Gli assoluti: 20 penne imperdibili

Strumento imprescindibile di comunicazione nonché di trasmissione della nostra identità individuale e collettiva, la penna è un artefatto che resiste all’ascesa del digitale. Excursus tra venti grandi modelli che hanno segnato la sua evoluzione.

La penna d'oca Principale strumento di scrittura dal medioevo all’età moderna, la penna d’oca iniziò progressivamente a sostituire il calamo, la cui estremità appuntita scorreva con meno facilità sulla pergamena, a partire dal VI secolo. La lunghezza e la flessibilità della penna, nonché il grasso che la ricopre naturalmente permetteva all’inchiostro di aderire più facilmente la resero lo strumento privilegiato di scrittura, con un mercato fiorente che soprattutto dalle regioni della Pomerania, Lituania e Polonia ha esportato penne d'oca in tutto l’Occidente.

Nella foto, la rivisitazione della penna d'oca di Martin Margiela

2. Stilografica, Waterman, 1884 Prima azienda ad aver introdotto un alimentatore capace di favorire la canalizzazione dell’inchiostro grazie alle sue incisioni laterali, l’azienda newyorkese Waterman è considerata la prima produttrice di penne stilografiche e l’unica ad essere sopravvissuta alle turbolenze e alle acquisizioni del mercato: un classico per antonomasia.

3. Meisterstück, Montblanc, 1924 Il nome è certamente una dichiarazione di intenti: in tedesco Meisterstück significa capolavoro (come del resto il Monte Bianco è la cima più alta delle Alpi), testimonianza della considerazione della prima penna ad essere venduta con una garanzia a vita. Più che per designare uno specifico modello, la Meisterstück verrà occasionalmente utilizzata dall’azienda tedesca per indicare le penne di alta gamma della produzione. Sarà tra i primi modelli, insieme a quelli della Kaweco, ad utilizzare un sistema di riempimento di sicurezza per evitare perdite di inchiostro.

4. Classic Sport, Kaweco, 1935 Lanciata dal marchio tedesco come la penna degli sportivi (oltre che degli sportivi e delle signore!), è caratterizzata da una base ottagonale particolarmente larga – “piccola in tasca, grande in mano” è il claim con cui viene pubblicizzata - e da un cappuccio molto lungo che si avvita al corpo della penna, che la rendono ancora oggi uno dei modelli più compatti sul mercato.

Ebonite o resina, acciaio inossidabile. Dimensioni 10,5 x  1,3 x  1,8 cm.

5. Elmo 01, Heinrich Helm, Montegrappa, ’20/‘30 Penna culto di Ernst Hemingway prodotta dalla prima casa di penne stilografiche in Italia, si contraddistingue per una forma compatta e tondeggiante che richiama non solo le linee del Bauhaus, ma anche lo spirito di democratizzazione del movimento tedesco.

Resina. Dimensioni 14.2 x 1.6 x 1.6 cm.

6. Parker 51, Parker, 1941 Disegnata per funzionare con un inchiostro proprietario ad essiccazione rapida, la celebre penna con il fermaglio a freccia si distinse al momento del lancio per il pennino carenato, che lascerà quasi del tutto coperta la punta permettendo al corpo di prendere una forma più affusolata. Nel 1954 la Parker 51 lascerà il campo alla celebre Parker Jotter, prima penna a sfera con una grande ricarica.

Corpo in lucite, cappuccio laminato in oro. Dimensioni 14,3 cm x 10,9 mm il fusto e 12 mm il cappuccio.

7. Bic Cristal®, Décolletage Plastique Design Team, 1950 Capofila della penna usa e getta, tanto diffusa oggi quanto negli anni dopo il suo lancio, deve la sua nascita all’intuizione di Lazlo Josef Birò, il giornalista ungherese che, osservando una biglia rotolare su una pozzanghera e lasciare una traccia nera sulla strada, si immaginò una penna capace di funzionare grazie ad una sfera metallica. L’intuizione di Birò, costretto alla fuga negli anni della guerra per le sue origini ebraiche, gli costerà il brevetto, venduto al marchese torinese naturalizzato francese Marcel Bich, il quale avvierà la produzione nel 1950. Dal lancio ad oggi, sono oltre 100 miliardi gli esemplari di penna Bic prodotti e distribuiti nel mondo e 15 i milioni di penne venduti ancora ogni giorno. Una curiosità sul foro del tappo: fu introdotto per evitare il soffocamento nel caso fosse ingoiato da un bambino.

