Monditalia

Le 41 installazioni alle Corderie dell’Arsenale raccontano, in modo corale, un Paese tra crisi e potenzialità. Il curatore della mostra Ippolito Pestellini Laparelli ne riassume i momenti salienti.

Monditalia. Photo Andrea Basile

Spartaco Paris: Com’è nata l’idea di sviluppare una mostra transdisciplinare all’interno di una Biennale di Architettura?

Ippolito Pestellini Laparelli: La scelta ha due spiegazioni, una pragmatica e un’altra “di contenuto”. Abbiamo proposto di estendere la Mostra della Biennale di Architettura da tre a sei mesi come per la Biennale d’Arte. Questo ha portato alla sovrapposizione con le “altre” biennali (danza, teatro, cinema, musica, ecc). Abbiamo colto questa opportunità per proporre una collaborazione trasversale tra i diversi dipartimenti e consolidarli così nello spazio delle Corderie. Si tratta di un esperimento inedito nella storia della Biennale. “Monditalia” è un progetto multidisciplinare e polifonico. Architettura, cinema, danza, teatro e musica contribuiscono, tutte insieme, a un ritratto omnicomprensivo del Paese. Isolare una sola componente rispetto alle altre ridurrebbe il potenziale della mostra. Questa sovrapposizione è motivata anche dalla specifica volontà di mettere in relazione l’architettura con altre discipline e dall’intenzione di trattare il grande spazio delle Corderie come un set ideale. È d’altronde anche una specificità di OMA riconoscere l’architettura come parte di un sistema culturale esteso e multidisciplinare. In particolare, l’unità AMO, per cui lavoro, si occupa proprio di progetti di “confine”.

Monditalia. Photo Giorgio Zucchiatti. Courtesy la Biennale di Venezia
Monditalia. Photo Giorgio Zucchiatti. Courtesy la Biennale di Venezia

Spartaco Paris: L’Italia da cartolina di una volta era quella del Belpaese. Da Monditalia emerge un’altra Italia da cartolina, contemporanea, idiosincratica, molteplice e non consolatoria. Quali sono le energie positive che emergono da questa mostra?

Ippolito Pestellini Laparelli: L’Italia in mostra rappresenta un prototipo del momento corrente: un paese unico e cruciale ma, come molti altri, in equilibrio precario tra crisi e grande potenziale. L’Italia diventa così un caso emblematico di condizioni globali – la mostra si basa di fatto su un paradosso: per raccontare il mondo, abbiamo descritto un Paese: quello che abbiamo voluto mettere in mostra. Non è un “processo” psicoanalitico ai problemi del Paese. Ci sono diversi casi da cui trarre energia positiva: il video con l’intervista a Stefano Boeri (La Maddalena, Ila Beka & Louise Lemoine) che riconosce gli errori commessi in occasione del progetti della Maddalena, per esempio propone un gesto molte forte e da cui trarre elementi costruttivi. Non ricordo di altre Biennali in cui un architetto facesse “ammenda” dei propri fallimenti, data la generale tendenza di questi eventi alla “celebrazione”. Al caso di Lampedusa (Intermundia, Ana Dana Beros) – luogo di confine e di transizione per eccellenza, rappresentativo di un’immigrazione tragica – si affianca il racconto di un’integrazione riuscita della comunità Sikh e dei loro luoghi di culto nei paesi padani, lungo il fiume Po (Countryside Worship, Matilde Cassani). Attraverso “Monditalia”, non abbiamo voluto fare un padiglione Italia “alla massima potenza” celebrando gli aspetti positivi del Paese, ma piuttosto raccontare, con atteggiamento quasi documentaristico, un’Italia che fa parte di una complessa rete globale, tra unicità e fenomeni condivisi. Penso, in questo senso, anche al progetto di Startt sul tema della valorizzazione del patrimonio edilizio storico (pubblico e privato), in bilico tra conservazione e privatizzazione, un tema attuale per l’intera l’Europa.

 

Spartaco Paris: Nella mostra “Elements” il corpo dell’architettura è dissezionato per analizzarne gli elementi. La presenza di tante discipline occupa la scena, come a sancire una multidisciplinarità dell’architettura e un suo confine con le arti visive. Dov’è, invece, l’architettura in “Monditalia”?

Ippolito Pestellini Laparelli: “Monditalia”, nel suo complesso, è un grande intervento all’interno delle Corderie dell’Arsenale, una grande macchina scenica. Nelle Biennali precedenti, la mostra è stata spesso un’esperienza classica, “monodimensionale”. Abbiamo cercato di manipolare questa esperienza rendendola tridimensionale. La combinazione di palchi e della grande Tabula Peutingeriana, offre punti di vista e sequenze di spazi molteplici in uso e in continua evoluzione. È una mostra di movimento. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza la necessità di rispondere a un programma complesso e multidisciplinare. Nella maggior parte dei casi, i palchi accolgono vere e proprie attività. Abbiamo invitato i gruppi appartenenti alle altre Biennali e coloro con cui stiamo programmando gli eventi “live” che completeranno la mostra di architettura, a lavorare dentro lo spazio espositivo. “Monditalia” va considerato come una sorta di laboratorio permanente, di work in progress. Le Corderie sono state interpretate come una scena ideale in grado di accogliere sia le fasi di preparazione oltre che il prodotto finito.

Monditalia
Matilde Cassani, Countryside Worship. Photo Francesco Galli. Courtesy la Biennale di Venezia

Spartaco Paris: Che contributo ti aspetti dai numerosi appuntamenti in calendario fino a novembre? Hai qualche evento o attività in particolare da segnalare?

Ippolito Pestellini Laparelli: Ce ne sono parecchi. In generale mi auguro che la qualità degli eventi e il livello di coinvolgimento del pubblico confermino l’idea di Monditalia come laboratorio in costante evoluzione e permanentemente in mostra. La serie di eventi weekend specials affronterà i temi sviluppati dalla mostra di architettura in formati diversi: dal workshop, al dibatitto, dalla lectio, alla performance. Sarà una combinazione interessante tra sessioni di lavoro, tavole rotonde, screenings, musica dal vivo, sperimentazione di nuove tecnologie, ecc… tanti modi diversi per trattare la disciplina. Le Biennali di Danza, Teatro e Musica hanno sviluppato un programma molto interessante specificatamente per Monditalia. Dalla fine di luglio ospiteremo ogni venerdì anche una serie di proiezioni di film italiani curata in collaborazione con il Film Festival. Se l’esperimento riuscisse, al termine dei sei mesi, sarebbe interessante pensare a Monditalia come una specie di scuola ideale.

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