Jeff Koons / Philippe Parreno

Le opere di Koons in mostra alla Fondazione Beyeler risuonano negli spazi limpidi dell'architettura di Renzo Piano, in cortocircuito con disegni, film e sculture di Philippe Parreno, al piano inferiore dell'edificio.

Per la sua prima mostra in un museo svizzero, il tycoon Jeff Koons ha scelto di concentrarsi su tre serie di opere che costruiscono un percorso unico all'interno della sua produzione: in un momento in cui gli eccessi e l'opulenza sembrano appartenere a un tempo che non c'è più, Koons si concentra sulle icone del passato, del presente e del futuro per rileggere il mondo contemporaneo.
Si comincia la danza da un lightbox che ritrae il piccolo Jeff alle prese con una scatola di pastelli a cera: per chi lo conosce oggi, non è difficile notare come il suo sguardo non sia cambiato e il suo viso sia quello di un eterno bambino. Il ballo barocco dell'esposizione prosegue nelle sale delle serie The New (dal 1980 al 1987), Banality (1988) e Celebration (dal 1994, fino a opere realizzate nel 2012). The New è una delle serie più celebri di Koons e uno dei capisaldi dell'arte contemporanea degli anni '80. Aspirapolvere nuovi di zecca, del marchio Hoover – che ha fatto la storia dell'America degli anni '50 e '60 – sono rinchiusi in teche di plexiglas illuminate dal basso: nella loro inusuale pulizia gli aspirapolvere diventano oggetti sensuali, innocenti e puri e sembrano rappresentare un'ideale di novità e l'apertura a nuove frontiere per la società. Il contrasto con la forma minimalista delle scatole trasparenti aumenta il senso di spaesamento mentre eleva le sculture a vere icone degli Stati Uniti d'America.

Accanto alle sculture, un grande dipinto grida al nuovo: New! New Too!. Apre cosi alla seconda serie di opere della mostra. Banality è una raccolta di immagini tradizionali realizzate in legno e in ceramica: un bambino e una bambina nudi si scambiano un fiore, tre angioletti celebrano un maiale, un orso chiacchera con un poliziotto, i musicanti di Brema (il tradizionale motivo del cavallo, il cane, il gatto e il gallo uno sopra l'altro) diventano un oggetto cartoon, con espressioni divertite e ironiche. Nella raccolta sistematica di rappresentazioni legate all'immaginario infantile, di un certo gusto piccolo borghese di carinerie e delizie, le sculture di Koons – costruite con immagini sciocche e ludiche, dove non manca un certo senso di ambiguità, ingigantite e perfezionate dalla mano dello studio dell'artista – indagano la religiosità quotidiana e il senso di colpa interagendo forse (o forse no?) con la morale comune.
In apertura: Jeff Koons, <i>Hanging Heart (Gold/Magenta)</i>, 1994–2006. © Jeff Koons. Photo Jeff Koons Studio, New York. Qui sopra: <i>Split-Rocker</i>, 2000. © Jeff Koons
In apertura: Jeff Koons, Hanging Heart (Gold/Magenta), 1994–2006. © Jeff Koons. Photo Jeff Koons Studio, New York. Qui sopra: Split-Rocker, 2000. © Jeff Koons
C'è perfino una nuova Pietà in cui un Michael Jackson in porcellana e oro abbraccia una scimmia: Michael Jackson and Bubbles è forse una delle immagini più rappresentative delle follie dello star system, senz'altro una delle più note dell'artista. Nell'ultima parte della mostra, la più ambiziosa e che presenta i lavori più recenti, Koons celebra il gioco in analogia con la cultura tutta americana dell'entertainment. Giganteschi palloncini colorati dei clown da luna-park realizzati in metallo brillantissimo punteggiano le sale: un elefante multicolore, un cigno rosa gigantesco, un mazzo di tulipani, un cagnolino rosso. I palloni di Koons riflettono la luce e lo spazio circostante, sono monumenti tanto inutili quanto straordinari nella loro intoccabile perfezione. Alle pareti alcuni quadri di dimensioni anch'essi impressionanti trasformano torte alla panna e pongo colorato in rappresentazioni decorative abbaglianti di un mondo smargiasso e gridato ad alta voce.
<i>Balloon Flower (Blue)</i> di Jeff Koons si riflette nell'opera di Philippe Parreno, un poetico effetto nell'acqua delle fontane che crea delle ninfee tecnologiche temporanee ed eteree
Balloon Flower (Blue) di Jeff Koons si riflette nell'opera di Philippe Parreno, un poetico effetto nell'acqua delle fontane che crea delle ninfee tecnologiche temporanee ed eteree
Le opere della mostra alla Fondazione Beyeler, curata da Sam Keller e sostenuta da Hugo Boss – che da anni segue il lavoro di Jeff Koons in giro per il mondo – risuonano negli spazi limpidi dell'architettura di Renzo Piano, che si apre al parco circostante attraverso enormi finestre da cui si intravedono due sculture outdoor: Ballon Flower (Blue) (della serie Celebration) e Split Rocker, composta da migliaia e migliaia di piante e fiori colorati. Ciò che non si può vedere – se non osservando attentamente – dalle aperture verso l'esterno è un'opera di Philippe Parreno (un poetico effetto nell'acqua delle fontane che crea delle ninfee tecnologiche temporanee ed eteree che forse sarebbero piaciute a un possibile Monet del nostro secolo), che è presente alla Fondation Beyeler con una mostra in cortocircuito con quella di Koons: un intervento unico, composto da varie opere, che costruisce un percorso attraverso il piano inferiore dell'edificio con disegni, film e sculture. Un'estate di grandi nomi e di opere sensazionali nel museo svizzero davvero da non perdere.
I palloni di Koons riflettono la luce e lo spazio circostante, sono monumenti tanto inutili quanto straordinari nella loro intoccabile perfezione.
Jeff Koons, <i>Tulips</i>, 1995–2004. © Jeff Koons. Photo Serge Hasenböhler
Jeff Koons, Tulips, 1995–2004. © Jeff Koons. Photo Serge Hasenböhler
A sinistra: Jeff Koons, <i>Balloon Dog (Red)</i>, 1994–2000. © Jeff Koons. Photo Jeff Koons Studio, New York. Destra: Jeff Koons, <i>Balloon Swan (Magenta)</i>, 2004–2011. © Jeff Koons. Photo Jeff Koons Studio, New York.
A sinistra: Jeff Koons, Balloon Dog (Red), 1994–2000. © Jeff Koons. Photo Jeff Koons Studio, New York. Destra: Jeff Koons, Balloon Swan (Magenta), 2004–2011. © Jeff Koons. Photo Jeff Koons Studio, New York.
Jeff Koons, <I>Tulips</i>, 1995–98. © Jeff Koons. Photo Jeff Koons Studio, New York / Tom Powel
Jeff Koons, Tulips, 1995–98. © Jeff Koons. Photo Jeff Koons Studio, New York / Tom Powel
Jeff Koons, <I>New Shelton Wet / Drys Tripledecker</i>, 1981. © Jeff Koons. Photo Jeff Koons Studio, New York
Jeff Koons, New Shelton Wet / Drys Tripledecker, 1981. © Jeff Koons. Photo Jeff Koons Studio, New York
Philippe Parreno, <I>Inverted Topiary 6</i>, 2011. Fondation Beyeler, Riehen/Basel. Photo Hans-Georg Gaul
Philippe Parreno, Inverted Topiary 6, 2011. Fondation Beyeler, Riehen/Basel. Photo Hans-Georg Gaul

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