Polistirolo e polipropilene, carburo di tungsteno. Dimensioni 15 x 1 x 1 cm.

8. Rapidograph, Rotring, 1953 Evoluzione della Tintenkuli, modello del 1934 con punta tubolare in acciaio e un corpo che lasciava trasparire la quantità di inchiostro rimasto, la Rapidograph sarà la prima penna a fornire un controllo accurato della larghezza del tratto grazie alla standardizzazione del pennino in quattro dimensioni (0,35 - 0,5 - 0,7 -1,0). Adottata da ingegneri e architetti al posto del tiralinee per il disegno tecnico, la “Rappi” permetterà un controllo, una velocità di scrittura, e una durata del tratto impareggiabile.

Dimensioni 18,5 x 110 x 43 cm

10. Bic 4 colors, Bic, 1970 Evoluzione della Bic Cristal, sarà la prima ad introdurre in un’unica penna la compresenza di quattro colori di inchiostro diverso, da attivare con una semplice pressione della mano associata ad un “tic”, un piccolo suono a scatto, inconfondibile e indelebile. Aprirà la strada tanto alla multifunzionalità quanto alla gadgettizzazione della scrittura, tramutatasi in uno strumento di gioco per decorare qualsiasi foglio in maniera intuitiva.

Fusto in polistirene traslucido. Dimensioni 14,9 x 1,2 x 1,2 cm.

9. Paper mate, Frawley Pen Company / Gillette, 1966 Penna con punta in feltro dalla scrittura morbida, non ha cambiato nel corso degli anni la sua iconica forma a sigaro, che ancora oggi gli conferisce un inequivocabile gusto vintage.

Dimensioni 18.4 x 2.5 x 21.6 cm

11. Tratto Pen, Marco Del Corno, F.I.L.A., 1975 Minimalista ma non severa grazie alla sua rotondità e ai piccoli dentini che come una corona delineano la base del suo tappo, può essere considerata in virtù della sua democraticità la penna-pennarello per antonomasia, la prima capace di combinare la piacevolezza del tratto con la precisione della scrittura. Sviluppata a partire da un brevetto giapponese e ispirata alla penna Hastil di Marco Zanuso per Aurora, sarà lanciata alla fiera milanese Chibi Cart dedicata alla cancelleria, dove riceverà due milioni di ordini nel solo giorno di lancio. È stata insignita del Compasso d’Oro nel 1979.

Polipropilene, punta in fibra e inchiostro a base d’acqua. Dimensioni 20 x 10 x 13 cm.

12. Hi-techpoint, Pilot, 1980 Uno dei prodotti con maggior successo commerciale del marchio giapponese Pilot, la Hi-techpoint è una penna a sfera a punta d’ago multipla e a inchiostro liquido ricaricabile carattezzata da un sistema di chiusura a tenuta d’aria, che elimina qualsiasi problema di prese d’inchiostro.

Plastica riciclata al 71%. Dimensioni 13.5 x 1 x 1 cm.

13. Lami Safari, Wolfgang Fabian, Lamy, 1980 Stilografica economica e allo stesso tempo estremamente contemporanea, si distingue per l’importante diametro del corpo e per la prominente clip a molla che le dona un tratto spiccatamente grafico. Piccolo cult al momento del lancio, è oggi uno dei grandi classici della produzione Lamy ed è l’unica penna sotto i 50 euro a disporre di sette pennini.

ABS o alluminio, acciaio cromato. Dimensioni 16 x 3 x 3 cm.

