Grazie al suo ambiente naturale e al suo lungo passato come città imperiale, Kyoto ha sviluppato una tradizione e una cultura di produzione, distribuzione e preparazione alimentari tali da classificarla tra le dieci capitali gastronomiche mondiali. Il Vitra Design Museum le dedica “Food Shaping Kyoto”, una mostra a cura degli architetti di Basilea Shadi Rahbaran e Manuel Herz e del Kyoto Design Lab, che ripercorre l’impatto del cibo sul design, sull’architettura e sullo stesso tessuto urbanistico della città.
Come si alimenta una città? Come può il cibo modellare la sua stessa morfologia? Come viene prodotto e distribuito? Kyoto ha una storia peculiare colta qui come pretesto per indagare il tema più ampio della connessione tra cibo e città: vi si coltivano verdure autoctone; vi si consumano piatti tipici come lo yuba (pelle di tofu), il saba sushi (sushi di sgombro conservato) o il miglior sakè giapponese per via della morbidezza dell’acqua; l’arte di servire il tè ha qui raggiunto il suo apice di perfezione in quanto capitale dell’impero; il mercato all’ingrosso, attivo dal 1927, è stato un modello per tutti gli altri mercati del Giappone.
Il centro nevralgico della gastronomia locale è il Nishiki Market, dove si produce il bonito essiccato, un tipo di pesce esportato da qui in tutto il mondo, di cui lo chef Kumiko Tamaka darà un assaggio durante la food performance del 9 giugno, trasformando il Buckminster Fuller Dome del Vitra Campus nei brulicanti meandri del mercato gastronomico più autentico e sperimentale del Giappone.