Elogio dell’ombra

L’architettura è sempre la grande protagonista nei quadri di Arduino Cantàfora, ma in questa nuova mostra a Losanna si nota anche la ricerca di una matericità più densa e nel contempo più tormentata.

I dipinti presentati alla Galerie de l’Univers di Losanna raccolgono il lavoro svolto da Arduino Cantàfora dal 2011, data della seconda mostra personale presso la stessa galleria, dopo quella del 2007.
Arduino Cantàfora
In apertura: Arduino Cantàfora, Le Venezie possibili, olio su tavola, 80 x 120 cm, 2014. Sopra: Arduino Cantàfora, Capriccio veneziano. Il palazzo di Ludovico il Moro, olio su tavola, 80 x 120 cm, 2014

La mostra si apre con un dipinto emblematico intitolato Le Venezie possibili. Vi si riconoscono alcune delle architetture di affezione delle molte esplorazioni compiute da Cantàfora negli universi urbani, a partire da quella eseguita nel 1973 alla XV Triennale di Milano.

Ma il dipinto mostra anche una presenza inattesa: il Capriccio Palladiano conservato presso la Galleria Nazionale di Parma, nel quale Aldo Rossi scorse l’indizio da cui nacque la città analoga, vi è rappresentato di scorcio. La tela di Canaletto collabora così ad approfondire l’orizzonte delle Venezie possibili, illustrando la natura stessa del gioco che sta alla base di ogni città analoga e chiudendo un cerchio all’interno del quale innumerevoli figure possono ancora ricomporsi. Delle molte Venezie possibili, quella di Cantàfora contiene il Capriccio di Canaletto che conteneva a sua volta l’immagine pittorica e profondamente reale di una Venezia possibile, come quelle raccontate da Paul Morand.

Arduino Cantàfora
Arduino Cantàfora, Berlin quatre ans avant la chute du mur I , olio su tavola, 70 x 50 cm, 2015
Vicino a questa ennesima città analoga, la mostra propone due grandi dipinti intitolati Teatri di città. La composizione è complessa: visioni frontali di frammenti archeologici romani, così come avrebbe potuto ammirarli un viaggiatore di fine Settecento, fanno da scena fissa a teatri la cui presenza è testimoniata unicamente da ben ordinate file di seggiole – proprio seggiole: più simili a quelle dei cinema di periferia tanto cari a Cantàfora, che ai velluti di comode poltrone – e, sulla destra, un edificio scheletrico, forse mai finito, che produce un inspiegabile spazio scenico. Nel primo dipinto, l’osservatore si trova alle spalle delle file di sedie, mentre nel secondo la composizione è vista da un palco di tavole di legno, sopraelevato rispetto al piano in cui si trovano le seggiole. Doppio teatro, doppia scena o infinita mise en abîme? Il gioco di specchi si rivolge allo spazio ma anche al tempo – le antichità romane sono ancora sepolte sotto cumuli di storia, una povera casa vi si appoggia incurante e lo strano edificio dall’interno del quale si osserva la scena rimanda alla prima stagione dei dipinti cantaforiani, in cui le architetture erano fatte di fragili muri intonacati e grandi finestre, luce diffusa e silenzii, come nella “House of rising sun” che è anch’essa, in fondo, un teatro.
Arduino Cantàfora
Arduino Cantàfora, Berlin quatre ans avant la chute du mur II e III, olio su tavola, 70 x 50 cm, 2015
Rispetto alla produzione precedente, questi tre dipinti scoprono una dimensione temporale più intima e personale. I due Teatri di città, inoltre, presentano una materialità più grezza; in un caso la vegetazione ricopre gli antichi muri e li squarcia, nell’altro l’intonaco di cui è ricoperta la casupola presenta ampie macchie di umidità. In questa mostra, altri quadri ci parlano del disfacimento della materia, per esempio Corte lontana II, dove l’intonaco staccato mette a nudo il muro di mattoni, contrastando curiosamente con quelli in cui gli edifici sembrano resistere impassibili al passare del tempo.
Arduino Cantàfora
Arduino Cantàfora, Berlin quatre ans avant la chute du mur V e VI, olio su tavola, 70 x 50 cm, 2015
L’architettura è sempre la grande protagonista, nei quadri di Cantàfora, ma in questa mostra, chi conosce la sua pittura sarà sorpreso di imbattersi in una serie di rappresentazioni in cui si muovono, spesso avvolti nell’ombra, animali e figure umane. In questi quadri, si nota anche la ricerca di una matericità più densa e nel contempo più tormentata, molto distante dai cieli tersi e luminosi di alcuni soggetti berlinesi esposti in questa stessa mostra. Anche la tecnica ben sperimentata sembra aver subito una trasformazione, oppure uno sdoppiamento, che consente a Cantàfora di raggiungere due tipi di accuratezza molto diversi, quasi che, chinandosi ad osservare da vicino una volpe o il volto di una donna, non fosse più sufficiente avvolgere lo spazio di una luce a cui affidare le vibrazioni della materia.
Arduino Cantàfora
Arduino Cantàfora, Teatro del mondo I e II, olio su tavola, 50 x 70 cm, 2011

In questa serie, la pittura di Arduino Cantàfora sembra aver abbandonato la fissità degli interni avvolti nell'ombra – quegli stessi interni che hanno nutrito l'immaginario nostalgico di molti dei suoi allievi al Politecnico di Losanna – per aprirsi a un universo popolato da personaggi tanto reali quanto improbabili. Questo nuovo universo cantaforiano è più prossimo agli interni di un Hopper che ai risvolti quasi astratti di quelle stanze animate da implacabili tagli di luce che avevano composto la celebre serie intitolata Muri abitati che risale a una dozzina di anni fa.

In questa mostra, Cantàfora ci offre una parte ancora celata della sua biografia, a complemento di quel Passaporto per la vita che ne rappresenta la versione letteraria: “Al di qua e al di là della grande Storia, sebbene essa esista, penso alla piccola storia in cui tutto lentamente si metamorfosa e che dà conto di impossibili libri mai scritti.” (Arduino Cantàfora, Passaporto per la vita, Christian Marinotti Edizioni, Milano 2009)

© riproduzione riservata

fino al 18 luglio 2015
Arduino Cantàfora. Éloge de l'ombre
Galerie de l’Univers
rue Centrale 5, Lausanne

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