14. Penna Muji, 1984 Emblema della penna discreta e umile, lontana da ogni pretesa di status symbol come rivendicato dall’identità del marchio “anti-marchio” giapponese, combina un corpo in plastica traslucida che fa trasparire il colore del tratto con un inchiostro in gel ricaricabile, rinomato per la qualità della sua scrittura.

15. Retro 51, Tornado, 1997 Stilografica in controtendenza, nata in anni in cui questa tipologia sembrava condannata a vivere solo nei suoi modelli più classici, si afferma presto come una penna di culto grazie non solo all’aspetto vintage, ma anche alla rinomata resa dell’inchiostro su carta. Numerose versioni e personalizzazioni la faranno distinguere per le grafiche elaborate, che non intaccheranno il cappuccio decorato con piccole incisioni dalla forma di losanga.

Corpo metallico laccato con finitura cromata, pennino Schmidt medio in acciaio con punta in iridio. Lunghezza 13,9 cm.

16. La Cupola pen, Aldo Rossi, Alessi, 2008 Sicuramente meno nota della celebre caffettiera da cui ha preso non solo il nome, ma anche la forma, la Cupola pen è la replica destinata al mondo della cancelleria prodotta da Alessi in collaborazione con Uniball.

17. Bullet Golden, Hay, 2014 Penna a sfera dalla forma scultorea e essenziale simile a uno slanciato siluro – o a un proiettile come ricorda il nome – è progettata per favorire il comfort della scrittura: realizzata in metallo per restituire la pesantezza di una penna stilografica, si fa afferrare facilmente grazie al suo corpo esile e sottile.

Paktong anodizzato. Lunghezza 16 cm.

18. Retractable roller ball pen, Shigeru Ban, Acme studios, 2016 Indiscutibile penna da architetto firmata dal maestro Shigeru Ban, si distingue per un corpo di base triangolare pensato per assecondare il comfort dell’impugnatura. I tre lati offrono tre righelli che funzionano da pratica scala, mentre la penna a sfera si ritrae con una rotazione della penna, regalando un oggetto ancora più compatto.

Alluminio. Dimensioni 16 x 1,4 x 1,4 cm.

19. 3Doodler Pro, WobbleWorks, 2016 Sviluppata a partire dal 2013 attraverso un fortunatissimo crowdfunding su Kickstarter, è il primo estrusore a forma di penna ad emettere un sottile filamento plastico capace di solidificarsi rapidamente e assumere le forme inconsuete conferite dal movimento della mano nell’aria: una piccola rivoluzione nel campo delle penne, che prende piede dalla cultura maker per regalare un oggetto capace di distinguersi per un potenziale innovativo e quasi magico.

20. Scribit pen, Carlo Ratti, Scribit, 2020 Primo pennarello interamente compostabile, Scribit pen ha la cartuccia realizzata in fibre naturali, il corpo della penna in alluminio anodizzato, plastica biodegradabile o legno, e fa uso di un inchiostro atossico a base d’acqua. Sviluppata come supporto per l’omonimo robot da disegno sviluppato dal marchio Scribit, è anche una risposta circolare allo spaventoso numero di penne che finiscono in discarica, circa 35 miliardi all’anno secondo le stime.

È una storia che rimonta all’inizio dell’umanità, quella delle penne. Sono i loro progenitori, i primi utensili a incisione, a segnare il passo tra la lunga notte della preistoria, antro della lenta evoluzione dei primi ominidi, e la storia in senso proprio, identificata dalla codifica del racconto in testi scritti.

Dopo questo lungo tempo di incubazione, l’improvvisa accelerazione che la tecnologia della scrittura ha assunto dalla fine del XIX secolo non è stata solo una formidabile successione di invenzioni tese ad ovviare gli innumerevoli inconvenienti dovuti alla gestione dell’inchiostro, come le macchie ricorrenti e l’intrinseca difficoltà nel trasporto. In questo ristretto arco di tempo, la diffusione della stilografica e soprattutto l’intuizione geniale della penna a sfera, con le sue varianti roller e gel, vanno letteralmente di pari passo con la progressiva diminuzione dell’analfabetismo, segnando una stagione di grande democratizzazione della scrittura. Una rinnovata accessibilità, indubbiamente, che non escluderà comunque l’esistenza di mercati e modelli di nicchia dalle alte prestazioni e dall’inequivocabile valore di status symbol, per molti un vero e proprio feticcio in cui ritrovarsi e a cui giurare fedeltà, oltre che da difendere con partigianeria.

