Synergy & Symbiosis

La meta-esposizione curata da Jiang Jun all’interno del padiglione cinese a Venezia riporta una conversazione intima fra due culture – quella orientale e quella occidentale – e due biennali diametralmente opposte, ma a tratti simili, quella di Venezia e quella di Shenzhen.

Più che il peso delle cose, è un’esperienza di leggerezza a invitare lo spettatore a entrare. “Synergy & Symbiosis”, la meta-esposizione all’interno del padiglione cinese allestito per la 14ma Biennale di Architettura di Venezia, svela una silenziosa e mutevole “insostenibile leggerezza” dell’universo cinese.
Il Bug Dome progettato e costruito da TCA Think Tank alla Biennale di Venezia 2014
Il Parasite Pavilion progettato e costruito da TCA Think Tank per il Bug Dome Workshop alla Biennale di Venezia 2014
“La ragione di questa leggerezza potrebbe avere una motivazione sia fisica sia metafisica”, spiega Jiang Jun, architetto e ricercatore, scrittore e caporedattore di Urban China, professore associato alla Guangzhou Academy of Fine Arts e curatore sia del padiglione cinese sia della mostra. “Da una parte, è semplicemente per via del tempo e dello spazio – il breve periodo dell’esposizione e la lunga distanza di spedizione fra la Cina e Venezia. Dall’altra, è un concetto – il forte che vince contro il debole, o la sconfitta della pesantezza contro la leggerezza – che può essere letto anche nella levità del padiglione cinese all’interno della pesantezza dell’Arsenale e che appartiene al mondo della Terra di Mezzo e dell’essere cinese che vogliamo trasmettere e accentuare”.
“Synergy & Symbiosis”, la meta-esposizione all’interno del padiglione cinese a Venezia
“Synergy & Symbiosis”, la meta-esposizione all’interno del padiglione cinese a Venezia
L’esposizione di fatto nasce, come spiega il curatore, dalla collaborazione con la China Merchants Shekou Industrial Zone, nata nel 1873 come primo esperimento di impresa moderna e supportata poi dal Partito Comunista nel mercato capitalista di Hong Kong nel 1949. La China Merchants Shekou Industrial Zone è diventata poi prima zona industriale a Shekou, alle porte di Hong Kong, anticipando di un anno la zona economica speciale di Shenzhen. Si è poi sviluppata come micro società, con una storia parallela rispetto all’esperimento di Shenzhen. Ecco quindi la Bi-City Biennale, evento che ha collegato tutti questi elementi insieme, coinvolgendo due città – Shenzhen e Hong Kong – e rivitalizzando il patrimonio industriale di Shekou nel 2013.
“Synergy & Symbiosis”, la meta-esposizione all’interno del padiglione cinese a Venezia
“Synergy & Symbiosis”, la meta-esposizione all’interno del padiglione cinese a Venezia
La mostra, anche in collaborazione con Excellence Group, è una raccolta delle migliori opere delle cinque edizioni precedenti, quindi 10 anni di scambi e interrelazioni, della Bi-City Biennale of Urbanism / Architecture e presenta un sistema di conoscenze sulla città.
“Synergy & Symbiosis”, la meta-esposizione all’interno del padiglione cinese a Venezia
“Synergy & Symbiosis”, la meta-esposizione all’interno del padiglione cinese a Venezia
“Synergy & Symbiosis” vuole riportare una conversazione intima fra due culture – quella orientale e quella occidentale – e due biennali diametralmente opposte, ma a tratti simili. Un’esposizione che fa parte della logica e della filosofia curatoriale sia dell’intero padiglione cinese “Mountains Beyond The Mountains” sia di “Fundamentals” di Rem Koolhass, dove tutto si trasforma e vuole rigenerarsi simbioticamente in un’ondata espositiva con le migliori opere selezionate e che durerà fino alla fine della Biennale. Quindi ecco il Bug Dome, un bozzolo luminoso e leggero, ospitato in giardino, fuori dal padiglione all’Arsenale, una timeline con immagini e storie per raccontare le dinamiche di crescita urbana del quartiere di Shekou, nato nel 1979 come prima zona economica speciale e ormai parte integrante della megalopoli Shenzhen, e l’opera Tales of Silk Road dell’artista Shan Shan Sheng, realizzata con vetro riciclato, in un dialogo multiculturale senza alcun senso di pesantezza.
Il Bug Dome di WEAK! Architects ricostruito all'Arsenale, fuori dal padiglione cinese
Dettaglio del Parasite Pavilion progettato e costruito da TCA Think Tank per il Bug Dome Workshop alla Biennale di Venezia 2014
L’architetto Jun Jiang, che lavora su ricerca urbana e studi sperimentali, esplorando l’interrelazione fra il fenomeno di design e le dinamiche urbane in più di 200 città cinesi e in circa 50 paesi, spiega come, anche attraverso workshop, tavole rotonde ed esposizioni correlate alla mostra, l’esperienza di una biennale possa effettivamente cambiare una città.
“Synergy & Symbiosis”, la meta-esposizione all’interno del padiglione cinese a Venezia
“Synergy & Symbiosis”, la meta-esposizione all’interno del padiglione cinese a Venezia

“Comparata con la Biennale di Venezia, che crea un insieme di eventi correlati ad altre discipline – come arte, danza, cinema, teatro e cinema – e vive in maniera permanente il patrimonio dell'Arsenale, la UABB cambia strategicamente luogo ogni due anni, ma rigenera zone post industriali ed evita – così vuole anche il governo cinese – luoghi che siano in grado di catalizzare l’attenzione. La Cina, per esempio, da Venezia può apprendere il modello politico e commerciale dei padiglioni permanenti”. 

