L’opera di Cabrita Reis si potrebbe leggere come la materializzazione del desiderio di sfuggire oltre le mura della prigione. I mattoni, prodotto per eccellenza dell’industria di un mondo razionale, diventano ricettacolo delle sua radicalità.
All’inverso, la grande maggioranza degli artisti che hanno accettato di rimanere all’interno del territorio concepito da Gianluca Nucci si sono trovati a confrontarsi con l’improvvisa solennità dello spazio immacolato. Gregorio Botta, per esempio, affida a Saint-Étienne uno dei suoi lavori più sensibili, la cui potente carica introspettiva si intreccia con il desiderio di condivisione attraverso forme universali. Il Circolo d’acqua presentato a VOLUME! nel 2009 “nasce anzitutto dalla mia ossessione per i cerchi e per la circolarità, ma la cosa che mi colpisce è la possibilità di dipingere solamente con la luce. Per cui il riflesso della luce sulla parete crea questo anello, e c’è come un respiro, un ritmo. L’acqua si ferma, si muove… L’intenzione era cercare un luogo, un po’ metafisico ma comunque inaccessibile. Lo vedi, ma non puoi entrare. Come se fosse un organismo vivo”. A Saint-Étienne la casetta diventa quasi un tempio: “Per me, adesso, in realtà è un altro lavoro. Come se acquistasse un’atmosfera di sacralità che a VOLUME! non aveva. Qui c’è il culmine della sacralità che riesce a essere essenziale”.
fino al 20 gennaio 2016
Fondazione VOLUME! – Passaggi
MAMC – Musée d’art moderne et contemporaine Saint-Etienne