Bruno Munari e la ricerca della comodità in una poltrona scomoda

25 anni senza il nume tutelare del good design, artista a tutto tondo nell’esplorare tutti i campi del progetto e dell’espressività. Inclusa l’ironia surreale, come quella della lucida provocazione diretta al mondo del design nel 1944, dalle pagine di Domus.

Nelle sue Macchine inutili, corpi astratti danno materialità nello spazio alla fisica e all’interazione, oppure personaggi di racconti stampati su carta (animali, molle, uova, venticelli, orologi) si scontrano, si abbracciano, si svegliano e si chiamano per generare effetti che niente hanno di produttivo, o meglio di ottimizzato (servono i ricordi d’amore di una scimmia per bollire un uovo?): niente, eccetto la produzione di nuova fantasia e di pensiero come atto che amplia la realtà e migliora la vita. In poche parole, la missione di tutta l’opera e la vicenda di Bruno Munari – morto nel settembre del 1998 – la messa in discussione del reale e dello status quo attraverso la provocazione giocosa, il costante cambio delle carte in tavola, la creazione di quelle che oggi chiameremmo narrazioni prefigurative, sempre supportate da un ottimismo visionario. Persino nel momento più buio dell’Italia moderna, Munari – all’epoca anche direttore artistico di Domus – riusciva a tenere la luce accesa sulla centralità dell’essere umano nello spazio e nel modo di viverlo, presentando nell’ottobre 1944, sul numero 202, una delle sue provocazioni più famose al design non-umano, espresso da una improbabile poltrona su cui non c’è modo di trovare la minima comodità.

Uno torna a casa stanco per aver lavorato tutto il giorno e trova una poltrona scomoda

Chi deve fare un arredamento si preoccupa, generalmente, di fare dei mobili nuovi, di inventare una nuova forma di tavolo, di sedia, di attaccapanni, di poltrona. Esaminiamo, per esempio, il caso "poltrona" che è il più evidente. Quante poltrone diverse avete visto nella vostra vita? Vi sarà capitato di sedere su poltrone bassissime (poltrone nelle quali le signore per bene non siedono mai), o col sedile così lungo che toccavate lo schienale con la nuca. Poltrone piene di spigoli al vero novecento, poltrone fisiologiche dove chi si muove è perduto, poltrone di tubi cromati, di legno, di denti d'elefante, Ma dite la verità: come è riposante una comune sedia a sdraio da cento lire. Eppure il buon borghese non la vuole in casa sua perchè è volgare, a meno che non sia di metallo argentato e rivestita di pelle di serpente boa. Voi capite che si può andare avanti per mille anni (e forse anche di più) a inventare mobili sempre diversi, seguendo tutte le mode di tutti i paesi, i materiali che le industrie buttano ogni momento sul mercato, le tendenze, eccetera, tutto ciò per soddisfare il gusto del buon borghese che non vuole avere in casa sua una poltrona uguale a quella che ha il suo collega d'ufficio. Ognuno vuole un mobile diverso e la vera funzione di una poltrona, per esempio, la comodità, va a pubbliche meretrici.

Ora io dico: vi pare saggio questo modo di lavorare? Credete che sia un lavoro degno dell'uomo e che porti a un reale risultato? Perchè invece di farsi scoppiare la testa ogni volta che si deve disegnare una poltrona (l'osservazione vale per qualsiasi mobile) per creare un pezzo unico raro originale mai visto, non cerchiamo di perfezionare quel mobile riconosciuto ormai da tutte le epoche come il più semplice e il più comodo sedile da riposo che si chiama comunemente sdraio? Perchè non orientiamo le nostre ricerche in questo senso?

Dimentichiamo per un momento l 'arredamento. Attenzione: siamo a Samo nell'anno ... a. C., Pitagora espone alla Galleria Alfa la sua tavola pitagorica. Tutti ammirano l'opera originale e ognuno, a casa sua, pensa poi di rifarne un'altra completamente diversa ad uso del suo cliente. Oggi non saremmo certo all'algebra.

Ma torniamo alle nostre case e pensiamo di metterci tutti assieme a studiare un modello perfezionato di mobile, di sedia, di maniglia, di ... (gli strumenti da lavoro hanno tutti una loro forma caratteristica, è vero, risultata dai suggerimenti dettati dall'uso di tali strumenti, eppure hanno anche una loro estetica, un martello non è fatto con intenzionalità d'arte ma ogni sua parte risponde a uno scopo.

Arredare non vuol dire inventare una nuova forma di un certo mobile ma ambientare un mobile comune, una volgare sedia a sdraio

Vogliamo fare un martello floreale? barocco? Si può benissimo, ma la funzione va a ... ). Bisogna perfezionare ogni oggetto e ogni mobile e non fare migliaia di varianti, perfezionarlo in tutti i sensi, che non segua la moda (vedi martello) ma che duri almeno fino all'anno ... d. C. Potremo dire di aver lavorato per noi, per l'Uomo (e per la Donna) e non per l'Estro (o per la Bizzarria) soltanto. Questa smania per il pezzo unico si va facendo strada anche nel campo delle macchine. Abbiamo visto tutti migliaia di biciclette una diversa dall'altra, lo ce l'ho, tu non ce l'hai, la mia è più bella, la mia costa di più. Ragazzi. Ragazzini. Dite la verità: la comprereste anche voi una poltrona dove siete sicuri che vi potete riposare anche se questo modello lo hanno tutti?

Mi pare di capire che arredare non vuol dire inventare una nuova forma di un certo mobile ma ambientare un mobile comune, una volgare sedia a sdraio. Bruno Munari

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