It Bags: 15 borse che hanno cambiato la moda, il design e la cultura

Oggetto del desiderio e icona dei nostri tempi, la borsetta è un oggetto simbolo degli ultimi decenni, spesso sottovalutato nel mondo del progetto. Ne ripercorriamo la storia attraverso i modelli che hanno lasciato il segno.  

di Silvana Annicchiarico

Niente di più sbagliato che pensarle come semplici accessori di moda o come strumenti per trasportare o custodire oggetti personali. Le It bags sono molto di più: sono icone culturali, oggetti del desiderio e al tempo stesso simboli di status. Dicono molto di chi le indossa. Comunicano un’idea di rarità, preziosità e unicità. Segnano epoche e generazioni. Non si limitano a riflettere il gusto di una società, ma spesso lo anticipano e lo indirizzano. Diventano marchi di stile e di identità. Ciò che rende una borsa una It bag va oltre il design e la funzionalità e coinvolge quasi sempre una combinazione di fattori: si va dalla celebrità di chi la indossa all’appeal estetico e culturale fino alla “narrazione” che la accompagna. Spesso sono anche un investimento economico: quasi sempre molto costose, in genere mantengono o addirittura aumentano il loro valore nel tempo, diventando oggetti da collezione. 

Immediatamente riconoscibili, ambite e desiderate, emblema di un lusso che perdura nel tempo e va oltre le mode effimere del momento, le It bags– proprio per queste loro caratteristiche – sono spesso oggetto di falsificazioni e imitazioni illegali (il cosiddetto counterfeiting) indirizzate a chi non può permettersi il prezzo elevato e cerca alternative più economiche, anche se di qualità indiscutibilmente e visibilmente inferiore. Ma l’imitazione e la copia non fanno che aumentare il valore e la desiderabilità dell’originale, che quasi sempre diventa un’icona dell’immaginario collettivo. 

1. Cabat by Bottega Veneta, 2001

Niente loghi. Nessun brand in bella vista. La trama del cuoio intrecciato come segno identitario e marchio di riconoscibilità. Il fascino di Bottega Veneta nasce da qui: innovazione, lavorazione artigianale, un lusso discreto e appena sussurrato, ma inconfondibile: morbidi tasselli in pelle, impossibili da lavorare a macchina, e per questo intrecciati manualmente, seguendo un preciso schema diagonale, vanno a formare un vero e proprio tessuto, resistente e uniforme. Celebrata dal cinema (nel film American Gigolo) e da artisti come Andy Wahrol (che negli anni '80 ha dedicato alla Maison un cortometraggio intitolato a Bottega Veneta Industrial Videotape), Bottega Veneta è ormai sinonimo di eccellenza e qualità.  Tra i modelli più di culto, la Cabat Bag, una shopper a due manici con una struttura rigida, che non richiede l’utilizzo di una fodera, perché caratterizzata sia all’interno che all’esterno dalla pelle intrecciata.

2. Anatomy Jewerly Bag by Schiaparelli, 2023


Forma rettangolare con doppio soffietto, design minimalista, la Face Bag di Schiaparelli sorprende per il decoro che imita l’anatomia di un volto umano: l’occhio è ispirato a quello di un gioiello creato per Schiaparelli da Jean Cocteau nel 1937, mentre naso e bocca – in ottone dorato – rinviano alla collaborazione sempre datata anni Trenta con il genio surrealista di Salvador Dalì. La fodera in pelle di agnello “rosa shocking” ha due scomparti, separati da una grande tasca con zip e tasche applicate. Disegnata in origine da Madame Elsa e rivisitata oggi da Daniel Roseberry, elegante e ludica al tempo stesso, carica del prestigio dei grandi artisti che hanno lasciato traccia su di lei, è una delle It bag più desiderate al mondo. 

3. Bao Bao Bag by Issey Miyake, 2000

Per alcuni è una fantasia futurista, per altri ricorda un’architettura eclettica. Composta da tanti frammenti di forma triangolare che si assemblano in modo da creare forme sempre diverse in base al contenuto e al modo in cui la borsa stessa viene utilizzata, Bao Bao – al tempo stesso flessibile e funzionale – è una delle borse più amate dai designer di tutto il mondo in virtù di un approccio progettuale che mescola sapientemente la sperimentazione tecnologica e la ricerca estetica. Presentata per la prima volta nell’anno 2000, deve il suo nome al Museo Guggenheim di Bilbao, progettato da Frank Gehry e inaugurato nel 1997. 