Se la diffusione della penna sembra in parte retrocedere di fronte alla progressiva capillarizzazione e miniaturizzazione degli schermi digitali con tastiere incorporate, non di meno questo prodotto ha nuove avvincenti sfide davanti a sé. Con una produzione annuale di 50 miliardi di penne a sfera che finiscono in discarica, è evidente la necessità di ripensarne il modello in chiave circolare grazie a materiali riciclati e riciclabili. Ancora, la diffusione della stampa 3d apre frontiere fantasiose, sebbene ancora di nicchia, per nuovi, ipotetici usi. Possibilità ancora tutte da collaudare che per il momento non mettono in discussione la nostra affezione per certi modelli, il loro valore di archetipo, e il ruolo romantico che ancora attribuiamo a questo imprescindibile strumento di autoespressione.

La penna d'oca Nella foto, la rivisitazione della penna d'oca di Martin Margiela

Principale strumento di scrittura dal medioevo all’età moderna, la penna d’oca iniziò progressivamente a sostituire il calamo, la cui estremità appuntita scorreva con meno facilità sulla pergamena, a partire dal VI secolo. La lunghezza e la flessibilità della penna, nonché il grasso che la ricopre naturalmente permetteva all’inchiostro di aderire più facilmente la resero lo strumento privilegiato di scrittura, con un mercato fiorente che soprattutto dalle regioni della Pomerania, Lituania e Polonia ha esportato penne d'oca in tutto l’Occidente.

2. Stilografica, Waterman, 1884

Prima azienda ad aver introdotto un alimentatore capace di favorire la canalizzazione dell’inchiostro grazie alle sue incisioni laterali, l’azienda newyorkese Waterman è considerata la prima produttrice di penne stilografiche e l’unica ad essere sopravvissuta alle turbolenze e alle acquisizioni del mercato: un classico per antonomasia.

3. Meisterstück, Montblanc, 1924

Il nome è certamente una dichiarazione di intenti: in tedesco Meisterstück significa capolavoro (come del resto il Monte Bianco è la cima più alta delle Alpi), testimonianza della considerazione della prima penna ad essere venduta con una garanzia a vita. Più che per designare uno specifico modello, la Meisterstück verrà occasionalmente utilizzata dall’azienda tedesca per indicare le penne di alta gamma della produzione. Sarà tra i primi modelli, insieme a quelli della Kaweco, ad utilizzare un sistema di riempimento di sicurezza per evitare perdite di inchiostro.

4. Classic Sport, Kaweco, 1935 Ebonite o resina, acciaio inossidabile. Dimensioni 10,5 x  1,3 x  1,8 cm.

Lanciata dal marchio tedesco come la penna degli sportivi (oltre che degli sportivi e delle signore!), è caratterizzata da una base ottagonale particolarmente larga – “piccola in tasca, grande in mano” è il claim con cui viene pubblicizzata - e da un cappuccio molto lungo che si avvita al corpo della penna, che la rendono ancora oggi uno dei modelli più compatti sul mercato.

5. Elmo 01, Heinrich Helm, Montegrappa, ’20/‘30 Resina. Dimensioni 14.2 x 1.6 x 1.6 cm.

Penna culto di Ernst Hemingway prodotta dalla prima casa di penne stilografiche in Italia, si contraddistingue per una forma compatta e tondeggiante che richiama non solo le linee del Bauhaus, ma anche lo spirito di democratizzazione del movimento tedesco.

6. Parker 51, Parker, 1941 Corpo in lucite, cappuccio laminato in oro. Dimensioni 14,3 cm x 10,9 mm il fusto e 12 mm il cappuccio.

