Performance della pubblicazione

Con l’opera site specific Performance Publishing, Maurice Carlin analizza lo spazio tra la stampa, il luogo e la performance considerando la prassi dell’artista e quella del pubblicare come gesti pubblici.

La trasformazione di uno spazio vuoto di quasi 750 metri quadrati, in un magazzino della zona di Salford, a Manchester: il più recente lavoro di Maurice Carlin, Performance Publishing, è un’opera site-specific che costituisce una mediazione tra il modo di produzione e di esposizione digitale e quello analogico.
Ampliamento di precedenti opere dell’artista, tra cui The Self-Publisher (2009-in corso) e, più di recente, Corrupted Images (2012), Performance Publishing (2013) analizza lo spazio tra la stampa, il luogo e la performance considerando rispettivamente la prassi dell’artista e quella del pubblicare come gesti pubblici. L’interesse di Carlin per l’atto del pubblicare – e, cosa più importante, per il modo in cui le informazioni vengono create, trasmesse e diffuse (fisicamente e in digitale) nella cultura contemporanea – viene messo a fuoco in una nuova forma di prassi spaziale. Questa prassi prende in considerazione il modo in cui si sperimenta e si entra in rapporto con l’arte contemporanea nel mondo globalizzato in continua espansione, cioè la distanza tra oggetto e individuo. Per Carlin questo spazio viene messo in discussione e, attraverso l’atto del pubblicare, l’artista riesce a mediare tra queste due sfere diverse.
Maurice Carlin, <i>Performance Publishing</i>
Maurice Carlin, Performance Publishing
Negli ultimi tre mesi Carlin ha allestito il suo studio in un ex magazzino d’arredamento di Salford, in Inghilterra, trasformandolo in uno spazio di creazione e di diffusione. La sua opera, che dipende dallo spazio fisico del magazzino, consiste in accurati frottage della superficie del pavimento del magazzino, realizzati con una tecnica specifica per quanto indeterminata. Le stampe, moltiplicandosi in misura esponenziale nell’arco dei tre mesi dell’operazione, variano nell’aspetto per colore e tonalità, in base alle imperfezioni della superficie sottostante. Distribuendole sul pavimento in uno schema a griglia, Carlin applica la sua meticolosa tecnica di frottage stando sulle mani e sulle ginocchia, passando con una spatola strati di inchiostri da quadricromia sulla superficie di grandi fogli di carta in formato A0.
Maurice Carlin, <i>Performance Publishing</i>
Maurice Carlin, Performance Publishing

È un processo multiforme, nel quale l’autore applica gradatamente gli inchiostri sulla superficie di oltre quattrocento fogli di carta sul pavimento, aggiungendo colore in consonanza diretta con l’edificio in base alle sue personali osservazioni e alla sua sensibilità d’artista, prendendo nota di fenomeni specifici come la qualità delle presenze nello spazio, i suoni che di volta in volta provengono dall’esterno o la percezione di come lo strato d’inchiostro abbia alterato l’immagine. In questo modo si sviluppano aree di concentrazione in ragione della suddivisione e della profondità della superficie, passando da immagini più contrastate e dinamiche a fogli caratterizzati da delicate sovrapposizioni, in cui i singoli colori rispondono in modo differente alla superficie del pavimento: certe stampe hanno un solo strato d’inchiostro, mentre altre ne hanno fino a quindici-venti.

