L’ospedale militare di Baggio: da piazza d’armi a piazza d’arti

Inaugurato nel 1931 e tornato alla ribalta come sede di Alcova, la struttura è l’epicentro di un quartiere ex-militare da riscoprire in occasione del Fuorisalone e non solo.

C’è una zona di Milano la cui toponomastica non lascia dubbi sulla destinazione d’uso delle aree urbane e, tra la piazza d’Armi e la via delle Forze Armate, ci parla di una storia cittadina e militare, fatta di caserme, scuole, residenze, magazzini, aree per esercitazioni e un ospedale militare.

Ospedale Militare di Baggio (Alcova). Foto Marco Menghi
Ospedale Militare di Baggio (Alcova). Foto Marco Menghi

Il perimetro degli isolati di questo quartiere è segnato da un alto, continuo e infinito muro di cinta, dove spesso si legge il messaggio “limite invalicabile – zona militare”, e che nasconde ciò che oggi è un sistema molto complesso di ampi luoghi abbandonati e altri ancora in uso dall’Esercito, dove l’architettura resiste allo scorrere del tempo insieme alla natura che ha comunque fatto il suo corso rigenerandosi continuamente in oasi naturalistiche con vegetazione spontanea e rigogliosa.

La piazza d’Armi che si trova sul lato a Nord è diventata un vero e proprio parco segreto, con orti, boscaglie, prati e una diversificata fauna di animali terrestri e volatili. Su quest’area all’inizio del 1900 venne creato il primo Aerodromo di Milano, dove Forlanini intorno agli anni ‘10 fece i suoi primi voli sperimentali e negli anni ‘20 Nobile partì con i dirigibili per le sue esplorazioni del Polo Nord.

Ospedale Militare di Baggio (Alcova). Foto Marco Menghi
Ospedale Militare di Baggio (Alcova). Foto Marco Menghi

Verso la fine degli anni ‘20, su questa vasta area destinata ad esercitazioni aeronautiche si spostò la piazza d’Armi, che prima era collocata dove in quegli anni fu inaugurata la Fiera campionaria e che oggi è il parco di Citylife, e prima ancora era nell’area dell’odierno parco Sempione, dietro il Castello Sforzesco. Il tutto lungo una ideale unica linea che collega il centro della città con la periferia sud ovest, dove tra le varie funzioni ed edifici, questo è stato per anni uno dei più imponenti complessi militari d'Italia.

Ma il luogo più conosciuto dai cittadini milanesi è sicuramente l’ospedale militare, dove generazioni di giovani adulti sono passati per le visite di leva fino all’inizio degli anni 2000, quando non fu più obbligatoria. Da allora parte di questo complesso (che nel 2003 ricevette anche il riconoscimento della città di Milano con l’Ambrogino d’oro) cominciò una lenta dismissione e abbandono che da qualche anno (2014) è stato riconsiderato dall’amministrazione comunale d’accordo con il Demanio, nell’ottica di una riqualificazione dell’immenso patrimonio immobiliare dell’Esercito Italiano e apertura degli spazi per nuove attività e servizi ai cittadini.

  

La storia di questo ospedale è molto antica e nasce nel 1799 nei chiostri del monastero attiguo alla Basilica di Sant’Ambrogio, dove oggi si trova l’Università Cattolica. Dopo la prima grande guerra mondiale l’ospedale militare di Sant’Ambrogio aveva bisogno di una sede più funzionale e adeguata quindi si spostò sull’area attuale, a Sud della piazza d’Armi e della caserma Santa Barbara. Il progetto del nuovo ospedale, realizzato in pochi anni e inaugurato nel 1931, fu d’avanguardia con quello che ancora oggi si può vedere, dove l’impianto è a padiglioni indipendenti ma collegati, in un sistema diffuso di palazzine organizzate e ordinate tra viali alberati, piazzette, cortili e giardini.

