The Lasting

La prima mostra della rinnovata Galleria d’Arte Moderna di Roma si apre come un libro e gioca su una sorta di duplicità dove le opere si parlano, affrontando il tema del tempo.

Varcando la soglia della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma si è avvolti da una luce diffusa e costante che immediatamente diventa ristoro per gli occhi e per la mente. Dopo anni di fredda e austera luce artificiale, il bianco dei marmi dell’imponente Kunsthalle disegnata dal Bazzani, è finalmente tornato ad avviluppare il visitatore rifrangendo morbidi raggi solari.
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Bookshop, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma. Photo Fernando Guerra
Questo ritrovato bagliore richiama istintivamente alla memoria le atmosfere di alcune importanti opere divisioniste appartenenti proprio alla galleria: La creazione della luce di Gaetano Previati o Il sole di Giuseppe Pellizza da Volpedo, echeggiano mentre si viene accolti nello spazio e sottolineano il rapporto di continuità che l’architettura di questo museo ha avuto fin dalla nascita con le opere della sua collezione.
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Hall, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma. Photo Fernando Guerra
Il nuovo allestimento voluto dalla direttrice Cristiana Collu, per l’atrio, il Salone delle Colonne e quello Centrale è stato prima di tutto un intervento svolto per sottrazione: “Nel mio voler ridisegnare il museo ho agito come un’archeologa – così racconta Collu – ho voluto mettere in luce, e portare alla luce, ho tolto tutte le superfetazioni accumulate nel corso del tempo con l’idea di tornare allo stato originario.
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Sala delle Colonne, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma. Photo Fernando Guerra
Rimosse le pesanti tende scure dalle arcate d’ingresso che impedivano alla luce di penetrare nel foyer e la cassa centrale che bloccava lo sguardo prima ancora di entrare, lo spazio di congiunzione tra interno ed esterno è oggi diventato un accogliente salotto. Un luogo aperto non solo al visitatore, ma a tutti. Si può infatti trascorrere anche un intero pomeriggio comodamente seduti sui divani del Salone delle Colonne, concepito come zona di attraversamento, di preludio garbato alla visita e dove, grazie all’intervento del designer Martí Guixé, si può gustare un caffè in una piccola stazione-bar o nei due cortili laterali attrezzati.
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
The Lasting. L’intervallo e la durata, veduta d’insieme Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma. Photo Fernando Guerra
“La priorità era riportare il visitatore al museo, fare in modo che potesse abitarne temporaneamente gli spazi senza vincoli legati alla fruizione delle mostre (per frequentare le sale dell’ingresso non è richiesto l’acquisto di biglietto) in questo senso l’intera operazione è stata una restituzione alla città del museo pubblico per eccellenza”. La filosofia dell’arredo è semplice e mischia passato e presente: il grande tappeto e i sofà color pastello della Sala delle Colonne sono stati riscoperti nei depositi, mentre la parte di design contemporaneo è stata progettata sulla linea della leggerezza e dell’amovibilità.  
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Hiroshi Sugimoto, Cinema Odeon, Firenze, 2013; Cinema Teatro Nuovo, San Gimignano, 2013; Salle 37, Palais de Tokyo, Parigi, 2013. Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma. Courtesy GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana. Photo Fernando Guerra
“Ho scelto Guixé perché volevo una massima semplificazione, con due concetti chiave: l’apertura, puntando sulla comunicazione tra dentro e fuori e l’ospitalità intuitiva; volevo anche che ci fosse l’aspetto del low-budget, ma con gusto, insieme all’idea della reversibilità, la possibilità un giorno di usare questi mobili in altro modo potendoli anche spostare facilmente. Sono elementi piuttosto anonimi che richiamano il concetto di modulo e gli anni Cinquanta. Riecheggiano forme viste qui in galleria passando negli uffici: sono rivestiti di rovere naturale in continuità con il pavimento dell’intera galleria e poi disegnati a mano con le eleganti lettere del font Bodoni utilizzate per ricucire tutta la sequenza”.
