Al MAST di Bologna, le immagini degli anni Quaranta del fotografo svizzero affrontano, con approccio critico di grande impatto visivo, il tema del rapporto tra uomo e macchina.
Alla Fondazione MAST di Bologna, due mostre dedicate al fotografo svizzero Jakob Tuggener (1904-1988) raccolgono le due serie di immagini Fabrik 1933–1953 e Nuits de Bal 1934–1950, per la prima volta in Italia.
La serie Fabrik 1933–1953 comprende oltre 150 stampe originali del lavoro di Tuggener, sia tratte dal suo libro fotografico FABRIK – saggio unico nel suo genere con un approccio critico di grande impatto visivo e umano sul tema del rapporto tra l’uomo e la macchina – sia da altri scatti dell’artista che affrontano momenti del lavoro nel suo paese. Fabrik uscì nel 1943 in piena Seconda guerra mondiale e Tuggener, oltre a ripercorrere la storia dell’industrializzazione, aveva la finalità, non sempre svelata, di illustrare il potenziale distruttivo del progresso tecnico indiscriminato il cui esito, secondo l’autore, era la guerra in corso, per la quale l’industria bellica svizzera produceva indisturbata. Nuits de bal 1934–1950, che comprende le fotografie di balli e altre occasioni mondane, è oggetto di proiezioni negli spazi del MAST.
Tuggener, affascinato dall’atmosfera spumeggiante delle feste dell’alta società, aveva iniziato a fotografare a Berlino le dame eleganti e i loro abiti di seta, ma è a Zurigo e a St Moritz che con la sua Leica, indossando lo smoking, ha colto le misteriose sfaccettature delle Nuits de bal. Riprendeva con il suo obiettivo anche “il lavoro invisibile” dei musicisti, dei camerieri, dei cuochi, dei valletti, dei maître, che attraversavano silenti il mondo festoso e autoreferenziale degli incuranti ospiti. Questi ultimi osteggiarono la pubblicazione del materiale, in quanto preferivano rimanere anonimi.
Il contrasto tra la luminosa sala da ballo e il buio capannone industriale caratterizzarono la sua opera artistica e per rappresentare l’eclettismo e l’eccezionalità dell’artista, il percorso espositivo è arricchito anche di lungometraggi e prototipi dei libri. Jakob Tuggener si definiva “un poeta dell’immagine”. Oltre a usare la macchina fotografica, si interessava alla pittura e dirigeva film ispirandosi all’espressionismo tedesco degli anni Venti. Era un osservatore e un magistrale interprete del mondo dei forti contrasti. “Seta e Macchine, questo è Tuggener”, amava affermare di se stesso.