4. Chanel 2.55, 1955

Coco Chanel la realizza nel 1955. Forma rettangolare, trapuntatura elegantissima, fodera color rosso. Ma la vera novità è la tracolla a catena (ispirata al portachiavi delle suore dell’orfanatrofio in cui la stilista è cresciuta) che per la prima volta libera le mani della donna dalla necessità di impugnare la borsa e conferisce a chi la porta un’aura indipendente, ricercata e moderna. Ci vogliono circa 18 ore di lavoro e l’impiego di molti artigiani per realizzarne una sola tracollina Chanel: una produzione lunga e accurata che unisce le tecnologie più avanzate a un paziente lavoro fatto a mano. Nel 1983 Karl Lagerfeld, diventato direttore creativo della Maison, intreccia una striscia di pelle alla catena della tracolla e aggiunge due “C” sulla chiusura davanti, creando la 2.55 Classic Flap che conosciamo oggi.

5. Birkin Bag by Hermès, 1984

Hermès Birkin nella versione 30 Swift ‘Colormatic’

Nasce nel 1983. Su un volo Air France si incontrano e si conoscono Jane Birkin e l’amministratore delegato del gruppo Hermès Jean-Louis Dumas. Parlano di borse e lui le promette di disegnare per lei una borsa capiente ma elegante. Nasce così una borsa d’élite destinata a diventare un mito: costosissima, desideratissima, quasi irraggiungibile (per averne una ci sono liste d’attesa lunghissime…), nella sua versione classica si presenta nel colore distintivo della maison Hermès (l’arancione), ma è disponibile anche in tantissimi altri colori e in diversi pellami: dal nero al beige, dal rosso al rosa, dalla pelle di struzzo a quella di coccodrillo. La leggenda vuole che sia la borsa più costosa al mondo: nel 2017 a Hong Kong una rara Himalaya Birkin è stata battuta all’asta da Christie’s per 380.000 dollari.

6. Louis Vuitton Speedy 30, 1930


Nasce nel 1924 da un’intuizione di George, figlio del fondatore, che vede nel bauletto in tela di cotone con spalmatura in gomma un modo per accontentare una clientela sempre più esigente che si affaccia alla modernità bramosa di viaggi, indipendenza e velocità. La Speedy, impreziosita dal caratteristico monogramma LV che imprime alla borsa la griffe dell’autenticità e della preziosità, diventa subito una leggenda. Ma a consacrarla del tutto provvede negli anni Sessanta niente meno che Audrey Hepburn, che chiede alla Maison di realizzare per lei una Speedy di 5 cm più corta e comodamente portatile che poi sfoggerà da un aeroporto all’altro o a braccetto per le strade di Parigi con l’amico stilista Hubert de Givenchy. 

7. Jackie 1961 by Gucci, 1961

Design sobrio, forma curva e chiusura in metallo color oro: presentata per la prima volta nel 1961, la borsa Gucci diventa subito un accessorio immancabile utilizzato dal jet set degli anni Sessanta e Settanta, finché non se ne invaghisce Jacqueline Kennedy, first lady americana, musa di stilisti e creativi, che la ritiene così inseparabile da darle perfino il suo nome. Realizzata in pellami diversi, viene riscoperta da Alessandro Michele che nel 2020 la riporta in auge e la rinnova proponendola in tre dimensioni diverse (una mini, una piccola e una media), rafforzando la sua fama di It Bag dal fascino intramontabile e imperituro.  

8. Baguette by Fendi, 1977


1997. Silvia Venturini, allora direttrice creativa degli accessori Fendi, lavorando gomito a gomito con Karl Lagerfeld, dà forma e vita a una borsa assolutamente innovativa: un oggetto dalle linee pulite ed essenziali, provvisto di una tracolla molto corta che, una volta indossata, permette di portare l’accessorio sottobraccio, come fanno i parigini con le loro croccanti baguettes. Con la sua forma leggermente allungata in senso orizzontale, viene rinnovata a ogni nuova collezione con l’utilizzo di tessuti, inserti e decorazioni sempre diversi. E’ stata resa ancora più celebre da Sex and the City e dalle tante celebrities che l’hanno indossata, da Naomi Campbell a Madonna, da Gwyneth Paltrow a Julia Roberts. 

9. Prada Nylon Backpack, 1984 (Re-Nylon 2019)

Lanciato negli anni Novanta, lo zaino nero Prada riesce nel miracolo di trasformare l’umile filo di nylon in un protagonista del lusso. Prima, per la sua leggerezza e praticità, il nylon era utilizzato soprattutto in ambito sportivo. Ma Miuccia Prada osa sfidare il gusto borghese fatto di borsette e pellami, trasgredisce con un’estetica irriverente l’idea di chic e porta in passerella modelli realizzati con un materiale che era ritenuto lontanissimo dall’idea di fashion. Ma in questo modo la sua borsa di nylon diventa un’ossessione della moda contemporanea, capace di coniugare in modo sorprendente modernità e praticità, glamour e innovazione. 

