Milano Design Week

Salone del Mobile e Fuorisalone 2024


5 luoghi dove fuggire dalla Design Week (senza fuggire da Milano)

Garantire la possibilità di godersi Milano questa settimana anche a chi non ha il Fuorisalone come ragione di vita, è una questione di design inclusivo: scoprendo questi luoghi che vi proponiamo, potrebbe succedere.

di Giovanni Comoglio

Partiamo da un’espressione ricorrente: il Fuorisalone riscrive la geografia di Milano per una settimana intera. Proviamo – in tutta rapidità, che tanto in Design Week si parla già a sufficienza – a decostruirla, e capire cosa implica; senza fingere alcuna estraneità, perché se questa espressione è realtà – e lo è decisamente – i media ne sono pienamente e convintamente responsabili. In Design Week si riscrive l’atlante di Milano, quindi: i distretti – Brera, 5 vie, Tortona, i nuovi arrivi e le trapassate memorie – le location, le aperture di luoghi impossibili da vedere nel resto dell’anno, gli epicentri del guardare, gli epicentri dell’ascoltare, gli epicentri del bere, più o meno gratuito o desiderato. 

Un grande collettore, che si spinge sempre più al di fuori dei confini che aveva alle origini, finendo in Brianza e lambendo i panorami periferici di Linate e della Barona. Un collettore di interessi e di stimoli, ma anche un grande generatore di fomo, se non di insofferenza per chi si trovasse a non avere interesse, o possibilità, nel saltare sulla carovana dei design enthusiast. Inclusività, parola d’ordine in tempo di Fuorisalone – anche se mai quanto “immersivo” – ha a che fare esattamente con questo: si può sopravvivere, se non davvero vivere a Milano nel ruolo di estranei alla design week, di pazienti partner di persone coinvolte, di pieni partecipanti che arrivati al terzo giorno iniziano a sognare montagne e prati, e si rendono conto di non poter imputare questo sogno ad uno sbagliato di troppo?

Si può sgusciare tra distretti, location, showroom e immancabilmente imperdibili eventi e cercare altro, senza doverlo fare per forza come ladri fuggitivi? Senza alcun dubbio, sì. Il principio è quello del design for all: tutt, non solo chi ha un vantaggio o un impedimento, devono poter usufruire e godere di uno stesso oggetto, e stavolta l’oggetto è Milano. 

Una piccola selezione per provare a vedere Milano come città non impermeabile a chi cerca “solo una città” e non il reattore nucleare del sistema design, vi porterà su una montagna, in una oasi modernista, a passeggio dentro un capolavoro dell’arte contemporanea, senza dover superare i bastioni della tangenziale. 

1. Un libro in biblioteca Sormani

Siamo in pieno centro, a due passi dai fuochi d’artificio installativo-rinascimentali di Università degli Studi, e Milano già regala uno dei capolavori della sua architettura moderna, forse quello dalla personalità più schiva ma riccamente complessa: lo ha progettato e realizzato tra 1948 e 1956 Arrigo Arrighetti – quell’architetto che da dipendente e dirigente comunale ha dato alla città perle come la chiesa brutalista di San Giovanni in Bono – ed è il palazzo Sormani, ristrutturato dopo i pesanti bombardamenti della seconda guerra mondiale per diventare sede della biblioteca civica. 

Se non si viene sommersə dalla polvere del welfare comunale definanziato, come ha avuto modo di commentare uno di noi, ci si può invece immergere nella quiete di una sala lettura moderna dove una luce garbata inonda gli spazi e il rumore di fondo finalmente si cheta. Uscendo o arrivando, passate però qualche minuto ad apprezzare la griglia razionale delle murature laterali col suo ipnotico pattern a riquadri.

