Il nuovo Domus si interroga sul futuro della casa

La crisi abitativa è un problema globale, che non si limita alle città, ma riguarda anche gli sfollati. Una possibile soluzione è la Essential House della Norman Foster Foundation.

Su una popolazione mondiale di 8,1 miliardi, 1,6 miliardi ha condizioni abitative inadeguate, secondo le Nazioni Unite. L’80 per cento delle città non ha soluzioni a prezzo congruo per la maggioranza della popolazione, secondo il World Green Building Council, e la situazione va peggiorando. Secondo Un-Habitat, per accogliere i 3 miliardi di persone che secondo le stime richiederanno entro il 2030 un alloggio adeguato, si dovranno costruire 90.000 nuove abitazioni al giorno. Il problema non si limita alle città. Oggi 103 milioni di sfollati sono costretti a lasciare le loro case. Molti trovano riparo in campi concepiti come soluzioni temporanee ma che – la realtà lo dimostra – si trasformano in insediamenti permanenti dove le famiglie rimangono per anni e perfino per generazioni, benché i ricoveri che li accolgono siano spesso strutture scadenti.

La Norman Foster Foundation, insieme con Holcim, ha sperimentato un’alternativa che prevede strutture più durevoli ed efficienti di rapidissima costruzione, che creano case per i rifugiati, invece che ricoveri. Sulla scorta dei concetti messi a punto nel 2022 da studiosi e consulenti della Norman Foster Foundation nel corso Shelters Workshop, Holcim ha invitato Foster e il suo gruppo di lavoro a proseguire queste ricerche. Insieme hanno elaborato l’Essential Homes Research Project, presentato a Venezia alla Biennale Architettura 2023 in due interventi.

Visualizzazione di un insediamento realizzato con le Essential Home ed esploso che mostra possibili configurazioni dei componenti. © DBox for the Norman Foster Foundation

Il primo era un prototipo su scala reale della Essential Home realizzato ai Giardini della Marinaressa, costruito con rotoli di tessuto impregnato di cemento a basso livello di carbonio che, all’applicazione dell’acqua, formava un guscio esterno solido. Vi si possono aggiungere sistemi di isolamento per accrescere il comfort interno e pavimenti in piastrelle di questo speciale cemento e aggregati speciali per indicare percorsi e illuminare. La struttura si costruisce in quattro giorni, ha un’impronta di carbonio inferiore del 70 per cento rispetto a un’abitazione delle stesse dimensioni costruita con tecniche tradizionali ed è interamente riciclabile. Il sistema modulare incrementale, progettato per durare oltre 25 anni, soddisfa i bisogni delle famiglie dei profughi grazie a una struttura che, nel tempo, può ampliarsi per diventare una casa più strutturata.

Il secondo intervento, a Palazzo Mora, collocava il progetto nel più ampio contesto storico delle strutture temporanee e della prefabbricazione. La mostra comprendeva disegni, rendering, video, modelli e materiali del progetto, in una riflessione su come accogliere le famiglie dei profughi possa tradursi in alloggi sostenibili per tutti. Il progetto è stato premiato come Architectural Innovation of the Year ai Global Architecture Design Awards 2023. L’idea è stata ulteriormente elaborata, ampliando la famiglia della Essential Home per configurare uno schema di case a schiera, che consentono di creare nuovi quartieri sostenibili a basso prezzo. Invece di creare file infinite di costruzioni identiche, si concentrerà sulla realizzazione di comunità vitali pienamente integrate, che comprendano spazi pubblici, percorsi pedonali, trasporti pubblici, edifici a destinazione mista e disponibilità di spazi verdi. Concetti trasversali applicabili alle comunità avanzate quanto a quelle in via di sviluppo. Oltre al diritto di avere un’abitazione dignitosa, si dovrebbe avere anche quello di vivere in un contesto sano che soddisfi i propri bisogni fondamentali.

Interno della Essential Home. Foto © Chiara Becattini

La Norman Foster Foundation ha anche collaborato con Tata Trusts e il Governo di Odisha, in India, all’Odisha Liveable Habitat Mission, che ha ottenuto nel 2018 il World Habitat Award. La scelta politica rivoluzionaria di assegnare la proprietà dei terreni agli abitanti degli insediamenti informali è stata affiancata a un intervento urbanistico che consentisse di migliorarli. La fondazione ha mantenuto in Orissa una presenza fisica costante. Tra le località state scelte dal Governo per la fase attuativa c’è il villaggio di pescatori Nolia Sahi, con un progetto dal basso che ha messo al proprio centro gli interessi della comunità identificati e suddivisi fra tre gruppi: i pescatori e gli esercenti, gli uomini, le donne, che hanno identificato come elementi chiave la spiaggia e le strade principali, in base un modello tridimensionale dell’insediamento complessivo.

