La mostra concepita per Peep-Hole è incentrata sul recente interesse dei designer per le qualità funzionali ed espressive della luce e presenta una serie di opere realizzate con diverse tecniche e materiali, insieme a un’installazione sitespecific che traspone le loro sperimentazioni su scala architettonica. L’intero progetto si inscrive all’interno di un intervento ambientale che, attraverso la costruzione di pareti-diaframma in corrispondenza di alcune finestre, scherma e modula l’intensità della luce diurna. La natura di questo lavoro trasforma non solo l’architettura ma il funzionamento stesso dello spazio espositivo, i cui orari di apertura varieranno in rapporto ai cambiamenti stagionali della luce.
Intesa come un “materiale”, la luce è al centro di un complesso processo di ricerca che indaga il rapporto tra luce naturale e artificiale, e passa dal riferimento ai tradizionali sistemi unplugged, fino ad arrivare alle innovazioni contemporanee nell’illuminazione LED e nell’ottica.
Il percorso espositivo si articola su diversi livelli. Disegni, modelli di studio e un video dialogano con una selezione di oggetti finiti, tutti concepiti nell’ultimo anno. Questi oggetti segnano un importante passaggio nella pratica dei designer, più vicina adesso alla sfera industriale che a quella artigianale, allo stesso tempo i modelli di studio confermano come la loro pratica e il loro approccio siano sempre fondati sull’intuizione e la ricerca.
Questi modelli raccontano il percorso che precede l’ideazione degli oggetti finiti: vetri dicroici, luci a led, lenti ottiche e uno specchio parabolico, assemblati con materiali industriali come mattoni e aste in ferro, modellano la luce disegnando nello spazio riflessi e ombre. Alle pareti render 3D stampati su carta millimetrica che riproducono particolari degli oggetti in mostra, si sovrappongono a grafici e dati numerici disegnati a matita. I dettagli delle lampade sono isolati e descritti in punti di vista ravvicinati e inusuali, mentre le linee che ne definiscono le forme sembrano prolungarsi e divenire ipotetici assi di diagrammi che alludono ad un esponenziale consumo energetico: la modellazione digitale non viene utilizzata come strumento di simulazione e chiarezza, rendendo al contrario gli oggetti appena riconoscibili se non vagamente grotteschi. Più che avere uno scopo informativo su questioni legate alle problematiche ambientali, le composizioni e i dati hanno il chiaro scopo di mettere in relazione la professione del designer e la sua implicita partecipazione al consumismo e allo sfruttamento delle risorse naturali.
Se non nelle intenzioni di certo nel risultato, tutti gli oggetti finiti presenti in mostra si collocano in una dimensione liminare tra opera e oggetto, nella misura in cui si confrontano, da un punto di vista formale e dei materiali impiegati, con le specificità del linguaggio scultoreo: l’astrazione e la geometria di forme assolute che rimandano a quelle archetipiche di un artista come Brancusi, si accompagnano all’utilizzo di uno dei materiali più tradizionali della scultura come il bronzo, impiegato però per le sue caratteristiche intrinseche di pesantezza e capacità riflettente.
Formalmente la maggior parte degli oggetti è progettata a partire da cerchi e strutture circolari, a ricordare gli anelli astronomici e la sfera armillare usata in passato per seguire le trasformazioni del cosmo. Questo ci riconduce all’opera video che, installata alla fine del percorso espositivo, ne restituisce i presupposti teorici. In “Anno Tropico” luci e ombre astratte si alternano alla visione di elementi più familiari, come il gesto di una mano che muove degli oggetti: gli esperimenti effettuati dai designer nel loro studio mentre familiarizzano con questa nuova materia, sono accompagnati da una voce fuoricampo che descrive i fenomeni luminosi a livello cosmologico. L’audio, tratto da un testo scritto insieme a Edoardo Tescari, astronomo dell’Università di Melbourne, sposta l’argomento su un piano più filosofico e esistenziale.
Il video diventa un compendio di quel continuo alternarsi fra universale e particolare, ispirazione e progetto, idea e materia che contraddistingue tutto il percorso espositivo, e in questa dialettica si articolano e rivelano anche le ragioni della mostra: restituire il processo che sta alla base della creazione di un oggetto.
fino al 19 marzo 2016
Formafantasma
Anno Tropico
Peep-Hole
via Stilicone 10, Milano
Lamps courtesy Galleria Giustini Stagetti, Roma, Studio Formafantasma