Un dialogo immateriale

L'Espace de l'art concret di Mouans Sartoux ripercorre la collaborazione tra l'artista Yves Klein e l'architetto Claude Parent: dall'architettura fatta d'aria al Mausoleo che Parent progettò per Klein.

"Yves Klein/Claude Parent le mémorial" è il titolo della mostra curata da Fabienne Fulchéri e Eric De Backer, con la collaborazione degli Archives Yves Klein, all'Espace de l'art concret di Mouans-Sartoux, entroterra della Costa Azzurra. Il museo, realizzato nel 1990 dagli architetti Gigon e Guyer, raccoglie le opere della collezione Albers-Honnegger, con lavori tra gli altri di Josef Albers, Jean Arp e Max Bill. Il tema della mostra è la collaborazione tra l'artista nizzardo Yves Klein e l'architetto parigino Claude Parent. Collaborazione che inizia nel 1959, quando Klein propone a Parent di sviluppare insieme il progetto L'Architecture de l'air, avviato l'anno prima con l'architetto tedesco Werner Ruhnau.
"Yves Klein/Claude Parent le mémorial", vista della mostra all'Espace de l'art concret di Mouans-Sartoux. Nella foto, Rocket pneumatique, 1962. Collezione privata. © EAC–Estelle Epinet


Al centro del progetto c'è un'architettura fatta di un elemento immateriale come l'aria: "muri di fuoco, muri d'acqua, sono con il tetto d'aria, i materiali per costruire una nuova architettura. Con questi tre elementi classici fuoco, aria e acqua, la città di domani sarà costruita, flessibile, spirituale e immateriale". [1] Nel 1961 l'insieme di schizzi prodotti da Parent per L'architecture de l'air vengono proposti a numerose municipalità di Francia, Germania e Italia all'interno di un progetto di rinnovamento della società denominato Révolution bleue. Una rivoluzione fatta di un'architettura dell'aria, un mondo onirico dove gli uomini saranno liberi da ogni costrizione fisica all'interno di un'architettura senza tetto e senza piani. Infatti – come sottolinea Giuliano Martano – "tutto il suo lavoro, la sua ricerca, non sono altro che una organica filosofica utopia, un vero e proprio tentativo di ricostruzione dell'universo". [2] Una visione che si colloca storicamente nelle città utopiche di Constant (la sua New Babylon è del 1959) e Yona Friedman (L'Architecture mobile è del 1958). Così come è ancora alla scala della città che guarda l'ultimo progetto Les fontaines de Varsovie (1961-62), pensato da Klein e Parent, riprendendo un progetto elaborato anni prima da Klein con Norbert Kricke, dove le fontane di acqua e fuoco vengono pensate su quelle già esistenti del Trocadéro a Parigi. L'insieme di acqua e fuoco, simboli della vita e della purificazione dell'universo, generano una nube di vapore che galleggia nello spazio. Anche questo progetto dalla forza dirompente resterà, purtroppo, solo sulla carta. L'attitudine alla sperimentazione e alla de-strutturazione del linguaggio è il comune denominatore che lega Parent e Klein che, a sua volta, cercava nuove modalità per scardinare la pittura attraverso una ricerca per superare le problematiche dell'arte, come evidenziano le sue parole "per me la pittura oggi non è più funzione dell'occhio, essa è funzione della sola cosa in noi che non ci appartiene: la nostra VITA".

 

Claude Parent
Claude Parent, Fragment 2 / Lapercée Khorizon, 1964/2012 cartoncino, inchiostro su carta 21 x 29,5 cm. Collection Claude Parent. © EAC–Estelle Epinet

Klein, che appartiene a una famiglia di artisti – la madre pittrice astratta e il padre pittore figurativo – fin dall'inizio si dedica a sperimentare la dimensione spirituale-immateriale con il judo, usando il proprio corpo nello spazio. Allo stesso modo, Parent scardina e de-forma lo spazio alterandone la percezione del fruitore, dove, ancora una volta, è il corpo a essere protagonista. È proprio questo il punto di contatto tra i due. Parent d'altronde, fin dagli esordi aveva instaurato una serie di relazioni con artisti e architetti da Ionel Schein, con il quale realizza le prime case (le Maisons G., Morpain e Le Jeannic), a Paul Virilio, Michel Carrade e Morice Lipsi con i quali fonda nel 1963 la rivista e il gruppo Architecture Principe teorizzando quella funzione obliqua dello spazio che traccia un legame stretto con la de-strutturazione di Klein. Non va poi dimenticata l'importanza di André Bloc, scultore ed editore de L'Architecture d'Aujourd'hui, per il quale realizza la casa a Cap d'Antibes, un capolavoro di architettura de-strutturata, a cui la mostra rende omaggio con il filmato d'epoca del cantiere, intervallato da interviste a Virilio e Parent, tratte da quell'inesauribile miniera di reperti filmici che è l'Institut National de l'Audiovisuel.
"Yves Klein/Claude Parent le mémorial", vista della mostra all'Espace de l'art concret di Mouans-Sartoux

Questo modo che ha Parent di concepire lo spazio, modificandone le percezioni orizzontali-verticali-oblique, si ritrova nel Mausoleo per Klein commissionatogli dalla madre e dalla moglie nel 1964. In questo senso, il rapporto tra i due non si esaurisce con la prematura scomparsa dell'artista, ma continua come un dialogo a distanza. Il progetto è una riflessione di Parent sul tema del vuoto, caro all'artista, disponendo gli spazi su tre livelli attraverso un percorso continuo punteggiato di elementi cilindrici, rappresentato con efficacia dal modello in legno. Tubi di cemento che accompagnano il visitatore nel vuoto, l'immateriale, il monocromo e la cosmogonia. "In effetti, grazie al posizionamento differente di questi elementi che captano l'infinito", scrive Parent nel 1964, "la percezione del blu è diversa: la diagonale dona la visione atmosferica, la verticale al di sopra della testa del visitatore va verso l'immateriale, mentre l'orizzontale ci spinge verso il vuoto del blu di Klein".
"Yves Klein/Claude Parent le mémorial", vista della mostra all'Espace de l'art concret di Mouans-Sartoux

Note
:
1. Yves Klein, Conferenza alla Sorbona, Parigi 3 giugno 1959.
2. Giuliano Martano, Yves Klein. Il mistero ostentato, p. 39, Martano Editore, Torino 1970.
Claude Parent, Mémorial à Yves Klein, 1964. Collection FRAC Centre, Orléans. Photo Francois Lauginie

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