2. Scalare il Monte Stella

Milano non ha fiumi (più o meno), non ha mari, non ha colline, non ha monti. E invece l’ultima era sbagliata. Non parliamo delle Alpi, più spesso nascoste dallo smog che visibili, ma di un altro episodio fisico della Milano moderna: il Monte Stella con i suoi 45 metri di altezza, creato a partire da fine ’40 con le macerie dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, ma anche dei bastioni spagnoli, di cui veniva completata la demolizione. È un punto panoramico impareggiabile per avere davanti a sé tantissimi capitoli della storia della città: dalle torri di CityLife, alle sperimentazioni abitative del QT8 – progetto di cui il Monte è sempre stato parte – si passa per lo stadio di San Siro, l’immancabile Duomo e, se finalmente si posa lo sguardo, un po’ di verde.

3. Godersi il paesaggio milanese in Porta Romana

A sud est delle mura spagnole, attorno a quella strada che si allargherà sempre di più fino a diventare l’autostrada del Sole, cresce nei secoli un quartiere di Milano che, dal 1884, sarà una delle aree dove più chiaramente si applicherà la visione di ampi assi alberati e piazzali-parco del piano regolatore di Cesare Beruto.  Un quartiere di cui si riesce a respirare la vita quotidiana, praticamente intoccata dal minimo segno di design week, inalando a pieni polmoni anche la storia dell’architettura moderna che si è poi incastonata nei decenni tra i palazzi ottocenteschi. Per dirne due: la casa in via Quadronno di Mangiarotti e Morassutti, e il complesso dei Giardini d’Arcadia di Castelli Ferrieri, Gardella e Menghi.

4. Esplorare il Cimitero Monumentale

Corpi Celesti è un geniale pezzo di teatro dell'altrettanto geniale gruppo catalano El Conde de Torrefiel, che ricalcando la formula spesso abusata del podcast invita lo spettatore/ascoltatore a riscoprire... i cimiteri. A Milano è protagonista il Cimitero Monumentale, alle spalle di Paolo Sarpi (e del relativo distretto), che nel racconto teatrale diventa il luogo del sogno, delle anime addormentate tra cui vagare per riscoprirne i racconti. O più semplicemente la città dei morti dove vagare per ritagliarsi uno spazio sospesa nella città dei vivi. In questo luogo di cripte monumentali sono custoditi i corpi di alcuni dei milanesi più celebri. Uno spazio di silenzio e perché no di bellezza. Corpi celesti è portato in Italia da Triennale Teatro e sarà disponibile per tutta la Design Week e oltre, fino primo maggio.

5. Passeggiare tra i Palazzi Celesti di Kiefer in Hangar Bicocca

Dai corpi celesti ai Palazzi Celesti, il passo è breve, e nemmeno in senso troppo figurato. Alla dismissione delle strutture Breda, in direzione Sesto San Giovanni, che hanno reso la loro area uno dei primi quadranti industriali del Nord Italia, nel 2004 Pirelli ha creato il suo complesso per l’arte contemporanea diventato allo stesso tempo un epicentro urbano e culturale.

I Palazzi Celesti di cui sopra sono 7, e sono la monumentale opera di Anselm Kiefer in installazione permanente dentro l’Hangar: l’accesso all’intera struttura è gratuito, e questo la rende di fatto uno spazio pubblico, dove si può in piena libertà fare una passeggiata dentro un Anselm Kiefer.

6. Bonus track: partire per Venezia

Biennale di Venezia 2024. Foto Matteo De Mayda

Vi abbiamo parzialmente illuso: 5 luoghi in Milano ci sono, ma il gesto di radicale sottrazione alla Design Week, in un 2024 eventi sovrapposti, resta il salire su un treno e nel giro di 3 ore trasferirsi nel circo artistico di Biennale. Chiaramente, in questo caso la riduzione della fomo non può essere garantita – sono giorni di pre-opening quindi Arsenale e Giardini non sono accessibili a tutt – ma le mostre sparse per la città stanno già fremendo, da Pierre Huyghe a Punta della Dogana a Berlinde de Bruyckere a San Giorgio Maggiore, da Jean Cocteau alla Guggenheim ai Lalanne a Palazzo Rota Ivancich.

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