10. Motorcycle Bag by Balenciaga, 2001

Nasce all’inizio degli anni 2000 per l’intuizione di un ragazzo allora 25enne, Nicolas Ghesquière, che sceglie di andare controcorrente: mentre si affermano le GG di Gucci o il LV di Vuitton, lui propone di realizzare una borsa senza loghi visibili, con borchie e fibbie, e uno stile un po’ grunge. I vertici di Balenciaga hanno qualche perplessità, trovano la borsa troppo leggera, morbida e priva di struttura, ma poi si decidono a metterla in produzione. Il successo è immediato e va oltre ogni aspettativa: con il suo design vagamente ribelle fa subito tendenza e rilancia le sorti (e il fatturato) del brand.  Sienna Miller, Kate Moss e Nicky Hilton sono solo alcune delle tante celebrities “Balenciaga addicted”. 

11. Cassandre by Yves Saint Laurent, 1962

Design a busta, tracolla a catena, dettagli color oro, caratteristica placca con logo YSL, cuciture tono su tono, chiusura con pattina frontale: fra tutte le It Bags, Cassandre di Yves Saint Laurent è la più compatta e al tempo stesso una delle più sensuali per la sua capacità di spezzare il rigore delle linee geometriche grazie al pellame matelassé e al logo dorato a vista. Il nome è un omaggio a Adolphe Jean Marie Mouron, in arte Cassandre, il geniale graphic designer che nel 1961 realizzò il leggendario logo della maison, con le tre iniziali del fondatore che si intrecciano verticalmente.

12. Lady Dior, 1994


Originariamente si chiamava chouchou (animale domestico, in francese). Ma nel 1995 la first lady di Francia, Bernardette Chirac, regala un esemplare inedito di questa borsa a Lady Diana durante una sua visita ufficiale a Parigi. La borsa, in pelle nera, diventa a tal punto l’accessorio preferito di Diana che il modello viene prima soprannominato Princesse e poi diventa ufficialmente Lady DiorLa trapuntatura della borsa è chiamata “cannage” in omaggio alle sedie di Napoleone III su cui gli ospiti di Dior sedevano durante le sue sfilate. I ciondoli metallici con le lettere del nome della maison rinviano invece ai portafortuna che Christian Dior, più che superstizioso, portava spesso con sé. 

13. Antigona by Givenchy, 2010

Creata nel 2010 da Riccardo Tisci, già direttore creativo della maison, questa hand bag trae il suo nome dal mondo delle tragedie classiche ed è il risultato di un perfetto equilibro fra eleganza e praticità. Sobria e raffinata, riesce a combinare un elemento chiave dell’estetica della maison parigina come la combinazione fra fascino maschile e femminile. A 10 anni di distanza, nel 2020, è stata reinterpretata con il modello Antigona Soft, più morbida e sensuale rispetto al modello originario. 

14. Falabella by Stella McCartney, 2010

Il nome Falabella è quello di una razza di pony argentini talmente piccoli da non superare gli 80 cm. di altezza. A dispetto della fonte di ispirazione, però, i materiali con cui la borsa è fatta non arrivano dal mondo animale. Stella McCartney, nota per la sua sensibilità molto green, è stata infatti una delle prime designer a dar vita a una borsa iconica senza l’uso di pelli vere. Una borsa da viaggio comoda e morbida, ma lussuosa allo stesso tempo, profilata da una catena lungo tutto il suo perimetro fluido e realizzata con materiali eco-friendly e cruelty free, come la pelle ecologica e il nylon riciclato.

15. Schiaffo Bag by Cinzia Ruggeri, 1983

Di forma rotonda, in pelle rossa e con guanto destro integrato, è stata pensata non solo per trasportare cose ma anche per coprire le mani e perfino, se dovesse servire, per schiaffeggiare qualcuno. Fin dagli anni Sessanta Cinzia Ruggeri si muove sul confine fra arte, architettura, moda e design. Questa borsa, realizzata nel 1983, ironica e polivalente, sintetizza in modo esemplare alcuni tratti della sua ricerca, che adotta forme classiche per generare oggetti con funzioni diverse rispetto a quelle canoniche. Ma vi si avverte anche l’intenzione di fare in modo che i suoi oggetti inanimati sembrino vivi.  

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