Reporting from the front

Presentata oggi, la #BiennaleArchitettura2016 di Aravena si propone “di condividere il lavoro delle persone che scrutano l’orizzonte alla ricerca di nuovi ambiti di azione”.

Reporting from the front

Presentata oggi a Venezia, la 15. Mostra Internazionale di Architettura diretta da Alejandro Aravena s’intitola “Reporting from the Front” e prevede un unico percorso espositivo dal Padiglione Centrale (Giardini) all’Arsenale che include 88 partecipanti da 37 Paesi. Di questi, 50 sono presenti per la prima volta e 33 sono gli architetti under 40.

62 le partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia; cinque i Paesi presenti per la prima volta: Filippine, Kazakistan, Nigeria, Seychelles e Yemen. Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale sarà curato quest’anno da Simone Sfriso, team curatoriale Massimo Lepore, Simone Sfriso, Raul Pantaleo TAMassociati.
Reporting from the front
Battle of Words – le parole chiave della Biennale di Alejandro Aravena
“In un viaggio attraverso l’America del Sud – racconta Alejandro Aravena – Bruce Chatwin incontrò una signora anziana che attraversava il deserto portando una scala di alluminio in spalla. Era l’archeologa tedesca Maria Reiche che studiava le linee Nazca. Viste in piedi sul terreno, le pietre non avevano alcun senso; sembravano nient’altro che pietrisco. Ma dall’alto della scala, le stesse pietre formavano un uccello, un giaguaro, un albero o un fiore”. Aravena auspica così che la Biennale Architettura 2016 offra “un nuovo punto di vista come quello di Maria Reiche dalla scala. Di fronte alla complessità e alla varietà delle sfide alle quali l’architettura deve dare risposta, ‘Reporting from the Front’ si propone di dare ascolto a quelli che hanno potuto acquisire una prospettiva e che sono quindi in grado di condividere sapere ed esperienze con noi che stiamo in piedi sul terreno”.
Reporting from the front
Reporting from the front, il manifesto della 15. Biennale di Architettura
“Siamo convinti – spiega Aravena – che l’avanzamento dell’architettura non sia un obiettivo in sé, ma un mezzo per migliorare la qualità di vita delle persone. Dato che la vita oscilla tra le necessità fisiche più essenziali e le dimensioni più immateriali della condizione umana, ne consegue che l’impegno per migliorare la qualità dell’ambiente edificato deve agire su molti fronti: dalla garanzia di standard di vita molto pratici e concreti, all’interpretazione e alla soddisfazione dei desideri umani, dal rispetto dell’individuo alla cura del bene comune, dall’efficienza nell’accogliere le attività quotidiane all’espansione dei confini della civiltà”. La proposta curatoriale pertanto è duplice: “da una parte, vorremmo allargare l’arco dei temi ai quali l’architettura dovrebbe fornire delle risposte, aggiungendo esplicitamente alle dimensioni culturali e artistiche che già appartengono alle nostre finalità, quelle che si collocano sul lato sociale, politico, economico ed ambientale dello spettro. Dall’altra parte, vorremmo evidenziare il fatto che l’architettura è chiamata a rispondere a più di una dimensione alla volta, integrando una varietà di ambiti anziché scegliendo uno rispetto ad un altro”.
Reporting from the front
Paolo Baratta e Alejandro Aravena. Photo Giorgio Zucchiatti
“Reporting from the Front propone dunque di condividere con un pubblico più ampio, il lavoro delle persone che scrutano l’orizzonte alla ricerca di nuovi ambiti di azione, affrontando temi quali la segregazione, le disuguaglianze, le periferie, l’accesso a strutture igienico-sanitarie, i disastri naturali, la carenza di alloggi, la migrazione, l’informalità, la criminalità, il traffico, lo spreco, l’inquinamento e la partecipazione delle comunità. Propone altresì di presentare degli esempi di sintesi delle diverse dimensioni, dove il pragmatico si intreccia con l’esistenziale, l’attinenza con l’audacia, la creatività con il buon senso”. “Non è facile – conclude Aravena – raggiungere un tale livello di espansione e sintesi; sono battaglie tutte da combattere. Il rischio sempre incombente di insufficienza dei mezzi, i vincoli spietati, la mancanza di tempo e le urgenze di ogni sorta rappresentano una costante minaccia e spiegano perché così spesso non riusciamo ad assicurare la qualità. Le forze che contribuiscono a dare forma all’ambiente costruito non sono poi necessariamente amichevoli: l’avidità e l’impazienza del capitale; o l’ottusità e il conservatorismo della burocrazia tendono a produrre ambienti banali, mediocri e monotoni. Sono queste le prime linee dalle quali vorremmo notizie da diversi professionisti, condividendo successi e casi emblematici nei quali l’architettura ha potuto, può e potrà fare la differenza”.

Sono tre i Progetti Speciali della 15. Mostra, il primo promosso dalla Biennale, gli altri due frutto di accordi stipulati con altre istituzioni, organizzati e realizzati dalla Biennale stessa. L’esposizione curata dall’architetto Stefano Recalcati, dal titolo “Reporting from Marghera and Other Waterfronts”, analizzerà nella sede espositiva di Forte Marghera (Mestre, Venezia) progetti significativi di rigenerazione urbana di porti industriali, contribuendo a stimolare una riflessione sulla riconversione produttiva di Porto Marghera.

L’accordo di collaborazione con il Victoria and Albert Museum di Londra troverà un suo primo passo nel padiglione delle arti applicate alle Sale d’Armi dell’Arsenale, con il titolo “A World of Fragile Parts”, a cura di Brendan Cormier.

Infine, in previsione della conferenza mondiale delle Nazioni Unite – Habitat III, che si terrà a Quito in Equador nel mese di ottobre 2016, e nel contesto del programma Urban Age, organizzato congiuntamente dalla London School of Economics e dalla Alfred Herrhausen Society, la Biennale allestirà, sempre alle Sale d’Armi, un padiglione dedicato ai temi dell’urbanizzazione – “Report from Cities: Conflicts of an Urban Age” – con particolare attenzione al rapporto tra spazi pubblici e spazi privati, curato da Ricky Burdett.

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