Disegnata per funzionare con un inchiostro proprietario ad essiccazione rapida, la celebre penna con il fermaglio a freccia si distinse al momento del lancio per il pennino carenato, che lascerà quasi del tutto coperta la punta permettendo al corpo di prendere una forma più affusolata. Nel 1954 la Parker 51 lascerà il campo alla celebre Parker Jotter, prima penna a sfera con una grande ricarica.

7. Bic Cristal®, Décolletage Plastique Design Team, 1950 Polistirolo e polipropilene, carburo di tungsteno. Dimensioni 15 x 1 x 1 cm.

Capofila della penna usa e getta, tanto diffusa oggi quanto negli anni dopo il suo lancio, deve la sua nascita all’intuizione di Lazlo Josef Birò, il giornalista ungherese che, osservando una biglia rotolare su una pozzanghera e lasciare una traccia nera sulla strada, si immaginò una penna capace di funzionare grazie ad una sfera metallica. L’intuizione di Birò, costretto alla fuga negli anni della guerra per le sue origini ebraiche, gli costerà il brevetto, venduto al marchese torinese naturalizzato francese Marcel Bich, il quale avvierà la produzione nel 1950. Dal lancio ad oggi, sono oltre 100 miliardi gli esemplari di penna Bic prodotti e distribuiti nel mondo e 15 i milioni di penne venduti ancora ogni giorno. Una curiosità sul foro del tappo: fu introdotto per evitare il soffocamento nel caso fosse ingoiato da un bambino.

8. Rapidograph, Rotring, 1953 Dimensioni 18,5 x 110 x 43 cm

Evoluzione della Tintenkuli, modello del 1934 con punta tubolare in acciaio e un corpo che lasciava trasparire la quantità di inchiostro rimasto, la Rapidograph sarà la prima penna a fornire un controllo accurato della larghezza del tratto grazie alla standardizzazione del pennino in quattro dimensioni (0,35 - 0,5 - 0,7 -1,0). Adottata da ingegneri e architetti al posto del tiralinee per il disegno tecnico, la “Rappi” permetterà un controllo, una velocità di scrittura, e una durata del tratto impareggiabile.

10. Bic 4 colors, Bic, 1970 Fusto in polistirene traslucido. Dimensioni 14,9 x 1,2 x 1,2 cm.

Evoluzione della Bic Cristal, sarà la prima ad introdurre in un’unica penna la compresenza di quattro colori di inchiostro diverso, da attivare con una semplice pressione della mano associata ad un “tic”, un piccolo suono a scatto, inconfondibile e indelebile. Aprirà la strada tanto alla multifunzionalità quanto alla gadgettizzazione della scrittura, tramutatasi in uno strumento di gioco per decorare qualsiasi foglio in maniera intuitiva.

9. Paper mate, Frawley Pen Company / Gillette, 1966 Dimensioni 18.4 x 2.5 x 21.6 cm

Penna con punta in feltro dalla scrittura morbida, non ha cambiato nel corso degli anni la sua iconica forma a sigaro, che ancora oggi gli conferisce un inequivocabile gusto vintage.

11. Tratto Pen, Marco Del Corno, F.I.L.A., 1975 Polipropilene, punta in fibra e inchiostro a base d’acqua. Dimensioni 20 x 10 x 13 cm.

Minimalista ma non severa grazie alla sua rotondità e ai piccoli dentini che come una corona delineano la base del suo tappo, può essere considerata in virtù della sua democraticità la penna-pennarello per antonomasia, la prima capace di combinare la piacevolezza del tratto con la precisione della scrittura. Sviluppata a partire da un brevetto giapponese e ispirata alla penna Hastil di Marco Zanuso per Aurora, sarà lanciata alla fiera milanese Chibi Cart dedicata alla cancelleria, dove riceverà due milioni di ordini nel solo giorno di lancio. È stata insignita del Compasso d’Oro nel 1979.