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
The Lasting. L’intervallo e la durata, veduta d’insieme Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma. Photo Fernando Guerra
La prima fase della riorganizzazione del grande museo somiglia dunque a una sottile “rivoluzione di velluto”, guidata da una visione chiara e concettualmente forte, fatta di gesti minimi, dal potente impatto. Superata la Sala delle Colonne si entra nel Salone Centrale e si arriva a “The Lasting. L’intervallo e la durata”, la prima mostra temporanea pensata e ideata da Collu. “Fin dall’origine, questo spazio è sempre stato destinato alle esposizioni e non alla collezione permanente, ho voluto dunque ripensarlo proprio con questa funzione. La mostra è una riflessione sul tempo che sarà al centro anche della futura programmazione. “The Lasting” è infatti la testa e la coda di “Time is out of joint/il tempo è fuori di sé” che segnerà la definitiva riapertura del museo il prossimo 10 ottobre; una esposizione dedicata al tempo disarticolato e non cronologico, calzante in una città come Roma dove la stratificazione temporale e culturale è costitutiva”.
“The Lasting. L’intervallo e la durata” è dedicata all’importanza che il concetto di tempo assume sia nella pratica che nella poetica artistica, presenta oltre 30 lavori di 15 artisti italiani e internazionali di diverse generazioni, prevalentemente contemporanei a dialogo con pochi e scelti pezzi della collezione. Per “The Time is out of joint” avverrà invece un’operazione inversa: sarà la ridisegnata collezione dell’Ottocento e Novecento a dialogare con le opere di alcuni artisti contemporanei.
“La mostra è stata concepita e tagliata su misura dello spazio espositivo – spiega il curatore Saretto Cincinelli – nel suo ultimo allestimento questo salone vedeva tutte le opere collocate ad altezza di sguardo. L’idea è stata quella di rompere l’orizzontalità e di utilizzare il vasto ambiente nel suo insieme”. Racconta bene questa scelta il lavoro di Elizabeth McAlpine 150.000 fotogrammi di un unico film, tagliati e rimpacchettati uno sull’altro per diventare una scultura minimalista o l’opera di Daniela De Lorenzo e poi naturalmente il mobile di Alexander Calder sospeso al soffitto.
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Francis Alÿs, Railings, Londra, 2004 in collaborazione con Rafael Ortega e Artangel. Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma. Courtesy Galerie Peter Kilchmann, Zurigo. Photo Fernando Guerra
“Della collezione ho stabilito dei punti fissi: Calder l’ho voluto perché si muove, lo stesso Sartre lo individua come l’artista che porta il movimento nella scultura; l’opera, abbandonata a se stessa, non finge un movimento, ma lo restituisce all’evento, all’aria stessa. Fontana per il gesto, che riguarda le tele così come queste sculture Concetto spaziale-natura, dove il taglio è rottura, intervallo. Infine Medardo Rosso che traccia una modulazione in cui la scultura si racconta nel suo farsi e diventa modellazione del processo”.
La mostra si apre come un libro, ed è giocata su una sorta di duplicità e di ritorno dove le opere si parlano: il dialogo comincia tra Hiroshi Sugimoto e Barbara Probst, due artisti che lavorano specificatamente sul tema del tempo. “Nei suoi quattro scatti Probst racconta di un uomo fotografato da quattro macchine sincronizzate tra loro, ma posizionate in quattro angoli differenti; anche se il soggetto è quindi lo stesso, il racconto appare completamente diverso. L’istante si perpetua e quello che conta in questo caso è la potenzialità dell’infinito. Mentre Sugimoto eternizza il frammento, cancellando il racconto filmico e creando un’opera che racchiude l’intera storia in un solo scatto. Sono quindi due procedimenti opposti ma non autoescludenti”.