Uno dei lavori più interessanti è il Bug Dome, la reinterpretazione della struttura in bambù creata per la Biennale Bi-City Shenzhen-Hong Kong nel 2009 dal gruppo di architetti Weak!, che a Venezia ha trovato oltre a un materiale diverso, spazio nei Giardini delle Vergini dell’Arsenale.

Mentre a Hong Kong questa struttura veniva utilizzata per letture di poesie e performance, qui ospita intime chiacchierate e interviste anche politiche, nel senso di legate alla polis.

Il Bug Dome di WEAK! Architects ricostruito all'Arsenale, fuori dal padiglione cinese
A sinistra: il Parasite Pavilion progettato e costruito da TCA Think Tank per il Bug Dome Workshop alla Biennale di Venezia 2014. A destra: “Synergy & Symbiosis”, la meta-esposizione all’interno del padiglione cinese a Venezia
“Questa installazione è stata concepita per la Biennale di Venezia, con un materiale locale diverso dal naturale bambù utilizzato a Hong Kong. Il PVC è stato scelto, oltre perché è prodotto localmente ma anche per le caratteristiche strutturali di flessibilità che rendono possibile diverse forme”. Spiega l’architetto Pier Alessio Rizzardi, designer e curatore, insieme a Jiang Jun, del Bug Dome Workshop in metamorfosi veneziana, assistente al Politecnico di Milano e fondatore, insieme all'architetto cinese Zhang Hankun, del team internazionale di ricerca TCA Think Tank fondato nel 2011 a Shanghai. “L’installazione è una sperimentazione che supera la tradizionale forma e composizione architettonica e ricerca gli aspetti fondamentali dello spazio tradizionale. È come se tu fossi attratto all’interno della struttura: qui non ci sono corridoi, muri o porte, ma un unico elemento che ne definisce la forma e crea una successione di spazi che rappresentano le caratteristiche dello spazio cinese. La forma sinuosa preclude la vista interna, e l’aspettativa attrae il visitatore all’interno. La mente percepisce lo spazio non solo visivamente, ma anche attraverso le sensazioni ed emozioni. Se hai l’aspettativa che dentro ci sia qualcosa, la tua percezione è diversa”.
Il Bug Dome di WEAK! Architects ricostruito all'Arsenale, fuori dal padiglione cinese
Il Bug Dome di WEAK! Architects ricostruito all'Arsenale, fuori dal padiglione cinese

La stessa idea di leggerezza, insostenibile e sostenibile allo stesso tempo, in piena metafora Yin e Yang fa parte dell’opera Tales of Silk Road di Shan Shan Sheng, artista internazionale nata a Shanghai ma americana d'adozione e già presente a Venezia con il progetto Open Wall, esposto durante la 53ma Biennale Arte di Venezia come parte di una mostra organizzata dall'UNESCO e dal Comitato italiano.

“I colori rosso e giallo dell’opera sono stati scelti con la stessa logica di simbiosi e sinergia, perché rappresentano la Cina e Venezia. Sono tonalità che fanno parte della storia sia cinese sia italiana per motivazioni differenti, e fanno entrambi parte dell'esposizione. L'installazione, che ha necessitato di lunghi periodi di preparazione, è composta da vetro riutilizzato e da piccoli e preziosi pezzi provenienti da Murano. Quest’opera dà l'avvio a un progetto più ampio sul vetro riciclato per scopi artistici”.

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Dettaglio di “Synergy & Symbiosis”, la meta-esposizione all’interno del padiglione cinese a Venezia
Dettaglio di “Synergy & Symbiosis”, la meta-esposizione all’interno del padiglione cinese a Venezia

Fino al 23 novembre 2014
Synergy & Symbiosis
Biennale di Venezia
Arsenale

Parasite Pavilion
Designer
: Pier Alessio Rizzardi
Gruppo di progetto: Martin Huba, Zhang Hankun
Gruppo di workshop: Muratori Martina, Jocelyn Fu, Regina Kaluzny, Siyin Wang, Lucia Bertaggia, Maria Bertaggia, Hu Yalin, Alessandro Zorzetto, Edoardo Giancola.
Sito: 150 sqm Garden pavilion by Li HU OPEN Architecture
Building footprint: 65 sqm
Materiali: tubi in PVC, cavi, rete di metallo, ghiaia, tessuto
Costruzione: 16-19 settembre 2014

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