Nature morte urbane

La mostra “Atlas” presenta le ultime visioni urbane di Marco Petrus, quasi un journal intime tra Novecento e contemporaneo, tra dettagli architettonici e composizioni a grande scala.

Sono quasi nature morte metropolitane le visioni che Marco Petrus fissa sulla tela da più di vent’anni. È una ricerca paziente e silenziosa, profonda e indefessa sulle città: sono architetture esplorate, fotografate, poi disegnate e trasposte su tela, scevre di orpelli e persone, come un organismo a se stante, quasi astratto e atemporale.
Vista della mostra "Marco Petrus – Atlas" alla Triennale di Milano
Quasi, appunto. Perché nei quadri di Petrus si ritrova l’architettura silenziosa ma viva del Novecento italiano, un’architettura monumentale carica di contrasti, aggetti, ombre, congeniale alla sua visione pittorica. Si ritrova la Milano degli anni Venti e Quaranta, ma non solo: sfilano davanti agli occhi del visitatore anche Trieste, Marsiglia, Berlino, Londra, New York, Helsinki, Parigi; lo sguardo si spinge e si sofferma anche sul contemporaneo.
Vista della mostra "Marco Petrus – Atlas" alla Triennale di Milano
Per Petrus non è mai fondamentale identificare fisicamente un luogo o un periodo storico, non cerca l’ossessiva corrispondenza al vero. Tenta piuttosto di svelare un’idea di città, un ideale platonico di etica e bellezza, che spesso (ma non esclusivamente) nel movimento del Novecento ha trovato notevoli espressioni. Milano rimane comunque la città privilegiata: è la città conosciuta, dove Petrus vive, osserva l’ambiente urbano, comincia a dipingere. È la città per cui, soprattutto al suo esordio, viene paragonato a Sironi, De Chirico. Le architetture di Portaluppi, Muzio, Terragni, Ponti, Lancia, Andreani, Moretti ne escono glorificate, immortalate da uno sguardo analitico e al contempo poetico.
Vista della mostra "Marco Petrus – Atlas" alla Triennale di Milano
“Il punto di vista canonico, quello prospettico, è irreale – spiega Petrus –, la vista naturale di una città è quella del pedone, dal basso verso l’alto”. In questo modo il pennello di Petrus dipinge il cielo: come sagoma geometrica ritagliata tra gli edifici, dove le sfumature dei primi anni lasciano definitivamente il posto a campiture sature di colore, ora azzurro intenso, ora rosa o arancio.
La mostra “Atlas” – esposta alla Triennale di Milano, per cui è stata appositamente progettata – è un vero e proprio journal intime. È un viaggio interiore che non si arresta alle quinte teatrali delle prime architetture, quelle che egli stesso definisce le “cartoline di vedute”, ma continua a sperimentare nuove visioni urbane. Più mature e articolate. Dalla necessità di soffermarsi su un unico edificio, scavandone i pieni e i vuoti, studiando i volumi e gli aggetti, lavorando su scorci vertiginosi, nasce la serie per la Torre Velasca – edificio simbolico che ha condensato decenni di storia milanese tra fortuna critica e polemiche. Petrus ne regala un’interpretazione inedita, congelata nel tempo, monumentale e pacata.
Vista della mostra "Marco Petrus – Atlas" alla Triennale di Milano

Negli anni, Petrus sposta sempre di più l’attenzione ai dettagli architettonici come vedesse gli edifici dietro una personalissima lente di ingrandimento: la modularità ripetuta di una griglia strutturale, l’andamento rotondo di certi balconi di Guido Canella, la vista zoomata di una facciata curva di Zaha Hadid, la texture di colori puri dell’Unité d’habitation di Le Corbusier. Ritorna, dopo anni di pittura a olio, il disegno a carboncino, a rendere ancora più profondi i neri delle ombre in facciata, sfumando con matita grassa i confini netti e puliti della Tour Méditerranée di Marsiglia.

Saltando di scala con naturale fluidità, Petrus lavora quindi su un doppio binario: rappresentare l’edificio intero e i suoi dettagli, spesso ritagliati e ricomposti in una visione multipla e seriale.

Vista della mostra "Marco Petrus – Atlas" alla Triennale di Milano
“Il mio intento non è tanto quello di rappresentare l’identità di una città piuttosto che un’altra – afferma Petrus – ma di cercare un’identità artistica. Guardo l’architettura come un modello cui ispirarmi”. Quell’architettura che per Petrus è semplicemente e autenticamente “un pretesto per dipingere”.
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Vista della mostra "Marco Petrus – Atlas" alla Triennale di Milano

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