Andrea Anastasio

La Galleria Luisa Delle Piane ha presentato al Salone del Mobile “Checkpoint”, un progetto di Andrea Anastasio per un paesaggio di oggetti, contenitori e sedute.

Andrea Anastasio
La mostra ha preso il nome dalla seduta Checkpoint che, visivamente, ricalca esattamente la struttura dei posti di blocco militari.
Il checkpoint è, paradossalmente, sia posto di controllo che luogo prescelto in cui parti avverse possono venire in contatto. Questa ambiguità è congeniale allo spirito della mostra, dove viene presentato un paesaggio composito, quasi una piccola antologica di progetti, in parte già realizzati ma mai mostrati in Italia, e in parte di recente ideazione.
Andrea Anastasio
Andrea Anastasio, Mimetici, Galleria Luisa delle Piane
Se la seduta Checkpoint ricorre al linguaggio iconico per catalizzare simbolicamente, un elemento classico dell’arredo domestico, sabotandone la semantica, nei Giubbotti – serie di vasi di porcellana compressi tra sacchetti imbottiti – si genera un’immagine che sovraccarica l’oggetto di altre valenze. I Giubbotti negano la forma del vaso occultandolo, ma la proteggono e la consegnano ad altri usi, ad altre possibili genie, ponendo l’enfasi sulla necessità di proteggere quella caratteristica tutta umana di articolare la consapevolezza della propria vulnerabilità e del proprio limite e di posizionarla nello spazio.
Andrea Anastasio, Mimetici, Galleria Luisa delle Piane
Andrea Anastasio, a destra seduta Checkpoint e, a sinistra, un vaso della serie Giubbotti, Galleria Luisa delle Piane

I Crateri sono contenitori-vasi da fiore in vetro, progettati con la duplice funzione di contenere borse di plastica e fiori. Il loro nome allude sia al foro dal quale transitano i sacchetti, sia ai vasi della classicità greca o etrusca, sulla superficie dei quali venivano dipinte narrazioni epiche o mitiche.

I Crateri sfruttano la trasparenza del vetro per rivelare i linguaggi cromatici e merceologici dei sacchetti di plastica, trasformandoli in narrazione pittorica. Raccolti all’interno del contenitore-vaso, infatti, i sacchetti documentano acquisti, trasporti, merci, luoghi che cambiano con il passare dei giorni e dei consumi.

Andrea Anastasio, Mimetici, Galleria Luisa delle Piane
Andrea Anastasio, Createri, Galleria Luisa delle Piane

I Mimetici sono oggetti del quotidiano eseguiti in biscotto di porcellana. Nella seconda cottura, i diversi oggetti si accorpano alle basi in composite nature morte – istantanee di momenti di vita domestica, fermati nel tempo. I Mimetici, una volta reinseriti nel paesaggio domestico, diventano ‘campi’ polifunzionali, attraverso i quali può transitare la vita nel suo continuo mutare. Se per un verso i Mimetici dichiarano la passione dell'autore per la ricerca pittorica di Morandi, per un altro trasformano la realtà tutta in still life, svelando l’enfasi che l’autore pone sulla dimensione contemplativa della ricerca.

Mischiandosi con gli altri oggetti e con il casuale affastellarsi di cose, i Mimetici acquistano funzionalità ibride e multiple e, al tempo stesso, permettono all’autore di celarsi nella realtà, ponendo così l’enfasi sull'universo di cose e segni che accompagna l’uomo nel suo percorso esistenziale. 

Andrea Anastasio, Mimetici, Galleria Luisa delle Piane
Andrea Anastasio, Ikebana, Galleria Luisa delle Piane

Alle pareti immagini tratte da Via Lactea, lavoro fotografico del 2008 che mostra un vasto campionario di tessuti per abbigliamento in un emporio bengalese a New York e da Ikebana, collage fotografici eseguiti tra il 2006-2014. Le immagini degli Ikebana sono tratte dalla rivista omonima che nacque negli anni '50, subito dopo la II guerra mondiale, come collaborazione statunitense-nipponica, per la ricostruzione delle relazioni culturali tra i due popoli.

L’autore ha trovato gli originali di alcune riviste al mercato della carta di Mumbai, in India e ha scelto di scandire le immagini del numero di giugno 1961, mese e anno della sua nascita, arricchendo, in questo modo, di valenze autobiografiche, il lavoro. Le immagini vengono stampate in più copie, per poi essere strappate e pazientemente ricomposte in più strati intrecciati tra loro, andando a comporre ogni volta un’immagine sempre diversa della stessa foto. La serialità, la reiterazione manuale, i tempi lunghi e la concentrazione necessari affinché la foto iniziale possa essere ricostruita, sono gli strumenti prescelti per evocare ciò che è alla base dell’intera ricerca dell’autore: la coniugabilità del limitato e transeunte con l’illimitato e senza fine.


Prodotti: Checkpoint, Giubbotti, Crateri, Mimetici
Fotografie: Via Lactea, Ikebana
Design: Andrea Anastasio

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