Dove il cielo è più vicino

Nella mostra di Moira Ricci alla Tenuta dello Scompiglio, che mette insieme opere fotografiche e video, s'intrecciano elementi di realtà, leggenda e finzione come sempre legati al suo immaginario rurale.

Moira Ricci, Dove il cielo è più vicino
Un diavolo con una falce in mano circondato da cerchi di grano mietuto, è l’immagine illustrata sulla copertina del manifesto inglese The mowing devil del 1678 considerato un esempio leggendario di morale volta a evidenziare la dualità ricco-povero su cui affonda le radici la società dell’epoca.

Moira Ricci, l’ha usata come spunto per “Dove il cielo è più vicino” la sua mostra personale alla Tenuta dello Scompiglio che mette insieme opere fotografiche e video in un intreccio di sguardi reso ambiguo come sempre nel suo lavoro da elementi di realtà, leggenda e finzione.

Moira è un’artista maremmana, nata e cresciuta nel tratto campestre più bello della Toscana, tra le colline più brulle e il mare.

Moira Ricci, Dove il cielo è più vicino, 2014
In apertura: Moira Ricci, Dove il cielo è più vicino, stampa a getto d'inchiostro su forex 150x300 cm, dettaglio. Qui sopra: still da video, 2014, courtesy Ass. culturale Dello Scompiglio

Il suo mondo è popolato da fantasmi, bambine cinghiale, uomini sasso, soggetti di un mistero ancestrale di cui la dimensione rurale è portatrice. Una etnografa della tradizione sempre volta ad essere contestualizzata nel presente, guarda alla storia col filtro del qui e dell’ora.

Secondo alcuni studiosi del fenomeno, sembrerebbe infatti che i cosiddetti crop circles, abbiano trovato ispirazione nell’immagine seicentesca di The mowing devil, anche per la mai chiarita interpretazione del soggetto con la falce: un demone o qualcos’altro?

Questa ambigua iconografia che ha trasformato i demoni in alieni in epoca ben più recente, in questo approccio artistico si investe di ulteriori significati e rimandi.

Moira Ricci, Dove il cielo è più vicino, 2014, pamphlet The mowing devil
Moira Ricci, Dove il cielo è più vicino, 2014, pamphlet The mowing devil

La mostra si apre così. Un cerchio di grano smorzato, sorge sulla terra e avvolge in una spirale di fuoco le spighe seccate dal sole. Il video è stato girato dall’alto di un drone il cui occhio abbraccia un’enorme porzione di terra. La terra è il luogo e l’oggetto di questa ricerca. Terra come podere, casa, famiglia, avvenire; terra che segna il confine dell’universo. Uno spazio sospeso, tanto è grande e incommensurabile, malinconico e prova di una vita che lentamente sparisce, lasciando solo qualche ricordo.

Un monito che già negli anni ’60 Pasolini prefigurava, sfogando la sua “rabbia”, in difesa del proletariato, verso la borghesia fortificata. E qui resta la dimensione propria di una famiglia dedita al mantenimento e al rispetto delle fatiche delle generazioni passate.

Moira Ricci, Dove il cielo è più vicino, still da video, 2014, courtesy Ass. culturale Dello Scompiglio
Moira Ricci, Dove il cielo è più vicino, still da video, 2014, courtesy Ass. culturale Dello Scompiglio
Moira osserva, vive e poi reinterpreta questa condizione. Perlustrando la zona come un segugio, sceglie vecchi casolari assegnati all’Ente Maremma durante la bonifica. Case abbandonate, che l’artista ha riconsegnato al proprio silenzio, eliminandone porte finestre e infissi. Facciate dai colori di terra contro un cielo di nubi, testimoni evidenti di un sistema che fa fatica a mantenersi in vita.
Moira Ricci, Dove il cielo è più vicino, still da video, 2014, courtesy Ass. culturale Dello Scompiglio
Moira Ricci, Dove il cielo è più vicino, still da video, 2014, courtesy Ass. culturale Dello Scompiglio

Ma la mostra non è il compianto del bel tempo che fu. È una fuga verso l’alto, una scappatoia e un catalizzatore di ambizioni, desideri e umanità, che solo attraverso la convinzione diviene reale e altrettanto possibile.
Un giorno Moira ha chiesto a suo padre di aiutarla a costruire un’astronave. Suo padre l’ha progettata e hanno cominciato a costruirla insieme servendosi di una vecchia trebbia in disuso. A poco a poco si è unito il cugino, poi il fratello, lo zio, il vicino di casa, il poliziotto del quartiere, gli amici, i nipoti, i gatti e i cani... tutti partecipi della stessa missione, impossibile o meno non ha alcuna importanza. Nel film della durata di circa un’ora, che illustra questo processo di costruzione collettiva, si alternano giorni e notti, persone, animali, fasi di lavoro e di ozio. Il film è muto. Nessuno pensa a quando veramente questa astronave prenderà il volo ma tutti guardano al cielo come al futuro.

Una storia che si immette nel quotidiano ed è una chiacchiera che si propaga, diventando favola o mito.

Moira Ricci, Dove il cielo è più vicino, 2014, veduta dell'installazione, courtesy Ass. culturale Dello Scompiglio
Moira Ricci, Dove il cielo è più vicino, 2014, veduta dell'installazione, courtesy Ass. culturale Dello Scompiglio
“Lo stato è più lontano del cielo, è più maligno, perché sta sempre dall’altra parte” scriveva Carlo Levi. E l’astronave-trebbia sembra tendere dalla parte migliore, innalza il morale, si erige ad anti-monumento alla rassegnazione, che elimina ogni riferimento tautologico alla vita rurale in favore di un’altra prospettiva, ultraterrena. È di nuovo buio, il disco volante è terminato. Si accendono le luci, tre astronauti si siedono nella cabina di pilotaggio, pronti al decollo. “Forse solo una svolta imprevista, inimmaginabile... una soluzione che nessun profeta può intuire... una di quelle sorprese che ha la vita quando vuole continuare... forse... Forse il sorriso degli astronauti: quello forse è il sorriso della vera speranza, della vera pace. Interrotte, o chiuse, o sanguinanti le vie della terra, ecco che si apre, timidamente, la via del cosmo”. (cit. Pier Paolo Pasolini, La rabbia, 1963)
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