L’acquario più grande del mondo rivela complessità e contraddizioni del mondo marino

Il ChimeLong Ocean Kingdom, che si trova a Hengquin, in Cina, è un gigantesco parco acquatico la cui somma delle vasche raggiunge una capienza di 49 milioni di litri d’acqua.

Con 48.750 metri cubi d’acqua, il record di Acquario più grande del mondo è detenuto dal parco acquatico ChimeLong Ocean Kingdom, che si trova a Hengquin in Cina. La gigante struttura espositiva è parte del Chimelong International Ocean Resort, una località turistica che mira a diventare “l’Orlando della Cina”: è il dodicesimo parco a tema più visitato al mondo, con 8 milioni di utenti l’anno.

In realtà il ChimeLong Ocean Kingdom detiene ben cinque primati, tutti certificati dal Guinnes World Records. È il più grande acquario del mondo con i suoi quasi 49 milioni di litri d’acqua, dati dalla somma di tutti gli acquari presenti, dolci e marini. Presenta il più grande pannello acrilico del mondo e la più grande vista frontale per un acquario, dati dalle dimensioni di 39,6 x 8,3 m, con un’area di circa 330 mq di acrilico; questa si trova nella Whale Shark Exhibit tank, ovvero l’acquario che ospita il gigantesco squalo balena.

La stessa vasca detiene un altro interessante record: la più grande cupola sottomarina visitabile al mondo, con un diametro di 12 metri. Infine contiene la più grande vasca del mondo, sempre la medesima per altro, con ben 22,7 milioni di litri d’acqua. 

Una delle vasche dell'acquario più grande del mondo, che si trova a Hengquin in Cina. Foto littlewingphotolife

L’acquario è allo stesso tempo una grande attrattiva turistica e scenario di studi e ricerche da parte di biologi e ricercatori vari. La sua funzione è quella di fare da intermediario tra scienza e grande pubblico, creando un contesto ricco di stimoli e suggestioni che, con adeguata progettazione didattica, permette di attrarre, sensibilizzare e informare.

“Osservare la natura da vicino ci permette di capire meglio il nostro mondo e di imparare a preservarlo” diceva il designer, naturalista e fotografo Takashi Amano. La loro architettura può essere concepita come un luogo che unisce l’ambiente urbano a quello marino. Con questo spirito nel 2016 è stato lanciato il concorso di idee per un acquario a Long Island City11th Street Basin, a New York, i cui progetti premiati “innovano il rapporto tra città e lungomare, utilizzando il programma dell’acquario come un’opportunità per avvicinare la città e la sua gente all’acqua in modi inusuali rispetto ai tradizionali parchi e acquari.”

Il progetto Aquatrium di Piero Lissoni ha vinto il concorso organizzato da Arch Out Loud sul lungomare di New York

Con il saggio Blue urbanism: Exploring connections between cities and oceans, Timothy Beatley sia spica un legame più complesso tra mondo artificiale e marino. “Viviamo su un pianeta in cui gli oceani influenzano la nostra vita in molti più modi di quanto spesso non ci rendiamo conto: i sistemi meteorologici, le fonti di cibo, persino i nostri moderni e complessi sistemi di alimentazione e di trasporto si affidano massicciamente alle risorse oceaniche”, scrive il ricercatore americano. “Eppure, abbiamo praticamente ignorato gli oceani e gli ambienti marini nella pianificazione, nella politica e nella progettazione moderna delle città. Anche nelle città più progressiste, la pianificazione si concentra principalmente sulle fasi iniziali del cambiamento climatico, l'innalzamento del livello del mare, e poco altro ancora,”

Purtroppo, da quando è stato inaugurato nel 2014, il grande parco acquatico ChimeLong Ocean Kingdom è stato spesso criticato per le politiche di acquisizione della fauna marina, che sono spesso poco chiare e secondo diverse voci non rispettano gli standard internazionali. In un’intervista alla rivista Post Magazine, Samuel Hung Ka-yiu, presidente della Hong Kong Dolphin Conservation Society, ha detto: “[Ocean Kingdom] pare che abbia importato tutto – squali balena, orsi polari, pinguini. Mi interesserebbe sapere da dove vengono anche i loro delfini tursiopi. Stanno facendo tutto in modo sbagliato. Stanno facendo tutto ciò che non si vuole che facciano.” Queste situazioni sono simili all’immigrazione clandestina e del caporalato, ovvero dinamiche umane che avvengono in territori agricoli.

Secondo la filosofa Donna Haraway, zoo e acquari sono “risultato e frutto di esplorazioni e conquiste coloniali e in ultima analisi dell’imperialismo” in cui l’animale è un “soggetto reso marginale e divenuto oggetto, resto di un mondo che va sparendo.” La filosofa americana attinge spesso dal mondo marino per le sue metafore, auspicando che l’uomo possa costruire trame e relazioni tra esseri umani e non umani: “presi nei grovigli di una realtà che ha più tentacoli di una piovra, diveniamo capaci di sentire (tentare) la configurazione eterogenea del mondo.” Allora cosa sono gli acquari? Prigioni per animali acquatici o uno strumento per avvicinare l’uomo a una conoscenza più complessa dell’ecosistema globale?

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