12. Hi-techpoint, Pilot, 1980 Plastica riciclata al 71%. Dimensioni 13.5 x 1 x 1 cm.

Uno dei prodotti con maggior successo commerciale del marchio giapponese Pilot, la Hi-techpoint è una penna a sfera a punta d’ago multipla e a inchiostro liquido ricaricabile carattezzata da un sistema di chiusura a tenuta d’aria, che elimina qualsiasi problema di prese d’inchiostro.

13. Lami Safari, Wolfgang Fabian, Lamy, 1980 ABS o alluminio, acciaio cromato. Dimensioni 16 x 3 x 3 cm.

Stilografica economica e allo stesso tempo estremamente contemporanea, si distingue per l’importante diametro del corpo e per la prominente clip a molla che le dona un tratto spiccatamente grafico. Piccolo cult al momento del lancio, è oggi uno dei grandi classici della produzione Lamy ed è l’unica penna sotto i 50 euro a disporre di sette pennini.

14. Penna Muji, 1984

Emblema della penna discreta e umile, lontana da ogni pretesa di status symbol come rivendicato dall’identità del marchio “anti-marchio” giapponese, combina un corpo in plastica traslucida che fa trasparire il colore del tratto con un inchiostro in gel ricaricabile, rinomato per la qualità della sua scrittura.

15. Retro 51, Tornado, 1997 Corpo metallico laccato con finitura cromata, pennino Schmidt medio in acciaio con punta in iridio. Lunghezza 13,9 cm.

Stilografica in controtendenza, nata in anni in cui questa tipologia sembrava condannata a vivere solo nei suoi modelli più classici, si afferma presto come una penna di culto grazie non solo all’aspetto vintage, ma anche alla rinomata resa dell’inchiostro su carta. Numerose versioni e personalizzazioni la faranno distinguere per le grafiche elaborate, che non intaccheranno il cappuccio decorato con piccole incisioni dalla forma di losanga.

16. La Cupola pen, Aldo Rossi, Alessi, 2008

Sicuramente meno nota della celebre caffettiera da cui ha preso non solo il nome, ma anche la forma, la Cupola pen è la replica destinata al mondo della cancelleria prodotta da Alessi in collaborazione con Uniball.

17. Bullet Golden, Hay, 2014 Paktong anodizzato. Lunghezza 16 cm.

Penna a sfera dalla forma scultorea e essenziale simile a uno slanciato siluro – o a un proiettile come ricorda il nome – è progettata per favorire il comfort della scrittura: realizzata in metallo per restituire la pesantezza di una penna stilografica, si fa afferrare facilmente grazie al suo corpo esile e sottile.

18. Retractable roller ball pen, Shigeru Ban, Acme studios, 2016 Alluminio. Dimensioni 16 x 1,4 x 1,4 cm.

Indiscutibile penna da architetto firmata dal maestro Shigeru Ban, si distingue per un corpo di base triangolare pensato per assecondare il comfort dell’impugnatura. I tre lati offrono tre righelli che funzionano da pratica scala, mentre la penna a sfera si ritrae con una rotazione della penna, regalando un oggetto ancora più compatto.

19. 3Doodler Pro, WobbleWorks, 2016

Sviluppata a partire dal 2013 attraverso un fortunatissimo crowdfunding su Kickstarter, è il primo estrusore a forma di penna ad emettere un sottile filamento plastico capace di solidificarsi rapidamente e assumere le forme inconsuete conferite dal movimento della mano nell’aria: una piccola rivoluzione nel campo delle penne, che prende piede dalla cultura maker per regalare un oggetto capace di distinguersi per un potenziale innovativo e quasi magico.

20. Scribit pen, Carlo Ratti, Scribit, 2020

Primo pennarello interamente compostabile, Scribit pen ha la cartuccia realizzata in fibre naturali, il corpo della penna in alluminio anodizzato, plastica biodegradabile o legno, e fa uso di un inchiostro atossico a base d’acqua. Sviluppata come supporto per l’omonimo robot da disegno sviluppato dal marchio Scribit, è anche una risposta circolare allo spaventoso numero di penne che finiscono in discarica, circa 35 miliardi all’anno secondo le stime.