Nel novembre del '43, dopo un'interruzione durata quasi un anno, Zve-teremich riprende la sua rubrica – in realtà per congedarsi definitivamente dai lettori. Nella sua ultima riflessione, il critico – toccato direttamente dagli ultimi drammatici eventi: l'armistizio, la liberazione di Mussolini, la nascita della Repubblica Sociale, l'occupazione nazista, che obbliga il figlio Pietro a rifugiarsi in Svizzera in quanto membro del CLN – ripara in una sorta di 'a-gnosticismo' tecnico, cioè dietro una minuziosa quanto arida descrizione analitica dell'organizzazione pubblicitaria, che appare lontana nel tono e nei contenuti dai precedenti interventi. Pur riprendendo il discorso, rinuncia in ultima analisi a quello che era stato il fulcro della sua attività critica, ovvero il costante richiamo al valore della componente estetica in pubblicità, in particolare la sua relazione con le correnti più avanzate dell'arte moderna.
Renato Zveteremich per primo coglie i segnali di una trasformazione ancora in atto ma che prefigura l'emergere nell'immediato dopoguerra di una grafica italiana moderna.
Alessandro Colizzi, Université du Québec à Montréal
1.Carlo Vinti, Gli anni dello stile industriale 1948-1965. Immagine politica culturale nella grande impresa italiana, Università IUAV/Marsilio, Venezia 2007, p. 10;
2. Giorgio Fioravanti, Leonardo Passarelli, Silvia Sfligiotti, La grafica in Italia Leonardo Arte, Milano 1997, p. 88.