Matrice

Nel monumentale Palazzo della Civiltà Italiana, Giuseppe Penone installa una serie di opere che contrappongono alla geometria dell’edificio un senso della materia come entità viva.

Giuseppe Penone Matrice
La mostra “Matrice” è un’occasione unica per ammirare una selezione di quindici opere storiche e altre realizzate appositamente da Giuseppe Penone.
L’intera mostra è concepita in dialogo con gli spazi di Palazzo della Civiltà Italiana: nelle architetture monumentali e sospese del palazzo – con le sue citazioni dei paesaggi metafisici di Giorgio De Chirico – Giuseppe Penone installa una serie di opere che contrappongono alla geometria precisa e agli elementi marmorei dell’edificio un senso della materia e della forma come entità vive e organiche. L’effetto finale è quello di una natura ricreata in interno e misteriosamente cresciuta nelle grandi navate del piano terra del palazzo: un dialogo tra natura e cultura, tra tempo biologico e storia.
Vista della mostra “Matrice” al Palazzo della Civiltà Italiana di Roma
Vista della mostra “Matrice” al Palazzo della Civiltà Italiana di Roma
La mostra prende il titolo da una delle opere più spettacolari, Matrice (2015): una scultura lunga 30 m in cui un tronco di abete è stato scavato seguendo un anello di crescita, portando così in superficie il passato dell’albero, la sua storia e le trasformazioni attraverso il tempo. Nel legno di abete è incastonata una forma di bronzo che sembra raggelare il flusso di vita della natura. Come molte opere di Penone, Matrice rivela l’interesse dell’artista nei confronti del rapporto tra tempo e natura e, metaforicamente, tra natura, umanità e caducità.

“Gli alberi ci appaiono solidi, ma se li osserviamo attraverso il tempo, nella loro crescita, diventano una materia fluida e plasmabile. Un albero è un essere che memorizza la sua forma e la sua forma è necessaria alla sua vita, quindi è una struttura scultorea perfetta, perché ha la necessità dell’esistenza,” spiega Penone.

In mostra, gli alberi di Penone si ricompongono in un bosco: in una delle sue opere più celebri, Ripetere il bosco (1969–2016), vari tronchi scavati in blocchi di legno sono disposti a ricreare una piccola foresta. Come in un paesaggio di fiaba, Ripetere il bosco evoca associazioni profonde e antiche tra magia e natura, ma descrive anche una natura sempre più addomesticata e artificiale: questo contrasto svela anche le preoccupazioni e ansie ecologiste dell’opera di Penone, diventate quanto mai attuali.

 

La serie Foglie di pietra (2013) – presentata per la prima volta in Italia – combina elementi naturali e blocchi di marmo scolpiti come capitelli e colonne antiche, quasi a suggerire paesaggi di rovine e frammenti di storia riconquistati dalle forze della natura. Le sculture della serie Foglie di pietra assumono un fascino ancora più seducente nella cornice di Palazzo della Civiltà Italiana a Roma, perché intrecciano nelle spirali di alberi e rami il peso e la ricchezza della storia antica. Archeologia e rovine, storia e cultura sono presentate in queste opere come una sorta di “seconda natura”: una sintesi profonda tra il passare del tempo naturale e quello umano, nel quale – per la prima volta nell’opera di Penone – si scorgono anche memorie romantiche e nostalgie di antiche civiltà perdute.

 

A queste opere fanno da contrappunto una serie di interventi tra cui il grande quadro Spine d’acacia – Contatto (2006) che delinea su tela l’impronta di una bocca disegnata con centinaia di spine. Al contempo delicato e aggressivo, Spine d’acacia – Contatto fa parte di una serie di opere di Penone in cui il corpo umano è descritto attraverso le tracce della sua assenza, con impronte digitali, orme e impressioni del fiato dell’artista. In Soffio di foglie (1979), ad esempio, il corpo dell’artista è presente come un calco impresso su un pila di foglie di mirto. In Essere fiume (2010) – una delle opere a prima vista più semplici ma filosoficamente più complesse dell’intera opera di Penone – l’artista replica meticolosamente in un blocco di marmo le forme di una pietra levigata da un fiume: in questo esercizio di simulazione che è al contempo una splendida allegoria della scultura, l’uomo si fa fiume e natura, partecipando a quel senso di comunione cosmica che anima l’intera opera di Giuseppe Penone.

La mostra è completata da due sculture presentate all’esterno del Palazzo della Civiltà Italiana. Indistinti confini: Anio (2012) accosta marmo e bronzo, materiali nobili che dialogano con l’architettura del palazzo. Abete (2013) è una grande scultura inedita – alta più di venti metri – che rappresenta una nuova fase nella ricerca di Giuseppe Penone, da tempo interessato a lavorare su scala urbanistica. Dopo una serie di installazioni scultoree negli spazi pubblici di varie città – tra cui Francoforte e Kassel in Germania – e dopo la celebrata esposizione nei giardini della reggia di Versailles, con Abete Penone interviene nel paesaggio di Roma inserendo una presenza inattesa: installato di fronte al Palazzo della Civiltà  Italiana Abete conferisce una nuova dimensione più naturale e viva alle geometrie astratte dell’architettura dell’Eur.

fino al 16 luglio 2017
Giuseppe Penone Matrice
Palazzo della Civiltà Italiana
Quadrato della Concordia 3, Roma
Curatore: Massimiliano Gioni

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