Ora e sempre "Less is more"

In occasione del centoventicinquesimo compleanno di Mies, ripubblichiamo qui l'articolo in cui Agnoldomenico Pica presentava l'ultima grande opera del maestro tedesco, la Neue Nationalgalerie di Berlino.

Pubblicato in origine su Domus 478/settembre 1969


La pseudoromanica Matthaikirche, costruita nel 1845 dallo Stuler, e miracolosamente sfuggita ai bombardamenti, che, giusto in occasione del suo centenario, imperversarono da queste parti, è rimasta per quasi vent'anni isolata e derelitta in questa sorta di landa desertica, cui era stata ridotta la zona a Sud del Tiergarten.

Poi, nel '63, non molto discosto dalla chiesa, Hans Scharoun eresse la sua ormai celebre Philharmonie. Ora, al fine di ricostituire, fin dove possibile, quel mirabile patrimonio berlinese di collezioni d'arte che l'ultima guerra ha sconquassato, si è deciso di costruire, qui intorno, a integrazione dei musei di Charlottenburg e di Dahlem, del BruckeMuseum e del Berlin-Museum, un centro culturale di Berlino Ovest, e cioè il Kulturforum am Tiergarten.
Giorno e notte; l'edificio
è visto dal lato della corte delle
sculture, seminterrata: sono evidenti
i due livelli, e le due strutture.
Giorno e notte; l'edificio è visto dal lato della corte delle sculture, seminterrata: sono evidenti i due livelli, e le due strutture.

Il nuovo centro comprenderà la Biblioteca federale d'arte, una Pinacoteca, un Gabinetto delle stampe, una raccolta di sculture, un museo delle arti applicate, oltre agli edifici per il laboratori di restauro e per l'amministrazione generale.
Dell'impegnativo complesso, che graviterà sulla Kemperplatz, si è ora compiuto l'edificio destinato a sede della Neue Nationalgalerie. L'iniziativa, sotto l'egida dell'assessore all'edilizia di Berlino, è stata assunta dalla Stiftung Preussischer Kulturbesitz (Fondazione per la proprietà culturale prussiana). La nuova galleria raccoglie opere d'arte dell'Ottocento e attuali.

Il progetto di Mies van der Rohe, che risale agli anni 1962-65, era già noto, non foss'altro per la pubblicazione curata da Werner Blaser, che già ne aveva indicato gli stretti rapporti con il precedente progetto per la Sala Bacardi a Santi ago, Cuba (1957) e, anche più, con quello per il Museo Georg Schafer di Schweinfurt (1960).
Il nuovo edificio è a due piani, di cui uno seminterrato. Il piano fuori terra è costituito da un'unica aula vetrata su pianta quadrata con lato di m 51,80, e un'area, quindi, di mq 2.683. L'aula superiore poggia su un'ampia terrazza, di m 110X105, soprelevata rispetto al livello stradale, dal quale è accessibile per tre scale. Sotto la terrazza si sviluppa il piano seminterrato che comprende una area di circa mq 10.000.

La Neue Nationalgalerie
di Ludwig Mies van der Rohe, 1968
La Neue Nationalgalerie di Ludwig Mies van der Rohe, 1968
I vari ambienti del seminterrato, riservato alle collezioni permanenti, sono destinati all'esposizione delle opere, alla biblioteca, agli uffici, al ristorante e ai vari servizi. La grande aula superiore è invece destinata a esposizioni temporanee. Una galleria d'arte seminterrata non sembrerebbe del tutto collaudabile per l'impossibilità della illuminazione naturale, sennonché all'inconveniente qui si è ovviato collocando gli spazi per esposizione nella zona frontale, che si affaccia per una vetrata continua su un ampio cortile ribassato.

Il piano inferiore, in cemento armato, si sviluppa secondo una maglia quadrata con pilastri collocati a interassi di m 7,20, pilastri che, nel settore verso il cortile, risultano arretrati onde consentire la continuità della vetrata.

La struttura dell'aula superiore è invece interamente in ferro. Una grande piastra nervata, di oltre due metri di spessore, è semplicemente appoggiata su otto pilastri disposti simmetricamente, ma non agli angoli, che quindi rimangono liberi. Ciascuno degli otto pilastri è formato da profilati a T saldati in modo da dare una sezione orizzontale cruciforme.
A proposito di quest'opera di Mies van der Rohe si è ricordata quella raffinata citazione dall'ellenismo asiatico che è l'Alte Museum di Karl Friedrich Schinkel (1823).
Fronte dell’ingresso: da questo lato
la strada è a livello della piattaforma
di copertura del museo, e ciò
che appare è solo il padiglione superiore,
centrale, destinato alle mostre
temporanee.
Fronte dell’ingresso: da questo lato la strada è a livello della piattaforma di copertura del museo, e ciò che appare è solo il padiglione superiore, centrale, destinato alle mostre temporanee.
La soluzione della Sala Bacardi – in cemento armato con piastra di copertura in precompresso – è maturata, attraverso la mediazione del progetto per il Museo Schafer, in questa applicazione, che eguaglia per prestigio, ma supera per nitore e semplicità la Convention Hall di Chicago del '53-54. A proposito di quest'opera di Mies van der Rohe si è ricordata quella raffinata citazione dall'ellenismo asiatico che è l'Alte Museum di Karl Friedrich Schinkel (1823).

Il riferimento non è immotivato; anche noi parlammo di segreta vena neoclassica a proposito di Gropius; nel caso di Mies van der Rohe, tuttavia, e specie davanti a quest'ultima opera, non ci sentiremmo di dire altrettanto. La raffinatezza di uno Schinkel e la sua vocazione alla fermezza di un ordine non mai equivocabile si ritrovano anche nel Maestro di oggi, ma come non riconoscere che la sottigliezza, necessariamente e puntualmente riflessa e cioè di derivazione, di uno Schinkel, in Mies van der Rohe si traduce in ordine indipendente, accortamente elementare, che mira soltanto a determinare il più semplice meccanismo statico capace di dare il voluto risultato spaziale, senza ridondanze e senza complicazioni? Non dunque neoclassicismo, questa volta, ma semmai un'essenziale classicità. Agnoldomenico Pica
La grande piattaforma
dal lato della corte, e un
grande <i>stabile</i> di Calder; nel
fondo, la Matthaikirche.
La grande piattaforma dal lato della corte, e un grande stabile di Calder; nel fondo, la Matthaikirche.

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