La Norman Foster Foundation ha sperimentato un’alternativa che prevede strutture più durevoli ed efficienti di rapidissima costruzione, che creano case per i rifugiati, invece che ricoveri.

La spiaggia era al centro degli interessi del primo gruppo, che aveva le idee chiare sugli spazi di lavoro per stendere le reti ed essiccare il pesce. Ciò si sovrapponeva alle preoccupazioni dei residenti della zona, le cui case erano fortemente minacciate dalle tempeste. L’idea era trasferire i residenti della fascia costiera in luoghi più sicuri, creando nuovo spazio per i pescatori e le loro attività. Nuovi alberi piantati lungo il confine meridionale dell’area avrebbero protetto dai venti, oltre che abbellire, rinfrescare e dare ombra.

Esploso che mostra possibili configurazioni dei componenti. Courtesy of the Norman Foster Foundation

Il secondo gruppo di consultazione – gli uomini – si è occupato del percorso diagonale nel cuore della comunità: una scorciatoia che collegava l’area economica e dinamica della spiaggia con quella sociale al riparo dalle tempeste, che sarebbe stata poi rafforzata da collegamenti migliori ed estesa in lunghezza per raggiungere gli ampliamenti più recenti dell’insediamento.

Il terzo gruppo – le donne – era quello di gran lunga più attivo politicamente. Chiedeva maggiore disponibilità di ricoveri d’emergenza, sicurezza e sanità. Proponeva più strade trasversali collegate con la zona nord, lungo la diagonale e sulla fascia costiera. Ciò avrebbe accresciuto l’accesso alle case dal 63 al 93 per cento. Dallo scambio nacquero altre iniziative come il drenaggio di una zona allagata al confine nord per dare spazio all’espansione della comunità e al reinsediamento dei residenti della zona costiera. Vennero proposti spazi e servizi comuni agli incroci delle strade principali e distribuiti bagni pubblici in determinati incroci per facilitare la transizione dai servizi igienici a cielo aperto – dove le donne usavano il lato nord e gli uomini quello sud – ai bagni individuali delle case ristrutturate.

Lo sviluppo del piano regolatore richiese di attivare altri laboratori nelle scuole locali, dove i bambini indicavano nuovi spazi esterni attraverso modelli di bastoncini di legno. Questo abbozzo del futuro venne approvato per alzata di mano in una specie di riunione di un consiglio comunale. L’assemblea fu dominata dalle donne. In parallelo ai negoziati con il Governo fecero sì che, in poco più di un anno, la realizzazione del piano arrivasse a una fase avanzata, con il drenaggio della palude, la pavimentazione delle nuove strade, la creazione di spazi pubblici e aree di gioco, oltre che la transizione a servizi igienici moderni.

Copertina di Domus 1089, Aprile 2024

L’iniziativa dell’Orissa, anche se interrotta dal Covid-19, ha dimostrato due cose. Prima di tutto, la possibilità di rigenerare le baraccopoli dall’interno, basandosi sull’identità del luogo invece di spianare le comunità con i bulldozer e trasferire i residenti lontano dalle loro fonti di sussistenza. Poi il valore di un’impostazione dal basso del piano regolatore. È molto più fruttuoso usare le competenze progettuali per individuare i bisogni e i desideri dei cittadini che non per imporre soluzioni preconcette.

Le Essential Home e le iniziative dell’Orissa sono un esempio di come il problema del futuro dell’abitazione e della comunità possa essere affrontato contemporaneamente da prospettive diverse. Interventi integrati su più scale ridurranno l’attuale carenza di abitazioni e daranno speranza nel futuro della casa e dei quartieri.

Immagine di apertura: Il prototipo in scala reale della Essential Home ideata dalla Norman Foster Foundation con Holcim e presentata ai Giardini della Marinaressa di Venezia in occasione della Biennale di Architettura 2023 . Foto © Chiara Becattini

Speciale Guest Editor

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