Da Hockney a Kanye: l’eterno fascino della polo da rugby

Indumento sportivo diventato icona e amato da artisti e musicisti, da David Hockney a Mick Jagger e Kanye West, ecco come si trasforma pur restando un classico.

Poco più di vent’anni fa, nell’estate del 2003 Nike decideva di compiere quello che per molti inglesi rappresentava un sacrilegio: rivoluzionare i canoni della maglia da rugby, rimasti altrimenti invariati dalla seconda metà dell’800.

Per la coppa del mondo di quell’anno, lo Swoosh decise di liberarsi di due degli elementi cardine del capo: il colletto a polo e il materiale in cotone pesante, così celebre dall’aver dato il nome a uno dei più longevi produttori di divise da rugby, Cotton's Traders.

Meno di un anno dopo, l'allora ventenne Kanye West faceva uscire il suo debutto discografico The College Dropout, accompagnando le apparizioni pubbliche con un look preppy fatto di polo da rugby Ralph Lauren. Nello specifico la sua immagine fu legata a un modello a righe arancio blu, recentemente paparazzato sulla figlia North.

Negli ultimi due decenni, mentre sul campo da gioco le maglie da rugby si sono evolute sempre più, nelle strade il vecchio modello in cotone si è imposto come cardine della moda per il tempo libero. Merito del design essenziale unito alla ricchezza delle combinazioni cromatiche – quasi tutte a righe orizzontali, ma anche a quarti o patchwork.
 

Dai campus alle strade: alle radici del fenomeno

Tra i primi ad intuire il potenziale ‘civile’ di questo capo è stato un artista che delle cromie ha fatto un manifesto, David Hockney. Già dalla fine degli anni ’60 il pittore inglese si è fatto più volte ritrarre con polo da rugby negli accostamenti rosa e blu navy, rosso e blu navy, giallo e blu navy e verde e royal blu, quest’ultima immortalata nell’autoritratto Self portrait with blue guitar del 1977. Le polo diventano così per l’artista un elemento integrale agli equilibri cromatici delle tele, arrivando a rappresentare un'estensione delle stesse nella quotidianità.

La maglia da rugby sembra sublimare l’amore di Hockney per i capi a righe orizzontali, tanto che negli anni ne ha fatto un elemento distintivo, applicato anche alle camicie e alle cravatte, spesso in set coordinati. Ne è testimone la fotografia utilizzata per la copertina della sua celebre e rara prima biografia David Hockney by David Hockney (Thames & Hudson, 1976).

Le polo diventano così per l’artista un elemento integrale agli equilibri cromatici delle tele, arrivando a rappresentare un'estensione delle stesse nella quotidianità..


La seconda metà dei ‘70 è il periodo in cui questo capo vive il suo primo e vero boom leisurewear, complice l’affermazione, nel dopo hippie, a partire dal Giappone in primis di uno stile che ritorna all’essenzialità dei capi del guardaroba sportivo e collegiale americano e britannico. La nascita di marchi – diventati negli anni dei veri e propri establishment – come Beams, Drake’s e Tommy Hilfiger ma anche la riscoperta di L.L. Bean, GAP, Gant e Ralph Lauren apre la strada ai futuri trend Preppy e Yuppie, di cui la polo da rugby è elemento cardine nel loro tentativo di smussare la formalità della tradizione Ivy League.

W. David Marx autore del bestseller Ametora: How Japan Saved American Style (Basic Books, 2015), di Status and Culture (Viking, 2022), ed esperto di street style e sottoculture, spiega “Gli sport dell'alta società sono stati a lungo un pilastro dell'abbigliamento maschile globale: dal colletto delle camicie button-down alle giacche da caccia in tweed. Anche le polo da rugby hanno un'origine alta, soprattutto rispetto alle maglie da calcio o football americano.

"La particolarità delle polo da rugby, tuttavia, è il loro ruolo di pilastro fondamentale nel boom dell'abbigliamento outdoor degli anni Settanta, di cui Patagonia è stato pioniere. Lo stile preppy degli anni Ottanta nasce da un ibrido tra Ivy (camicie button-down) e outdoor (piumini L.L. Bean e maglioni norvegesi), per cui il rugby è un capo ideale in questa fusione.”

