Le ragnatele di Tomás Saraceno, architetto dell’Aerocene

Le creazioni dell’artista argentino, in bilico tra la passione per i ragni e quella per la scienza più avveneristica, sono in mostra  a Firenze.

Un universo fluttuante ha invaso Palazzo Strozzi. È il mondo dell'artista argentino Tomás Saraceno, architetto di formazione, animato da un’attrazione per la scienza e per i suoi esiti più avveniristici e da una spinta visionaria che lo porta a ricercare instancabilmente. Nel suo lavoro, virtualmente sconfinato e carico di implicazioni che riguardano il presente e il futuro, l’arte si coniuga con l’ecologia e con l’attenzione per il cosmo e per le forme di vita non umane; quella dei ragni in particolare. Di questi animali, preistorici e nello stesso tempo presenti nella nostra vita quotidiana, Saraceno è conoscitore assoluto. La passione risale all’infanzia, quando osservava le reti sottili ma resistenti formatesi sulle finestre della soffitta di casa; e mentre, come dichiara lui stesso, si chiedeva se i ragni vivevano nella sua casa o se era lui a vivere nella loro, si sognava lui stesso grande costruttore di mondi. Oggi quei suoi mondi sono esposti nei maggiori musei del mondo.

La mostra si apre con un’installazione composta di gigantesche sfere argentee collegate tra loro da fili come se si trattasse di mongolfiere, sospese nella corte del palazzo. Prosegue all’interno con le prime sale, in cui domina il bianco e tutto è arioso e leggero. Qui i corpi sferici si fanno di volta in volta sfaccettati, riflettenti, in alcuni casi diafani e trasparenti; in altri, come i Flying Gardens, sono abitati da piante che si nutrono d’aria, le tillandsie; o si intrecciano con raggi di luce che ne proiettano le ombre sulle pareti, finendo per dare vita a un cosmo in perenne movimento.

Tomás Saraceno in mostra al Palazzo Strozzi. Foto: Ela Bialkowska, OKNO Studio.

A questo luminosissimo inizio succede, con una drastica inversione, una sequenza di sale buie. Nella prima a emergere sono cinque lunghi, finissimi fili stesi orizzontalmente, languidamente ondeggianti per via dei movimenti dell'aria dovuti alla presenza dei visitatori. Una sonificazione traduce dal vivo le vibrazioni delle curve. Seguono altri ambienti oscurati; siamo chiamati a immergerci nel mondo dei ragni e delle loro architetture: le ragnatele, esaltate dalla luce che le rende brillanti, diventano quanto di più prezioso e suggestivo si possa immaginare: veri e propri microcosmi in cui è possibile leggere l’immagine dell’universo. Nelle Aerografie delle sale successive l’artista evoca invece un suggestivo parallelismo tra il pulviscolo atmosferico e la polvere cosmica.

L’esperienza è immersiva, sinestetica, estremamente coinvolgente. L’idea di una relazione tra dimensioni fisiche e temporali, tra un passato preistorico e un futuro tutto da costruire è sempre presente. Per Saraceno, in effetti, è possibile immaginare un'era diversa, l’Aerocene, caratterizzata da una sensibilità proiettata verso una nuova ecologia del comportamento.

Suonare l’aria, inventariare le ragnatele, viaggiare per aria sono tra i modi possibili di accedere a una nuova e diversa percezione del mondo. Ne esistono altri; per esempio in una saletta Saraceno ha voluto esporre le Carte da Aracnomanzia ispirate allo nggám – o divinazione attraverso i ragni, praticata dalle tribù Mambila di Camerun e Nigeria. Secondo questa consuetudine le domande vengono poste a un ragno terricolo che fornisce una risposta spostando un’apposita “carta da divinazione”. Da questo mondo di vibrazioni noi possiamo, secondo Saraceno, assumere conoscenze che ci mancano. In gioco c’è una forma di armonizzazione planetaria che è anche un modo per rispondere alle sfide dell’Anthropocene; ossia di un’epoca in cui l’uomo abita il mondo in una condizione di solipsismo, rischiando di dimenticare di essere parte di un tutto: di un universo che comprende forme di vita molteplici, portatrici di sensibilità diverse ma in costante relazione tra loro. Per poter raggiungere questa armonia occorre assumere un atteggiamento di apertura nei confronti non solo di ogni tipo di ricerca e di conoscenza, ma di ogni essere vivente.

L’universo creato da Saraceno consente di godere di visioni tra le più suggestive senza rinunciare a spunti critici di cui l’umanità ha urgente bisogno, ed è basato su una visione aperta e interconnessa, che annulla separazioni e gerarchie e che si rivolgere al non visibile e al non umano; consente di percepire le correlazioni tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande; tra il passato remotissimo, l’attuale e il futuribile. 

Titolo:
Aria
Autore:
Tomás Saraceno
Dove:
Fondazione Palazzo Strozzi, Firenze
Quando:
dal 22 febbraio al 19 luglio 2020
Indirizzo:
Piazza degli Strozzi, 50123, Firenze FI

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