I diversi riferimenti che articolano gli elementi di questo lavoro vanno controcorrente rispetto a una classificazione troppo antropocentrica o gerarchizzata dell'informazione. Fenomeni naturali e culturali, che restano invisibili, acquisiscono particolare rilevanza per la loro condizione sotterranea, inaccessibile, mitica o ignorata, e questo crea forse la possibilità di far crollare un'inutile distinzione tra realtà e fantasia, le quali, in questo caso, hanno pari valore nel processo di conoscenza e di creazione del mondo. Ma questo stato di sospensione della categorizzazione non significa che l'opera non abbia una propria materialità che organizza i differenti elementi del progetto. Il mondo sotterraneo al quale le persone hanno avuto relativamente poco accesso, ma che ha nutrito narrative letterarie, scientifiche, religiose e fantascientifiche, fornisce vari elementi materiali e concettuali per cominciare a comprendere quest'opera. Per esempio, la sua profondità non è, dal mio punto di vista, assimilabile a un'idea di prepotenza ontologica o spirituale, bensì accompagna una sensazione viscerale di cecità volontaria al fine di accedere ad altre forme di conoscenza del mondo materiale.
La scultura acquatica esposta nel cortile con le sculture è una rivelazione all'inverso, nella quale prima si crea la situazione da visualizzare per poi coprirla di nuovo, e tornare a sospenderla nella sua invisibilità e ambigua esistenza materiale, al di là della durata della mostra con le sue considerazioni istituzionali. Con una profondità indeterminata, la sensazione di vuoto infinito abitato di vita riproduce quell'esperienza di incertezza di lanciarsi in un abisso marino – uno dei riferimenti citati da Huyghe. I pesci ciechi che abitano l'opera – e che, ancora una volta, sono gli abitanti dei fondali dello Yucatán – evocano una contraddizione tra la relativa utilità della vista per poter sopravvivere in determinate condizioni (questi pesci hanno perso gli occhi quando si sono adattati a un mondo e senza luce) e l'esperienza stessa di osservazione dell'essere culturale che, nel caso di quest'opera, si amplifica varie volte.
Quattro esperienze personali di Huyghe in Messico hanno contribuito a dare forma a El día del ojo