All’apice del fenomeno, le divise da rugby che la Benetton disegna per la Benetton Treviso diventano un instant classic, tradotte senza soluzione di continuità dal terreno di gioco agli spalti degli stadi da calcio inglesi, dove i Casual, distorgendone l'utilizzo, contribuiscono a consegnarle alla storia del menswear.

La polo da rugby secondo Drake's. Foto su gentile concessione di Drake's.
La polo da rugby secondo Drake's. Foto su gentile concessione di Drake's.

Le ragioni dell'appeal senza tempo

È proprio grazie a questi brand lontani dal mondo dello sport che, tra alti e bassi, l’appeal della polo da rugby è stato alimentato negli anni. A inizio Duemila, l’endorsement di Ralph Lauren a opera di Kanye West, oltre al suo sodalizio con l’altrettanto storica Gap, hanno contribuito a un ulteriore passaggio di testimone nella percezione del capo, diventato così feticcio di molti brand di streetwear e skating nati a cavallo del nuovo millennio e legati al guardaroba di artisti rap. Tra questi Supreme e Palace che nel corso degli ultimi due decenni hanno più volte riproposto la polo da rugby, facendola giungere fino a oggi e agli endorsement di star come Dua Lipa e Justin Bieber in classici modelli Ralph Lauren.

Simultaneamente, la polo da rugby diventava un caposaldo degli indie kid, da indossarsi con trasandatezza nonchalante, colletto sbottonato e all’insù, al fianco di modelli come quelli da tennis di Fred Perry.

Oggi, un nuovo ritorno del preppy, promosso anche da testate di settore come Popeye e Kaleidoscope, sembra confermare il trend. Oltre alle interpretazioni in chiave streetwear, ci sono anche quelle di marchi indipendenti, come Rowing Blazers e A.W.M.S., che in pochi anni hanno già saputo erigersi a culto.

La polo da rugby secondo Rowing Blazers per la sua collezione Fall-Winter 18. Immagine su gentile concessione di Rowing Blazers.
La polo da rugby secondo Rowing Blazers per la sua collezione Fall-Winter 18. Immagine su gentile concessione di Rowing Blazers.

Una ricerca condotta dalla britannica Future Marketing Insights prevede un aumento superiore all’11% nella vendita di abbigliamento e merchandising da rugby per il decennio 2022-2032, per un giro d’affari che sfiora i 3 milioni di dollari. Analogamente, in un’indagine pubblicata dal Guardian, si riporta che nell’ultimo quinquennio le ricerche di polo e maglie da rugby sulla nota piattaforma second hand Depop sono triplicate, in un testa a testa sempre maggiore con le altrimenti gettonate divise da calcio.

Oggi abbiamo un'attrazione romantica e nostalgica sia per l'outdoor degli anni Settanta che per il Preppy degli anni Ottanta, il che fa sì che le polo da rugby si abbinino praticamente a tutto.

"Le polo da rugby hanno un fascino universale nella semplicità del loro formato: un capo in jersey comodo e boxy con colletto bianco. E poi c’è la possibilità di cambiare sempre il colore e averla a tinta unita, a righe o addirittura non abbinata [al resto dell’outfit].," spiega Marx.

La polo da rugby secondo A.W.M.S. Foto A.W.M.S.

Che venga indossata sopra una camicia button down in cotone Oxford e sotto un blazer o con sneaker e pantaloni baggy su uno skateboard, la polo da rugby è egualmente amata dai rampolli delle storiche università Ivy League e Oxbridge – come i principi Harry e William nei primi Duemila – e dagli artisti. Lungo prima di Kanye West, infatti, Mick Jagger fu tra le prime rockstar a posare in una polo a righe ambra e blu navy in uno scatto di fine ’60 al fianco di Françoise Hardy.    

Come spiega Marx, “Oggi abbiamo un'attrazione romantica e nostalgica sia per l'outdoor degli anni Settanta che per il Preppy degli anni Ottanta, il che fa sì che le polo da rugby si abbinino praticamente a tutto”.

Immagine apertura: David Hockney indossa una delle sue polo da rugby con sullo sfondo la tela Self Portrait with Blue Guitar, 1977. Foto © National Portrait Gallery

Ultimi articoli di Design

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram