Gusmão & Paiva: Papagaio

Le diapositive mentali, trasposte in film, del duo portoghese sono state raccolte da Vicente Todolì in una grande retrospettiva che trasforma l'HangarBicocca di Milano nel paradiso dei sonnambuli.

João Maria Gusmão + Pedro Paiva, <i>Papagaio</i>. Installation views Fondazione HangarBicocca, 2014. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
È facile immaginarseli, João Maria Gusmão e Pedro Paiva, osservare un paesaggio, un volto, i contorni di un singolo oggetto, o la meccanica di un movimento isolato; scegliere un particolare della visione totale, diciamo una mosca che volteggia nell’aria, un raggio di luce che filtra tra le foglie, o un sasso che disegna cerchi concentrici nell’acqua, e inquadrarlo tra le mani. Ora, quella sfumatura diviene l’essenza di quella veduta e coglie, in prismatica miniatura, l’intima atmosfera di una visione troppo vasta per essere altrimenti abbracciata, racchiudendone in sé il segreto.
João Maria Gusmão + Pedro Paiva, <i>Papagaio</i>. Installation views Fondazione HangarBicocca, 2014. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
João Maria Gusmão + Pedro Paiva, Papagaio. Vista dell'installazione alla Fondazione HangarBicocca, 2014. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Riflessi di realtà, immaginati o ricordati: pare essere questa la definizione più adatta a descrivere le diapositive mentali, trasposte in film in pellicola della durata di una o due bobine, prodotte dal duo portoghese Gusmão+Paiva in questi dieci anni e oggi raccolte da Vicente Todolì in una grande retrospettiva che trasforma l’HangarBicocca di Milano nel paradiso dei sonnambuli. Una mostra immersa in un’oscurità opalina, da notte di plenilunio, squarciata da fugaci apparizioni esotiche – occhi notturni in teste notturne, cuori che battono nella tenebra – e scandita dal solo rumore a rantolo dei proiettori: né suoni né voci né grida, solo tracce ammutolite di un vacillamento, che è il vacillamento del linguaggio.
João Maria Gusmão + Pedro Paiva, <i>Papagaio</i>. Installation views Fondazione HangarBicocca, 2014. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
João Maria Gusmão + Pedro Paiva, Papagaio. Vista dell'installazione alla Fondazione HangarBicocca, 2014. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Qui la giornata è sì di ventiquattrore ma pare più lunga. Tutto è affetto da un’erosione di riflessi, un’esangue spossatezza, un cronico déjà vu che provoca una sensazione di crescente torpore in diverse vertebre fondamentali. Proiettate a una velocità rallentata, le immagini fuggono allo spasmo quanto all’epilogo, brancolando nel buio come lasche meduse fosforescenti sul fondo degli abissi. Uova, scimpanzé, un fachiro mangia sassi, una pallina da ping-pong: tutto nell’opera di Gusmão+Paiva è elevato al rango di metafora. Pianeti e piselli rotolano pigramente sulle pareti passando, di ricaduta in ricaduta, lungo le stesse traiettorie. Filacce di tiepida cera bionda si attorcigliano come molli spaghetti al formaggio. Una letargica tartaruga extralarge esce cautamente dal suo guscio come dopo un inverno nucleare. Le lacrime di un albero abbattuto cadono lentamente come fiocchi di neve d’aprile nel cuore di una giungla lussureggiante. Un pesce del Pacifico guizza molle su un piatto da portata spiegando le perlacee pinne intorpidite come ali di libellula. Un flemmatico pasticcere d’indolenza quasi tropicale avvoltola con lente volute l’impasto burroso di un croissant, mentre un uomo dalle pupille dilatate fino al cielo addenta con scarso vigore la buccia verde di una sugosa papaya.
João Maria Gusmão + Pedro Paiva, <i>Papagaio</i>. Installation views Fondazione HangarBicocca, 2014. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
João Maria Gusmão + Pedro Paiva, Papagaio. Vista dell'installazione alla Fondazione HangarBicocca, 2014. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Si sente che sono della stessa pasta, João Maria Gusmão e Pedro Paiva: due avventurieri dall’intelligenza nervosa e dall’aspetto soignée, con gli occhi introversi, per così dire, fissi su una landa che è dentro di loro, e un distacco da minerale. La loro opera beneficia dell’influenza di una miriade di filosofi, scrittori, scienziati, poeti, tra cui Fernando Pessoa e la sua “metafisica della ricreazione”, Alfred Jarry e la sua “scienza delle soluzioni immaginarie” (o Patafisica); René Daumal e la sua “scienza transitoria dell’indiscernibile” (o Abissologia). Ma anche Archimede, Diderot, Heidegger, Platone, Wittgenstein, Newton, Darwin, Molière, il cinema muto di Georges Méliès e dei fratelli Lumière. C’è n’è abbastanza da impregnare di nozioni le cellule cerebrali fino a sfiorare lo svenimento, come quando si aspira forte col naso, mentre si è ridotti all’impotenza dal principio di indeterminazione di Heisenberg.
