Dal 20 ottobre avrà luogo nella capitale francese la seconda edizione di Paris+ par Art Basel con un ricco programma della dettata di due giorni dedicato all’arte pubblica e diffuso in tutta la città. L’evento, infatti, quest’anno espande la sua presenza oltre i confini della location centrale, il Grand Palais Ephémère, con tre mostre, due installazioni monumentali all’aperto e una serie di conferenze in sei luoghi iconici, tra cui le Tuileries, il Louvre, la Chapelle des Petits-Augustins des Beaux-Arts de Paris e Place Vendôme, il parvis de l’Institut de France, il Palais d’Iéna, and il Centre Pompidou. Ecco cinque progetti da non perdere.
Wave, Urs Fischer
L’artista svizzero Urs Fischer presenterà una scultura in alluminio alta cinque metri a Place Vendome: Wave, realizzata nel 2018. L’opera è appoggiata su un basamento che rappresenta la versione ingrandita di un blocco di argilla pressata, impastata e schiacciata dall’artista. Vengono così amplificati i dettagli tattili impressi sul materiale. L'opera ricorda un’onda massiva e scintillante e mette a tema l’ambiguità contestuale, rafforzata dal gioco di dimensioni. Il progetto è presentato da Gagosian.
La Cinquième saison, a cura di Annabelle Ténèze
Alle Tuilerie Annabelle Ténèze ha curato una mostra di arte pubblica che vede diversi protagonisti significativi ed esplora il giardino come un luogo in cui coesistono piante, minerali, acqua e animali. Le opere in mostra vogliono sottolineare il legame di interdipendenza di tutti gli elementi che danno vita al mondo organico, mettendo in discussione il modo in cui interagiamo con la natura. Tra gli artisti che hanno preso parte alla mostra ci sono Joël Andrianomearisoa, Meriem Bennani, Jacqueline de Jong, Vojtech Kovarik, Zanele Muholi, Jean Prouvé & Pierre Jeanneret e Claudia Wieser. La mostra ospita anche opere prodotte ad hoc per l’occasione.
Vers de Horizons Nouveaux, Sheila Hicks
Nella piazza dell’Institut de France, edificio del XVII secolo, di fronte al Pont des Arts, verrà esposta la scultura monumentale dell’artista statunitense Sheila Hicks: Vers de Horizons Nouveaux. Realizzata quest’anno, l’opera è una colonna alta sei metri ricoperta da fibre di diversi colori ottenuti da pigmenti naturali provenienti dalla Turchia e colori acrilici, e si pone in aperto dialogo con la Colonna Infinita di Constantin Brancusi, del 1938. Hicks, che vive e lavora a Parigi dal 1964, ha trovato nel tessuto il materiale perfetto per liberarsi dalle rigide classificazioni artistiche, che le concede infinite possibilità. Il progetto è presentato dalla galerie frank Elbaz di Parigi, in collaborazione con Meyer Riegger – a Berlino, e Karlsruhe – e la Galleria Massimo Minini di Brescia.
Divisione - Moltiplicazione, di Michelangelo Pistoletto e Allegro, ma non troppo, travail in situ di Daniel Buren
Negli spazi museali del Palais d’Iéna, costruito da Auguste Perret nel 1937, lo storico dell’arte Matthieu Poirier, in collaborazione con Galleria Continua, apre un dialogo tra due grandi artisti, Michelangelo Pistoletto e Daniel Buren, avvicinando elementi site specific realizzati in risposta alle caratteristiche architettoniche del Palais d’Iéna e della sua complessa simmetria.
This Tail Grows Among Ruins e Sea River O, Jessica Warboys
La mostra dell’artista inglese Jessica Warboys nella Chapelle des Petits-Augustins des Beaux-Arts de Paris indaga la sovrapposizione tra cultura e natura. This Tail Grows Among Ruins (2023) è un’installazione audio e video multicanale posizionata accanto a Sea River O (2023), un collage di dipinti su larga scala tratti da due progetti pluriennali Sea Painting (2009-presente) e River Painting (2019-presenti), fatti immergendo le tele nell’acqua di mare e di fiume e poi distendendole a riva. È come se le opere fossero realizzate oltre che dall’artista anche dal vento, dall’acqua e dalla sabbia. La colonna sonora dell'installazione incorpora registrazioni ad ultrasuoni di pipistrelli e composizioni originali di Morten Norbye Halvorsen. Il video segue il viaggio metamorfico di una candela (come in Nostalgia di Tarkovskij) attraverso diversi contesti: un’antica foresta, un convento del XVII secolo, una biblioteca, fiumi e mari. Tutto parla di una continua e collettiva trasformazione.