Il tempo del disegno

L’uscita del libro-catalogo della mostra “The Marriage of Reason and Squalor
” dedicata ai disegni di Pier Vittorio Aureli è l’occasione perfetta per compilare una lista di note sul tempo del disegno.

Pier Vittorio Aureli, The Marriage of Reason and Squalor, Black Square Press, Betts Project Architecture Gallery, 2014.
Ho più volte pensato di scrivere un testo sul disegno, volevo riflettere sul senso del disegnare senza uno scopo preciso, un fine che non è la rappresentazione di un progetto da realizzare, disegnare come scrittura quotidiana, una scrittura che è un po’ ricerca autonoma, un’attività legata allo scorrere del tempo, il tempo del pensiero. Sapendo che dopo attraverso questo tempo, le parole spese produrranno idee di architettura. Non l’ho mai fatto.
Pier Vittorio Aureli, <i>Untitled 3</i>, 2001-2014, ink on paper, 50 x 50 cm
Pier Vittorio Aureli, Untitled 3, 2001-2014, inchiostro su carta, 50 x 50 cm
Colgo quindi l’occasione dell’uscita di questo libro-catalogo, della mostra “The Marriage of Reason and Squalor
 Drawings for Non-compositional Architecture” pubblicato dalla giovane casa editrice Black Square Press per la Betts Project Architecture Gallery di Londra, per compilare una lista di note sul tempo del disegno.

I disegni di Pier Vittorio Aureli presentati in questa mostra sono un’azione lenta che precede o a volte prosegue i temi d’architettura affrontati dallo studio Dogma nei suoi progetti.

Un esercizio che prelude a un’architettura compositiva – e per compositiva intendo un’architettura capace di mettere a sistema differenti scale del progetto – che può essere raggiunta solo attraverso il suo esatto contrario. Un esercizio non compositivo infatti, esclude dalla rappresentazione ogni tipo di programma, legame con la città e riflessione progettuale se non quella del darsi delle regole da applicare correttamente.

Pier Vittorio Aureli, <i>Untitled 6</i>, 2001-2014, ink on paper, 50 x 50 cm
Pier Vittorio Aureli, Untitled 6, 2001-2014, inchiostro su carta, 50 x 50 cm

Le visioni di Aureli sono frutto di una scelta precisa, la tecnica prima di tutto è quella del tratteggio regolare, matita e china lo strumento, la forma del foglio sempre uguale 50 x 50 cm, il tema quello di edifici senza un programma preciso.

Ecco quindi che ci confrontiamo con disegni e modelli particolari che hanno perduto o non hanno mai avuto una funzione prescrittiva e che sono prima di tutto e soprattutto disegni e modelli di cose, in cui una particolare idea di cosa, più o meno consapevolmente accettata, può dunque mostrarsi più facilmente... [1]

Modelli che, una volta sedimentati, possono essere tradotti attraverso il progetto, ma anche utilizzati attraverso riscritture successive. Da questo confronto, dobbiamo essere bravi a estrarre significati che vanno oltre le forme e oltre la semplice rappresentazione grafica, dobbiamo essere capaci di pensare l’architettura in un modo diverso.
Al di là del valore estetico dei disegni di Aureli quello che m’interessa sono i motivi che portano un progettista a lavorare sulle immagini che raffigurano idee di architettura, a prescindere dalla tecnica utilizzata per segnare il foglio bianco. Le mie note partono da alcune parole chiave estratte dai testi  che completano il catalogo e formano un breve dizionario sull’atto del disegnare.
Pier Vittorio Aureli, <i>Untitled 9</i>, 2001-2014, ink on paper, 50 x 50 cm
Pier Vittorio Aureli, Untitled 9, 2001-2014, inchiostro su carta, 50 x 50 cm
Ricerca: la ricerca costante di un progettista, si deve portare avanti attraverso metodi ed esericizi diversi, il disegno è uno di questi. Il disegno produce riflessioni sotto forma di architetture astratte che agiscono sul nostro immaginario e che quindi non hanno nulla a che fare con la realtà dello spazio costruito ma anticipano possibili direzioni, creano le condizioni per pensare l’architettura.
Organizzazione spaziale: l’architettura si definisce attraverso configurazioni spaziali in questo caso specifico lo spazio nasce dalla semplice articolazione di un sistema di muri che lo delimitano. Il muro è un limite attraverso il quale mediare le relazioni degli individui che abitano lo spazio urbano, le possibili configurazioni che emergono da questi esercizi indagano le possibilità di questa mediazione tra interno ed esterno. Definiscono possibilità combinatorie.
Pier Vittorio Aureli, <i>Untitled 19</i>, 2001-2014, ink on paper, 50 x 50 cm
Pier Vittorio Aureli, Untitled 19, 2001-2014, inchiostro su carta, 50 x 50 cm

Dipinti: I disegni sono immagini che definiscono la poetica del loro autore.  Il fatto che già dal titolo questi disegni evocano un riferimento alla pittura (il titolo richiama un dipinto di Frank Stella del 1959) dimostra che per un progettista è importante confrontarsi con le altre arti, guardare la pittura, l’immagine come un luogo per la formazione di una propria idea di mondo. Non dobbiamo dimenticare che l’atto fondamentale della conoscenza umana è orientarsi di fronte al caos attraverso la posizione di immagini e segni. [2] Disegnare significa quindi orientarsi, selezionando gli elementi da rappresentare, cercando i limiti della propria disciplina.

Paradosso: Attraverso i paradossi, affermazioni che sono o sembrano in contrasto con il giudizio comune è possibile liberarsi da tutta una serie di impalcature e convenzioni, si riesce a trasformare lo scorrere del tempo in un tempo del pensiero.

Oggi spesso si sente dire che Il ritorno al disegno è un ritorno al passato niente di più sbagliato pensare attraverso le immagini è pensare il futuro.

Pier Vittorio Aureli, <i>Untitled 24</i>, 2001-2014, ink on paper, 50 x 50 cm
Pier Vittorio Aureli, Untitled 24, 2001-2014, inchiostro su carta, 50 x 50 cm
Il tempo: questa parola non è mai citata nel testo introduttivo (ma è descritta in modo indiretto dalla post-fazione di Thomas Weaver), è una componente fondamentale del disegnare, del prendere atto di una determinata realtà. Il tempo del disegno permette al pensiero teorico di sedimentarsi nella nostra mente. Il disegno misura questo tempo trascorso a pensare. Lo scorrere del tempo è funzionale allo sviluppo di una direzione parallela, una divagazione che il più delle volte esula dal prodotto finale.
Saper guardare: l’atto del guardare è da prima un gesto collettivo tutti possiamo farlo, pochi ci riescono, disegnare è un modo di guardare. Guardarsi dentro prima, per portare avanti la propria idea d’ architettura, annotando giorno dopo giorno i tratti che la contraddistinguono. Guardare fuori, subito dopo, per osservare le possibilità nel reale di questo sguardo interiore.
Tornando ai disegni di Aureli possiamo dire che s’inseriscono in una tradizione molto precisa dell’architettura italiana, inevitabile pensare a Franco Purini o Costantino Dardi, fatta di momenti  di riflessione diversi dove il disegno come esercizio occupa uno spazio importante. Un esercizio che produce architetture in attesa che pur rifiutando un programma preciso, foglio dopo foglio, aspettano di trasformarsi in qualcosa di più definito che non è necessariamente architettura.
© riproduzione riservata

Note
1. Emanuele Garbin, In Bianco e Nero, Quodlibet Studio, 2014
2. F. Saxl Discorso di commemorazione di Aby Warburg (1929) au taut 321-322 2004

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