L’arte e il design secondo Issey Miyake

A un anno dalla scomparsa, ricordiamo Issey Miyake, designer e stilista protagonista di una ricerca senza limiti.

Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1082, settembre 2023.

Per i fashion designer che si concentrano sul modo in cui un abito viene indossato, il materiale deve sempre essere tessuto, o simile, perché deve avvolgere il corpo e modellarsi per accompagnarne i movimenti. Naturalmente, la consistenza e la funzionalità della stoffa devono rispondere anche alla forma progettata dallo stilista.

Nei primi anni Ottanta, Issey Miyake si convinse del potenziale delle pieghe create dal poliestere trattato a caldo, dopo aver realizzato numerosi prototipi. Sperimentò con un pezzo di tessuto delle dimensioni di un fazzoletto per vedere se le pieghe che desiderava ottenere potessero essere prodotte attraverso il processo di pressatura a caldo. In seguito, impiegò la stessa tecnica su un brano di tessuto cucito nella forma che aveva in mente: dalla macchina uscì un capo plissettato finito. 

Pleats Please Guest Artist Series No.1 – No. 4. Vista della mostra “Issey Miyake Making Things”, Fondation Cartier pour l’art contemporain, Parigi, 1998. Photo Yasuaki Yoshinaga

Miyake mi chiamò dalla fabbrica e mi disse entusiasta: “La camicetta è cotta come una pagnotta!”. Sono parole che possono sembrare banali, ma se pensiamo alla storia dell’abbigliamento risultano molto significative. L’implicazione è che gli abiti, che sono sempre stati tagliati, cuciti e modellati dalle mani dell’uomo, possono essere realizzati invertendo o ignorando questi processi. Creare un capo di abbigliamento finito ed esteticamente bello a partire da un tessuto a pieghe dalle forme complesse va quindi considerata un’innovazione rivoluzionaria.

Alla fine, un abito dev’essere bello.

Issey Miyake

Il risultato è stato “pleated pleats”, una linea di abbigliamento in maglia di poliestere oggi acclamata a livello mondiale. La concezione degli indumenti plissettati come mezzo artistico proposta da Miyake è nata anche dall’eccezionale riproducibilità dei colori nei tessuti plissettati. Miyake ha presto inteso il suo modo di procedere come una forma creativa equivalente all’arte contemporanea. Questa convinzione l’ha spinto, per esempio, a rivolgersi a Yasumasa Morimura, artista legato alla performance e all’appropriazionismo, che negli anni Novanta stava creando opere di grande impatto. 

Ikko Tanaka Issey Miyake No. 3, 2017, Work. Photo Francis Giacobetti

Morimura ha iniziato a ricevere l’attenzione del pubblico per la sua originale prospettiva artistica, basata sull’idea di usare se stesso come mezzo di comunicazione. Dalla serie di lavori in cui Morimura esaminava le opere più importanti della storia dell’arte, Miyake scelse quella che raffigurava La sorgente di Jean-Auguste-Dominique Ingres, il dipinto di una Venere nuda con una brocca sulla spalla.

Il pezzo di Morimura – in cui le braccia e le gambe dell’artista giapponese sono avvolte intorno alla Venere del dipinto originale – è stato stampato su un abito plissettato, trasformato in prodotto e immesso sul mercato nel 1996. Questa linea d’indumenti, chiamata Pleats Please, si è sviluppata incorporando anche le opere di altri artisti, tra cui Nobuyoshi Araki nel 1997, e Tim Hawkinson e Cai Guo-Qiang nel 1998.

Pleats Please Issey Miyake, Guest Artist Series No. 4, abito firmato da Cai Guo-Qiang, 1998. Photo courtesy of The Issey Miyake Foundation

L’idea di utilizzare l’abbigliamento come mezzo per esprimere la sensibilità contemporanea non ha mai abbandonato Miyake. Oggi, la ricerca e lo sviluppo di materiali adatti a questo scopo hanno incrociato temi profondamente critici. Per esempio, l’uso di fibre sintetiche a base di petrolio, che ha dominato il mercato tessile del XX secolo, deve ora essere riconsiderato dal punto di vista della conservazione dell’ambiente. Miyake è stato tra i primi a sostenere l’uso del poliestere riciclato, un’area del design tessile che richiedeva un ulteriore sviluppo di tecnologie specializzate. 

Paradise Lost, Primavera Estate 1977. Photo Hiroshi Iwasaki

Mentre i membri del suo team testavano una serie di processi procedendo con un metodo basato su prove ed errori, Miyake li ispirava costantemente ricordando loro che: “Alla fine, un abito dev’essere bello”. La collaborazione di Miyake con l’art director Ikko Tanaka, che può essere considerata l’origine della sua attività di designer, comprendeva tutti gli aspetti della grafica, inclusi i poster, gli inviti e le pubblicazioni. Il loro lavoro insieme si è concretizzato nella collezione Ikko Tanaka Issey Miyake. Inoltre, grazie ai brillanti disegni tessili dello studio, i numeri espressi in modo simbolico da Tatsuo Miyajima, artista contemporaneo che esplora il concetto di tempo, sono stati sviluppati in una serie di splendide giacche. Allo stesso modo, l’introduzione delle opere di Tadanori Yokoo fin dalle prime collezioni di Miyake ha creato un’ampia gamma di espressioni tradotte in abiti e giacche. La ricerca artistica di Issey Miyake non ha mai conosciuto limiti, e oggi continua a essere sviluppata dal suo marchio. 

Immagine di apertura: Ikko Tanaka Issey Miyake No. 5, 2019, Botanical Garden. Photo Francis Giacobetti

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