Ospedale Militare di Baggio (Alcova). Foto Marco Menghi
Ospedale Militare di Baggio (Alcova)

Pur essendo un luogo militare, realizzato nell’allora in voga stile Decò nella variante neorinascimentale, forse perché era un luogo dedicato alla cura del corpo e rigenerazione dell’anima, è accogliente e ricco di decorazioni e fregi, quindi nulla di austero, sordo e monumentale, come da tradizione militare.

Ospedale Militare di Baggio (Alcova). Foto Marco Menghi
Ospedale Militare di Baggio (Alcova). Foto Marco Menghi

Perdipiù con l’abbandono anche queste aree hanno subito una rivegetazione spontanea che insieme alla stratificazione storica offre ai visitatori spazi sorprendenti e inaspettati.

E mentre la natura si riprende gli spazi aperti, la cultura si riprende quelli chiusi. Grazie al design e al suo sistema diffuso che durante il Salone Internazionale del Mobile si prende cura della città con gli eventi del cosiddetto Fuorisalone, rendendo questa disciplina sempre più inclusiva e aperta, questo luogo è da qualche tempo al centro delle attenzioni dei milanesi e di migliaia di visitatori che frequentano la Design Week.

Ospedale Militare di Baggio (Alcova). Foto Marco Menghi
Ospedale Militare di Baggio (Alcova). Foto Marco Menghi

Il collettivo Alcova, per le due edizioni “speciali” del Salone del Mobile del 2021 e 2022, ha portato qui il suo splendido circo creativo e multidisciplinare fatto di oggetti e opere, installazioni e presentazioni di un certo tipo di design che non si limita ai risultati di una produzione industriale ma che fa della ricerca il suo obiettivo principale di comunicazione.

Dopo tanti esempi del passato recente, quando ormai 30 anni fa nasceva quel movimento spontaneo del Fuorisalone che ha rigenerato molti quartieri della città, questa è l’ennesima nuova occasione di riscoperta di luoghi speciali nascosti, caratteristica tipica della Milano che non si mostra direttamente ma che si fa scoprire e poi ti incanta.

Ospedale Militare di Baggio (Alcova). Foto Marco Menghi
Ospedale Militare di Baggio (Alcova). Foto Marco Menghi

E per riflettere in generale sulla situazione mondiale attuale, tra una pandemia e una guerra, quale luogo migliore di un ex ospedale – militare?

Oltre a questo quartiere ex militare ricco di storia e di potenzialità, nei paraggi, davvero a poche centinaia di metri, si trovano altri luoghi speciali, tra tempo libero e capolavori dell’architettura. Ci sono il “Parco delle cave” e il “Bosco in città” per allungare le passeggiate di chi magari per la prima volta scopre questa parte di città; ci sono la cascina Linterno, luogo culturale speciale dedicato alla storia dell’agricoltura milanese e la cascina Torrette, sede di “mare culturale urbano”, una associazione molto attiva dedicata alle arti e alla cultura.

Ospedale Militare di Baggio (Alcova). Foto Marco Menghi
Ospedale Militare di Baggio (Alcova). Foto Marco Menghi

E poi, girovagando tra i quartieri di case popolari si trovano a pochi passi, luoghi di sosta “altri” che valgono una visita: la Chiesa della Madonna dei Poveri di Figini e Pollini, la Chiesa di San Giovanni Battista alla Creta di Giovanni Muzio, e la Chiesa di Santa Maria Annunciata di Gio Ponti, presso l’Ospedale di San Carlo. Tutti esempi straordinari di quel piano di architetture ecclesiastiche moderne, realizzate a Milano nel secondo dopoguerra e ammirate in tutto il mondo.

Ospedale Militare di Baggio (Alcova). Foto Marco Menghi
Ospedale Militare di Baggio (Alcova). Foto Marco Menghi

Immagine in apertura: Ospedale Militare di Baggio (Alcova) Foto Marco Menghi

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