Maurice Carlin, <i>Performance Publishing</i>, schermata della webcam
Maurice Carlin, Performance Publishing, schermata della webcam
La tecnica di Carlin, mutuata dalla stampa delle steli funerarie cinesi elaborata circa duemila anni fa dagli antichi cinesi (probabilmente la prima forma di pubblicazione in assoluto), si ricollega tanto a questa forma storica di stampa quanto a modelli più contemporanei, come i progetti di editoria fai-da-te, che hanno portato il contributo della mobilità e di un pubblico più vasto. In Cina questa forma di stampa era gestita attraverso frottage sulla pietra o sull’ottone che creavano forme astratte di immagini e/o di testi come leggi e decreti. In Performance Publishing le stampe dipendono dalle caratteristiche fisiche dello spazio e usano il pavimento come un rilievo. Il pavimento è misurato, analizzato, documentato, riprodotto e diffuso attraverso il procedimento adattato da Carlin, che costituisce una mediazione tra creazione ed esposizione. Singoli fogli di carta iniziano ad accostarsi sul pavimento per creare un nuovo ambiente spaziale: un ambiente che non è più unitario e sterile, ma invece decorato e stratificato, pieno di significato e di storia.
Maurice Carlin, <i>Performance Publishing</i>
Maurice Carlin, Performance Publishing
Intitolandolo correttamente Performance Publishing (“Pubblicazione come performance”) Carlin crea una piattaforma dalla quale e tramite la quale degli artefatti informativi vengono creati localmente e poi trasferiti in tutto il mondo attraverso una webcam. L’opera, che consiste nel processo artistico di Carlin e nella stessa fisicità delle stampe, si può anche vedere nello spazio fisico del luogo d’esposizione. Gli appassionati d’arte locali e i visitatori interessati a osservare la pratica dell’artista possono entrare e vedere l’opera da una prospettiva differente, inerpicati sopra lo spazio dall’alto di un mezzanino del magazzino. In alternativa la performance può essere osservata a distanza tramite webcam collocate strategicamente, che inquadrano sia i singoli frottage (collocati in posizione dallo stesso Carlin) sia la composizione complessiva dello spazio. Una sezione di chat sul sito web permette a Carlin di interagire direttamente con osservatori e partecipanti, rispondendo alle domande e aprendo un dialogo sull’opera, sui suoi temi e sulle sue idee. Per Carlin questa mediazione tra le tecnologie storiche dell’informazione, il frottage dell’antica Cina e quelle più recenti (l’èra dell’informazione digitale) è un elemento di primo piano, in evidenza in tutta l’opera.
Questa costante mediazione tra creazione analogica e creazione digitale, e il rapporto con lo spazio fisico del magazzino di Salford con luoghi e spazi disparati in cui il pubblico vive l’opera, sono quanto mai importanti. Combinando antichi metodi produttivi e tecnologie attuali, e situazioni come la continua connessione della sfera sociale mondiale, Carlin comprime, oltre che la distanza tra creatore e spettatore, lo spazio fisico del magazzino e lo spazio fisico di Internet. Il reciproco intreccio delle due sfere (quella fisica e quella digitale) e le relative conseguenze spaziali sull’osservatore danno vita a una convincente forma di pubblicazione in progress, fondata sul tempo. L’uso che Carlin fa della webcam permette la simultaneità della creazione e della pubblicazione, e in questo modo la distanza fisica viene ridotta al minimo perché i partecipanti – come chi, come me, scrive da Los Angeles – possono essere partecipi a distanza di un’opera che si realizza in Inghilterra e documentarla.
Maurice Carlin, <i>Performance Publishing</i>
Maurice Carlin, Performance Publishing
La mediazione tra questi due generi di pubblico – ovvero di spazio (quello reale e quello virtuale, il magazzino e il sito) – crea contrasti, paragoni e dualismi interessanti, in cui si inizia a comprendere l’opera uscendo dal contesto del sito locale e in una prassi spaziale allargata. In questo modo il magazzino fa da sito sia per la creazione, collegando il progetto al suo sito fisico, sia alla sua riproduzione, trasmettendo l’opera a siti distanti. Le stampe, oggetti fisici ossia tracce che recano il rispecchiamento del sito, assumono significati differenti, indipendenti dal sito e dal contesto, una volta che abbandonano lo spazio fisico della loro creazione. La composizione di queste stampe, realizzate in riferimento a una situazione locale, danno luogo a un immaginario che va dai disegni topologici e dalle mappe del territorio alle scansioni digitali, alle fotografie, ai dipinti astratti. Di conseguenza la nostra percezione e la nostra esperienza dell’opera in quanto osservatori cambia al variare di questi ambienti, nonché delle nostra personale esperienza e dei nostri punti di riferimento. Questa traduzione da un ambiente a un altro (da quello fisico a quello digitale) diventa un gesto performativo che Carlin orchestra e media attraverso la performance della pubblicazione.
Maurice Carlin, <i>Performance Publishing</i>
Maurice Carlin, Performance Publishing
Maurice Carlin esporrà una selezione di stampe in scansione digitale tratte da Performance Publishing nell’ambito di una mostra collettiva intitolata Self-interruption presso la Jack Chiles Gallery di New York, dal 20 al 25 ottobre 2013.

Ultimi articoli di Arte

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram