Questi e molti altri problemi trovano risposta nella mostra Arena, aperta al CoCA, il centro d’arte contemporanea di Toruń, una delle istituzioni polacche più interessanti nel settore dell’arte contemporanea. La curatrice Dobrila Denegri, che è anche direttrice artistica del centro, ha abilmente evitato di cadere in qualunque estremismo. La politica – onnipresente nella mostra – acquisisce un carattere mondiale, universale, al di là di ogni disputa locale. E per di più il titolo aggiunge una dimensione più vasta alla mostra. Che cos’è la politica, se non uno spettacolo mediatico?
Gli eventi della politica, come le guerre e le elezioni, hanno la parte del leone nell’informazione e rappresentano un continuo spettacolo. I politici stessi hanno acquisito una condizione sociale paragonabile a quella dei divi. Altrettanto spesso sono i portavoce del potere legislativo, invitati a parlare nei telegiornali del mattino o nei programmi d’intrattenimento. Sotto questo aspetto politica e arte hanno un tratto comune: subiscono entrambe un processo di spettacolarizzazione, costituendo un palcoscenico per lo scontro di tendenze diverse. Contemporaneamente entrambi i campi sono la cartina di tornasole dell’atmosfera sociale, dello stato dell’economia e dello sviluppo di una determinata cultura.
A corredo di queste affermazioni Adrian Tranquilli presenta la sua opera, che occupa interamente una delle sale. Dopo l’Occidente è una sala del trono, in cui le colonne sono fatte da centinaia di maschere di Guy Fawkes, l’attentatore che quattro secoli fa cercò di far esplodere il parlamento britannico, e che è divenuto il simbolo pop dell’opposizione alle istituzioni dopo la pubblicazione del graphic novel e del film V per Vendetta. A questo punto la maschera è diventata il simbolo dell’identità del gruppo di militanti che agiscono sotto il nome di Anonymous, combattendo la limitazione delle libertà civili e la censura di Internet; ed è proprio Internet che permette a chiunque di diventare artista, con la sua incidenza reale sulle trasformazioni politiche in atto (come nel caso della Primavera araba, innescata da azioni proposte sui social media). E tuttavia quel che disturba nell’installazione di Tranquilli è il trono vuoto…
Assenza dell’autorità, del potere, e quindi assenza di una visione che definisca le linee guida dello sviluppo del mondo?
Arena concentra il suo significato nella sala principale del museo. L’ingresso è fiancheggiato da due opere gemelle collocate in due locali laterali. Da un alto c’è 9/11 Frontpage (“Copertina del 9 settembre”) di Hans-Peter Feldmann, che consiste in oltre cento copertine di riviste di tutto il mondo con la notizia dell’attacco al World Trade Center. Questa trasmissione ‘in diretta’, sotto gli occhi dei visitatori, è probabilmente il segno più potente dei nostri tempi, in cui le immagini della caduta dei grattacieli sono diventate le icone del conflitto di valori contemporaneo.
L’opera di Feldmann sta di fronte a un’altra che in qualche modo ne è il riflesso in negativo: Mass Media: today and yesterday (“Mass media ieri e oggi”) di Gustav Metzger presenta un repertorio di giornali sparsi al suolo, che fungono da terreno d’interazione con lo spettatore. Le pareti del locale sono state adattate per accogliere ritagli di articoli, titoli, fotografie. I visitatori possono ritagliare quel che vogliono dai giornali e creare il proprio articolo, il proprio giornale. Oggi chiunque può essere non solo artista, ma anche coautore dei contenuti dell’informazione, sembra suggerire Metzger. Sorge di qui l’ovvia domanda se l’arte sarà a un certo momento controllata dal principio del pay-per-view oppure da un altro: la radicale ottimizzazione dei contenuti.