Allo stesso tempo, mai come ora, forme e qualità del mondo artificiale hanno assunto rilevanza strategica all’interno dell’economia globale.
Quale sarà l’aspetto di questo immanente domani? Stretto tra un’insopprimibile aspirazione visionaria e la funzione di puntuale sismografo della realtà, il variegato mondo del progetto s’inoltra nel nuovo secolo cercando di adeguarsi a un contesto – sociale, culturale, economico… – in trasformazione accelerata. Ma che spazio riuscirà a ritagliarsi? Come cambieranno le figure professionali, quale sarà il ruolo degli “esperti”?
Dunque, il design. Il tema scelto per la XX1T (già racchiuso nel logo di Giorgio Camuffo) sembrerebbe ovviamente congeniale a una Milano in questo momento un po’ perplessa a trasformarsi in “grande parco tematico” alimentare: certamente un tema più conforme a una reputazione internazionale consolidata, anche se continuamente bisognosa di manutenzione e di slanci in avanti per fare fronte a una competizione mondiale sempre più agguerrita.
Un design, si direbbe, riportato all’ambiguità semantica inglese, cioè al significato esteso di progetto, in tutte le sue declinazioni e a tutte le scale. Ma senza nostalgie: improponibile il demiurgo che progetta “dal cucchiaio alla città”. Il processo creativo è diventato un’attività circolare tra competenze e culture diverse; si tratterebbe dunque – prendendo a prestito le parole di Ezio Manzini nel freschissimo Design, when everybody designs (MIT Press) – di creare “attori sociali che, grazie agli strumenti culturali e operativi di cui dispongono, possono alimentare e supportare i processi culturali in cui noi tutti, esperti, siamo coinvolti”.
Così come la programmazione a scala regionale, con la Triennale itinerante che, durante il periodo di Expo 2015, disloca l’attività dell’ente nelle città lombarde.
In questo quadro di coinvolgimento allargato assume grande rilievo un altro interrogativo, sottolineato da numerosi interventi al lancio dell’iniziativa: a quale processo produttivo si appoggerà il design? Si parla tanto in questi tempi di “rivalutazione del fare come parte integrante della dimensione creativa”; ma pensiamo anche alla simmetrica possibilità di restituire una dimensione creativa alla produzione (come le esperienze anticipatrici di Enzo Mari); all’urgente rivalutazione dei mestieri tradizionali e dell’artigianato, ma anche all’assunzione di responsabilità nei confronti dell’innovazione: aspetti che tutti insieme possono dare corpo a un’originale declinazione del tema dell’esposizione in “Labour after labour”.
2.4.2016–12.9.2016
XX1T
XXI Triennale International Exhibition 2016
21st Century. Design after design