C’è poi Clessidra di Giorgio Andreotta Calò dove l’artista veneto usa le bricole, i pali che si trovano in laguna erosi dalla marea. In questo lavoro ne sceglie una che si è consumata fino a spezzarsi, ne fa un calco e la fonde in bronzo, poi la replica e congiunge le due parti per formare appunto una clessidra. “L’idea viene dal reale effetto che si crea nei canali quando l’acqua è piatta e il palo si riflette dando forma a un’immagine speculare; il discorso del calco negativo-positivo e del raddoppiamento, la rendono l’opera più evidentemente riconducibile al tema del tempo”.

La giovane artista Giulia Cenci invece lavora con l’arredo effimero da giardino e ne asseconda e velocizza il processo di disfacimento. I suoi oggetti prematuramente consumati sembrano aver avuto una lunga vita. Sua è anche la frutta rivestita da silicone: in queste opere l’elemento naturale si secca lasciando una camera d’aria tra l’ingombro originario del frutto e quello rinsecchito diventando una moderna versione del memento mori. “Questo lavoro dialoga con tutta la parte bassa dell’esposizione: con Fontana, ma anche con le piccole case di Andrea Santarlasci, che sembrano generate dalla grande madre in vetro. Le piccole strutture somigliano a una gemmazione, come se il modello avesse prodotto una serie di doppi e simili sproporzionati che si disseminano sul pavimento della galleria”.

Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
The Lasting. L’intervallo e la durata, veduta d’insieme Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma. Photo Fernando Guerra
Colpisce poi la serie fotografica di Franco Vimercati, amico di Mulas e Castellani, l’artista lavora a Milano nei loro stessi anni e interrompe la pratica ufficiale per intraprendere una sorta di attività semisegreta fotografando ossessivamente gli stessi oggetti, forme semplici trovate in casa: una brocca, una fruttiera, un mazzo di fiori secchi, impiegando tempi di realizzazione lunghissimi. “Potremmo considerare Vermicati il Morandi della fotografia, del suo lavoro m’interessava la durata quasi ossessiva dell’oggetto inteso proprio come azione a ripetere”.
L’idea che il tempo sia un grande pittore è invece alla base della scelta in mostra del lavoro di Antonio Fiorentino: l’artista prende delle lastre di zinco e le immerge in una soluzione di piombo e acqua acetata, quando lo zinco vergine viene a contatto con questa soluzione comincia a produrre una specie di fioritura continua, ma molto lenta, innescando un processo chimico attraverso il quale gli alchimisti nel Rinascimento hanno tentato di trasformare il piombo in oro. “È l’idea di una paesaggio mutante che però non si avverte ad occhio nudo. Apparentemente è tutto statico mentre in realtà tutto si muove, potremmo infatti parlare di effetto di fissità. Si tratta, come dice il semiologo francese Julien, di trasformazioni silenziose”.
Anche Emanuele Becheri lavora con elementi naturali, le sue opere più celebri utilizzano la ragnatela: attraverso della carta adesiva intrappola la delicata tessitura e la strappa come si fa con un affresco, il risultato è un fotografia realizzata senza macchina fotografica, un radiogramma “per contatto” dell’oggetto. “ In mostra abbiamo invece voluto parlare di durata scegliendo i lavori realizzati con le chiocciole. In Senza titolo #7 e #13 (Shining) Becheri pone le lumache sulla tela, lasciandole libere di muoversi. La scia che rimane è segmentata come un tratteggio e diventa un elogio alla lentezza”.
Infine c’è Francis Alÿs con tre video che registrano delle passeggiate urbane e sonore dove l’idea dell’attraversamento di una città diventa processo per segnare un luogo. Impugnando una bacchetta da batterista, l’artista batte/striscia sulle cancellate delle ville di Fitzroy Square a Londra. Riportandoci alla ritualità di un gioco che spesso fanno i bambini Alÿs sublima intervallo e durata trasformandoli in ritmo.
© riproduzione riservata

Ultimi articoli di Arte

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram