo) è stato così a lungo. Fino alla fine degli anni ‘60 (con la notabile eccezione di alcuni polizieschi e del noir) era sinonimo di happy ending e celebrazione dei valori positivi. Nei casi migliori era il canto commovente di tutto quello che di meraviglioso esiste sulla Terra, in quelli peggiori pura menzogna.

Per riuscire a penetrare il mercato cinese il cinema americano ha lavorato politicamente (esisteva una legge sul numero e tipo di film importabili che negli anni si è molto ammorbidita sia in quantità che in tipo di selezione) che artisticamente, così che ora i film di maggiore incasso sono sempre più simili agli equivalenti cinesi. Mentre con The Wandering Earth l’industria cinese si sta dimostrando in grado di fare anche fantascienza con la medesima ambizione di Hollywood (ma non con la medesima fantasia, il film mette insieme tante suggestioni ed idee già viste), Hollywood inonda quel mercato con Transformers, Fast & Furious, Warcraft e supereroi Marvel e DC. Un successo in Asia può essere così forte da ribaltare un flop, come è capitato a Warcraft (213 milioni di dollari in Cina a fronte dei 47 incassati in patria) anche se più spesso lo ratifica e amplifica.
Perché accada però il film deve essere fatto a misura di mercato cinese.

Green Book, Official Chinese Posters

Lorenzo Di Bonaventura, produttore della saga di Transformers, è stato uno dei primi a capire come interpretare il pubblico cinese. Per lui è tutta una questione di come sono approcciati i personaggi: “Per farti un esempio loro non possono accettare una storia in cui un anziano non è trattato con rispetto”. Ma in realtà a giudicare dai film ci sono ragioni ben più tecniche. I film devono essere più lunghi e più larghi innanzitutto, devono sconfinare le 2 ore perché non hanno 3 atti come la consueta narrazione occidentale prevede (equilibrio, sua rottura che scatena l’avventura, ricomposizione finale) ma 4 (equilibrio, rottura, ricomposizione e nuova rottura da un altro versante della storia, ricomposizione finale). Anche per questo è necessario un cast molto ampio. L’eroe solitario non esiste, così ad Hollywood arrivano le “famiglie” come quella di Fast & Furious (l’ultimo film è il maggior incasso americano in Cina). Sempre più attori, sempre più bande e il cattivo del film precedente diventa regolarmente parte dei buoni in quello successivo. 

Films such as Roma, The Favourite and even Green Book are examples of cinema which looks ahead and seeks to ride the crest of changes in society. Transformers, Jurassic World and Fast & Furious are scientifically opposed.

Il blockbuster mondiale degli anni ‘10 si fonda anche su una divisione rigida tra uomini e donne, molto lontana dai nostri standard moderni di parità dei sessi. In Jurassic World (anch’esso baciato da un grande successo asiatico) lo sbilanciamento tra Chris Pratt (uomo duro e virile che risolve la situazione) e Bryce Dallas-Howard (donna con tacchi ovunque che lo segue, lo aiuta, cerca di amarlo e di non mettersi nei guai) ricorda il cinema hollywoodiano anteriore agli anni ‘80, quando in All’inseguimento della pietra verde Michael Douglas e Kathleen Turner presero in giro questo rigido schema rendendolo in un attimo obsoleto. Per piacere al pubblico asiatico dunque Hollywood retrodata se stessa. Film come Roma, La Favorita o ancora Green Book (ma anche certi film di supereroi come Wonder Woman o Captain Marvel) sono esempi di cinema che guarda avanti e vuole cavalcare il cambiamento nella società. Transformer, Jurassic World e Fast & Furious vanno scientificamente indietro.

The Wandering Earth, Official Poster

Non solo. Anche le trame e gli intrecci avventurosi ricalcano la passione per l’inganno e la truffa del cinema asiatico. Nell’ultimo Fast & Furious il protagonista più protagonista della serie, Vin Diesel, passa al nemico in un salto carpiato a cui non crede nessuno realmente (se non gli altri protagonisti) e che infatti a fine film si rivelerà il bluff che era. È un inganno facile, tipico del cinema cinese di grande incasso, in cui il doppio gioco è basilare come la seconda occasione lo è per Hollywood. Curiosamente la somma di tutte le caratteristiche che il cinema americano sta rubando a quello cinese (lunghezza, ampissimo cast, 4 atti, molti inganni, confronti fisici importanti, ruoli ben delimitati tra uomini e donne, scarso individualismo) dà come risultato Avengers: Infinity War e il successivo Avengers: Endgame. Due film che sono il culmine di questo processo, il primo dei quali, non a caso, è stato il terzo incasso americano della storia della Cina (l’11esimo incasso in assoluto del paese), mentre il prossimo (pieno di inganni e doppi giochi da scoprire) potrebbe fare anche di meglio.

Opening picture: The Wandering Earth, China 2019.