Gli hotel non sono più solo per i turisti?

Questa la domanda su cui si è costruito l’ultimo episodio di Places, l’evento organizzato da Lualdi per indagare il ruolo del progetto nella definizione dei luoghi del vivere.

Lungo il percorso che l’ha portata da falegnameria locale – fondata nell’Ottocento a Magenta – a riferimento del design e dell’arredo italiano fin dalle collaborazioni con nomi di punta del panorama milanese come Luigi Caccia Dominioni, un’azienda antica ma proiettata al futuro come Lualdi ha dato una grande importanza alla connessione con la grande comunità che ruota attorno al mondo del progetto.

Il ciclo di incontri Places è uno di questi momenti di connessione, e coinvolge architetti, designer e figure trasversali in un discorso condiviso sui “luoghi del vivere”, dove presentare idee e casi studio per immaginare gli scenari futuri della progettazione. 

I primi due incontri hanno riguardato gli spazi della formazione e quelli dell’abitare, dai quali era già emersa la necessità di rispondere ai cambiamenti del nostro tempo, con la consapevolezza che i luoghi ereditati dal nostro passato non sono sempre adatti al nostro presente.

Il terzo e ultimo appuntamento di Places per quest’anno si è concentrato sulla sfera dell’ospitalità. Che ruolo hanno le strutture ricettive nella definizione di nuove pratiche sociali?
L’assunto fondamentale è dirompente, quasi paradossale: gli hotel non sono più solo per i turisti. Sono anche per i “locals”: l’hospitality entra a far parte dei luoghi del vivere quotidiano.

Mantenere vivo l’aspetto monumentale di una struttura come punto di riferimento per la città, consolidando un legame col territorio è stato, ad esempio, l’obiettivo del progetto per l’hotel di Palazzo Tirso, a Cagliari, nato dal recupero di un edificio storico degli anni ’20 affacciato sul mare.

Il progettista, l’architetto Marco Piva, nel presentarne la missione mostra come questa si rifletta anche negli spazi interni: “Gli spazi comuni dell’albergo non sono pensati solo per gli ospiti che risiedono nell’hotel, sono aperti alla città”. Ed ecco perché il piano terra, con ristorante e bar, e l’ultimo piano che gode di una vista sul porto di Cagliari, sono fruibili da tutti. “Le porte” dice poi Piva sorridendo “sono ovviamente di Lualdi, perché abbiamo sempre più bisogno di aziende che riescano ad interpretare il progetto, senza limitarsi a ciò che disegniamo noi”.

Oggi conta anche la reattività e la flessibilità delle aziende per rispondere alle richieste dei progettisti da ogni parte del mondo. Possiamo partecipare con i nostri prodotti a quella che è l’unicità del progetto.
Pierluigi Lualdi, CEO dell’azienda. Foto © Beppe Raso

Palazzo Tirso è parte di Gruppo Accor. Il Senior Director Ettore Cavallino rimarca l’importanza del contesto per la nascita di un hotel di lusso. “Il lusso non è fatto solo di materiali, per questo affinché ci sia il lusso c’è bisogno di un palazzo storico, una vista mozzafiato, un evento memorabile”.

E ancora non basta. Perché il nuovo concetto di lusso vuole di più. E in questo rientra il coinvolgimento di chi non è turista, di chi in quel luogo specifico abita. Cavallino sostiene che “se l’albergo piace ai locals, se non ci sono solo i turisti, sarà scelto anche da chi viaggia”. Far conoscere e apprezzare gli spazi comuni di un hotel rientra, quindi, negli interessi degli albergatori, perché i luoghi frequentati da chi è del posto infondono più fiducia ai turisti.

È un’apertura nuova e particolare del lusso al pubblico che Marina Jonna, moderatrice dell’evento, sottolinea come carattere essenziale.
Si tratta di intercettare una richiesta esperienziale e più complessa rispetto alle semplici funzioni di pernottamento, o delle “semplici” regole base del lusso, quindi.

All’ingresso dello showroom di Lualdi in via Foro Buonaparte 74, dove si è tenuto tutto il ciclo di incontri, è esposta Glass Code, un’installazione realizzata durante l’ultima Milano Design Week da Maurizio Lai, terzo relatore del dibattito.

Magda Antonioli, Senior Professor dell’Università Bocconi e Vice Presidente della European Travel Commission, interviene con un monito: “nessuno va in albergo per dormire, non abbandoniamo l’idea di cosa cerca il turista”. Le forme del turismo – e di conseguenza dell’hospitality – hanno oggi moltissime declinazioni: dalle ville in affitto agli hotel volutamente esclusivi, dal glamping ai ritiri spirituali. “È necessario stare al passo con le continue evoluzioni”, sostiene Antonioli, “ma sempre puntando sulle specificità territoriali, che sono il punto di forza del turismo italiano.” 

Ci stiamo muovendo, quindi, verso quella che possiamo considerare la “nuova era dell’ospitalità”, che tiene conto di esigenze in costante trasformazione senza perdere di vista il fattore fondamentale della qualità, attraverso cui una struttura, visitata probabilmente una sola volta nella vita, rimane memorabile. D’altronde, come ricorda il Ceo Pierluigi Lualdi, “ogni albergo vuole essere unico”.

Immagine di apertura: Il rooftop di Palazzo Tirso, affacciato sul porto di Cagliari e aperto alla città. Progetto dello Studio Marco Piva

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