“L’architettura contemporanea è definita più spesso dall’assenza di bellezza che alla sua presenza. L’architettura dovrebbe avere origine da un desiderio, un pensiero, da un idea. Ci siamo smarriti nella complessità dell’architettura. L’Architettura è lo scenario dove ha luogo la vita di una società. Quando costruiamo, in senso stretto, costruiamo, in un senso più ampio, la nostra vita.
Dovremmo tornare a considerare seriamente i confini fisici. La maggioranza di quanto costruiamo peggiora il nostro ambiente, anziché migliorarlo. Viviamo un tempo nel quale è divenuto impossibile comprendere come sono fatte le cose, mentre dovremmo essere in grado di fare ciò intuitivamente. La costruzione è parte intrinseca dell’architettura; ma dal momento che non costruiamo più con le nostre mani, essa è diventata qualcosa di indiretto, remoto ed alieno. Il mio lavoro è un tentativo di fuggire questa alienazione.
La separazione, priva di fondamento, tra idea ed esecuzione corrompe l’architettura. Progettare e costruire devono essere attività inseparabili. Come architetti abbiamo verso la società una responsabilità che dovremmo considerare più seriamente”. Questo il ruolo di un architetto nelle parole di Angela Deuber.