João Maria Gusmão + Pedro Paiva, <i>Papagaio</i>. Installation views Fondazione HangarBicocca, 2014. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
João Maria Gusmão + Pedro Paiva, Papagaio. Vista dell'installazione alla Fondazione HangarBicocca, 2014. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Nell’insieme, il tema di fondo di tutta la produzione di Gusmão+Paiva, per quanto mi sembra di capire, è il mistero, la poesia, la suprema magia che si cela nel cosiddetto ordine naturale: in un’eclissi di sole come in un filo d’erba, nel calice di un vulcano come nel mormorio del vento. Come a dire che a ogni piede o zampa, come direbbe Victor Hugo (altro loro grande mentore), è legato il filo dell’infinito. Affetti da strabismo sentimentale come i due protagonisti del loro recente incantevole filmato Cross Eyed Table Tennis (2014), Gusmão+Paiva vedono sì la luna in cielo ma anche in fondo a un pozzo. Il loro inebriante cinema mentale li porta a vagare oltre i giardini del reale per distillarne la schiuma, l’apparenza di cui si ammanta, ed esplorare così gli abissi dell’indicibile e dell’inconoscibile – il soprannaturale.
João Maria Gusmão + Pedro Paiva, <i>Papagaio</i>. Installation views Fondazione HangarBicocca, 2014. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
João Maria Gusmão + Pedro Paiva, Papagaio. Vista dell'installazione alla Fondazione HangarBicocca, 2014. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Come in Papagaio (2014), un film dalla sensibilità equatoriale girato nell’arcipelago di Sao Tomé e Principe, ex colonia portoghese situata nel Golfo di Guinea, che rappresenta per Gusmão+Paiva una nuova luna e che dà il titolo alla mostra all’HangarBicocca (pappagallo, in portoghese). Un documentario allucinatorio su una cerimonia animista, con tanto di rito di possessione e trance collettiva, che non sfugge all’inevitabile confronto con I signori folli di Jean Rouch, se non fosse che l’intera sequenza è girata nell’oscurità più totale – salvo la luce delle candele. Qui al ritmo rallentato si sostituisce il ritmo trafelato. La cinepresa riprende a ruota libera un gruppo di uomini e donne “sul sovraeccitato”, come si dice negli ambienti di allevatori di cavalli, neri come gli angeli dell’Africa e zuppi di delirio come pesche sotto spirito. Indossano abiti scarlatti, verdi, lavanda, che ricordano le piume di un pappagallo. Un giovane si dimena sul terreno come una trota impigliata all’amo, mentre una coppia si agita come un paio di nacchere attorno al fumo bianco di un falò, finché gli spiriti che ne scuotono i corpi non decidono di sloggiare dalla loro spina dorsale, lasciandoli sfiniti e spossati come abbandonati fantocci di ventriloqui.
João Maria Gusmão + Pedro Paiva, <i>Papagaio</i>. Installation views Fondazione HangarBicocca, 2014. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
João Maria Gusmão + Pedro Paiva, Papagaio. Vista dell'installazione alla Fondazione HangarBicocca, 2014. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Dissolvenza al nero. Le mani tornano a inquadrare un particolare scelto, un frammento di realtà. Una figura sigillata, muta come un angelo, galleggia in un fantastico crepuscolo, vividamente illuminata dalle prime luci dell’alba. Una voce viene da in capo al mondo, ma suona vuota. Si sente che l’uomo non è lontano. Come siderato al centro di un quadretto laccato, un meraviglioso pappagallo addomesticato scrolla le penne variopinte, come a liberarsi di un manto di cristallo. Un’immagine che appare come un’allucinazione vivente, il palpito di una suspense, in cui risuona tutto il senso di impasse dell’arte di Gusmão+Paiva. Un personaggio di sogno che non parla, irreale, inafferrabile e al tempo stesso timido, fin troppo vulnerabile, umanissimo: gli occhi liquidi di vitalità, il piumaggio incandescente, la lingua rotta, il becco contratto sulle parole: Good Mornin’
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João Maria Gusmão + Pedro Paiva, <i>Papagaio</i>. Installation views Fondazione HangarBicocca, 2014. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
João Maria Gusmão + Pedro Paiva, Papagaio. Vista dell'installazione alla Fondazione HangarBicocca, 2014. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca

Fino al 26 ottobre 2014
João Maria Gusmão & Pedro Paiva
HangarBicocca
Milano

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