Da allora niente più galleggiamento, niente più luce elettrica, niente più riflessi sull’acqua. Restò solo la struttura d’alluminio con le lastre di policarbonato trasparente. Il padiglione perse definitivamente i suoi aspetti poetici di assenza di peso e di architettura delle sfumature.
Il preventivo dei costi di ristrutturazione crebbe anno dopo anno. L’amministrazione fiamminga era disposta ad assumersi buona parte dei costi, Toyo Ito propose i suoi servizi per il restauro, ma il Comune di Bruges non ritenne che il padiglione ne valesse la pena.
Note:
1. Hera Van Sande, Toyo Ito builds the Bruges 2002 pavilion, Oostkamp, Stichting Kunstboek, 2002.
2. Marc Dubois, “Barbarij in Brugge”, De Standaard, 2 agosto 2013.
3. Hera Van Sande, Toyo Ito builds the Bruges 2002 pavilion, Oostkamp, Stichting Kunstboek, 2002.
4. Bernard Tschumi, The Manhattan Transcripts, London, Academy Editions, 1994, p. 9
5. Hera Van Sande, Toyo Ito wint de Pritzker prijs, http://www.archipelvzw.be/agenda/440, giugno 2013.