LINEA D'ACQUA. London Thames Gateway: futuro liquido

Fino a quando e dove, devono e possono estendersi le città nei territori fragili? Fino a quando e dove può estendersi Londra, in un territorio fragile come l’estuario del Tamigi?
Fragile qui significa rischio inondazione, un evento storico devastante del 1953 e la consapevolezza dell’innalzamento del livello del mare. Aspetti che lascerebbero spazio ad una soluzione semplice: lasciare libere le aree a rischio.

È affidato al progetto London Thames Gateway il compito di riequilibrare sviluppo e crescita della metropoli Londra: attualmente pensiero-priorità per il governo, nel 2050 concretamente nell’agenda del sindaco. Il progetto Thames Gateway riguarda gran parte delle aree a rischio inondazione.

L’espansione di Londra è prevista in parte verso nord e principalmente ad est, per circa 80 km di estensione sulle due sponde del fiume, dai Docklands all’estuario, per un totale di 17 distretti di governo locale, pari ad una popolazione di 1,6 milioni di persone. Primo grande passo, la realizzazione della Lower Lea Valley destinata ad accogliere l’insediamento della nuova Città Olimpica 2012 ed a completarsi nel 2020.
A risolvere/accantonare il problema ambientale si è provveduto immediatamente, nell’idea a monte risolutiva, che il sistema difensivo necessario a fronteggiare eventuali inondazini, verrà strutturato contestualmente, insieme e durante la realizzazione stessa del grande progetto. Via libera dunque.
Di più, nel 2007 il Thames Gateway Delivery Plan ha designato l’area quale eco-regione del Regno Unito, con ruolo di protezione e miglioramento della sostenibilità in termini di qualità ambientale, riduzione delle immissioni di carbonio, e supporto allo sviluppo della green economy. Meglio di così!

Che l’area necessiti di una profonda riqualificazione non v'è alcun dubbio. Che la “naturale” tendenza di espansione/connessione di Londra vada in direzione EST, nemmeno. Le due differenti domande di suolo sono state interpretate –se a buona ragione lo vedremo- come occasione-sfida per realizzare la più grande metropoli sostenibile del 21° secolo.

Come attuare, tutto insieme così, un simile mega progetto per un’area pari a 80 km di lunghezza per circa 20 di ampiezza? Chi farà cosa?

Tra compiti e competenze, distribuiti fra attori orgogliosi di prender parte ad una delle trasformazioni territoriali più imponenti e ambiziose in Europa, si registra una confusa sovrapposizione di meccanismi e organizzazioni coinvolte. Il tempo c'è, le riflessioni pure, e le proposte progettuali si moltiplicano.

Un modo per fare buon uso di questi territori potrebbe essere focalizzare la riqualificazione su elementi chiave, quali l’ambiente e il paesaggio prima di tutto. Temi da sostituire in via preliminare a qualsiasi altro intervento, da sostituire a target puramente economici e quantitativi come ad esempio il numero di nuovi alloggi da realizzare, o i dati statistici dei livelli di occupazione e sviluppo aziendale.

La prima infrastruttura in ambienti delicati come l’estuario del Tamigi è data dalla valorizzazione di un paesaggio e di un ambiente in cui zone inondabili, aree umide e attività umane fanno tutt’uno da sempre, nel rispetto reciproco.

Terry Farrell ha proposto “The Parkland”, la sua idea di landscape regeneration per l'estuario del Tamigi. Il progetto si chiama anche “One vision – A Thousand Projects”, nell’intento di sottolineare l’importanza di tempo e spazio in operazioni così importanti, ovvero di individuare fasi ben precise per azioni e interventi altrimenti confusi gli uni sugli altri. Nel suo progetto ci sono i “paesaggi blu” dell’acqua (il Tamigi in quell'area conta circa 60 affluenti); i “paesaggi verdi” dei parchi e i “paesaggi marroni” delle città. Ogni paesaggio ha le sue regole di relazione con gli altri e in riferimento a quelle, organizza i suoi propri spazi e attività.

1.25 milioni di persone, 75 stazioni della metropolitana e 441 scuole sono attualmente ad alto rischio inondazione a Londra. Ad alto rischio di futuro liquido.

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