100 anni di Umbro, pionieri dello sportswear

Una mostra a Londra e una capsule collection festeggiano il brand inglese che ha saputo conciliare design e sport, introducendo importanti innovazioni come le collab.

Si potrebbe sostenere che nel Regno Unito ogni storia si fa, o per lo meno nasce, nei pub. Non fa eccezione Umbro, il più celebre marchio di abbigliamento britannico che nel 2024 compie 100 anni.

La sua storia centenaria inizia, nemmeno a dirlo, da una stanza del Bull’s Head, a Mobberley, Cheshire, nord piovoso e operaio a poco più di una decina di miglia dalla laboriosa Manchester. Quattro anni prima, Harold Humphreys, figlio della proprietaria del pub, aveva iniziato a coltivare l’idea di abbandonare il suo lavoro in una fabbrica di Stockport per accodarsi alla febbre calcistica che tra i due conflitti mondiali si diffonde a macchia d’olio tra la working-class inglese. Unite le forze con il fratello Wallace, nasce la Humphreys Brothers Limited, presto ribattezzata Umbro.

Carte da gioco Umbro disegnate da Kim Jones, 2005. Foto su gentile concessione di Westminster Menswear Archive, London.

Ricollocata la sede nella vicina Wilmslow, la fabbrica che da ora lavoro a una ventina di dipendenti inizia, dunque, la sua ascesa al ruolo di leader nella fornitura di divise da calcio – e in seguito anche rugby – delle isole britanniche. Sotto il ticchettio metallico e incessante degli aghi delle pesanti macchine da cucire Bradbury’s & Company, Umbro è in grado di confezionare e consegnare alle squadre le uniformi da gioco nel tempo record di 48 ore.

Il primo grande riconoscimento del marchio arriva in occasione della finale di Fa Cup del 1934, quando all’ombra delle torri di Wembley entrambi i contendenti, Manchester City e Portsmouth, vestono Umbro. I Citizen, vincitori, scriveranno ai fratelli Humphreys: “La vestibilità, la qualità e l’ingegno dell’intera divisa erano senza dubbio perfetti.” Il resto, come si dice, è storia, con centinaia di design memorabili e all’avanguardia, dalla maglia dell’unico mondiale vinto dai Tre Leoni nel 1966 al primato della tecnologia traspirante Airtex per la coppa del mondo messicana del 1970, passando per i tanti club britannici e internazionali, inclusi la Lazio di Gascoigne e il Manchester United di Beckham e Cantona.

Giacca sportiva Four-O-Eight indossata dalla nazionale di calcio dell'Inghilterra con scritte in jersey di cotone applicate sul retro, 1970

I pionieri delle collab

Ciò che, però, nel corso degli anni è stato spesso trascurato è il ruolo di pioniere che Umbro ha saputo avere anche nell’ambito delle collaborazioni con brand di moda, pratica oggi consolidata e particolarmente chiacchierata. 

Questo è il focus di Umbro 100: Sportswear x Fashion, mostra a cura di Andrew Groves e con cui, dal 12 al 28 Aprile, il Westminster Menswear Archive di Londra apre le sue porte al pubblico. Attraverso cinque sezioni – Manchester, England, Tailored, Replica e Diamond – e oltre 120 capi esclusivamente selezionati dall’archivio, la mostra ambisce a esplorare questo legame pionieristico sbocciato nel 2002, l’anno in cui in occasione della Coppa del Mondo Fifa in Giappone e Corea Umbro ha collaborato per la prima volta con un'altra istituzione sartoriale britannica: Paul Smith.

“Una versione praticamente identica alla maglia Home dell’Inghilterra per i mondiali 2002 fu prodotta per la collezione, con la sola differenza che presentava il logo Paul Smith Sport. È in quel momento che la distinzione tra sportswear e moda viene completamente a meno,” racconta Groves.

England Home shirt by Umbro x Paul Smith Sport, 2002. Photo: courtesy of the Westminster Menswear Archive, London.
England Home shirt by Umbro x Paul Smith Sport, 2002. Foto su gentile concessione di Westminster Menswear Archive, London.

Il respiro delle collaborazioni è sorprendente, passando senza soluzione di continuità dallo streetwear all’haute couture. Tra gli altri, Off-White, Vetements, Supreme, Patta, Palace, Wasted, Strange Crew, BoTt, Nigel Cabourn, Christopher Raeburn, Henry Holland, Aries Arise, Rowing Blazers, mentre in Giappone la collab con Eliminator ha anche visto la partecipazione dell’artista peter De Potter. “Più ricercavamo e più scoprivamo delle collaborazioni fantastiche con designer incredibilmente interessanti, come Kanghyuk in Corea, Carnival in Thailandia, e Basicks in Giappone,” spiega il curatore.

Come Groves suggerisce, a lungo prima dell’ibridazione tra street e sportswear, con i suoi “specials” Umbro già offriva kit customizzati in base alle esigenze dei clienti, distinguendosi dalle uniformi standardizzate dei suoi competitor.

Il respiro delle collaborazioni è sorprendente, passando senza soluzione di continuità dallo streetwear all’haute couture.
Umbro x Eliminator jacket, designed by Peter De Potter, 2020. Photo: courtesy of the Westminster Menswear Archive, London.
Umbro x Eliminator jacket, designed by Peter De Potter, 2020. Foto su gentile concessione di Westminster Menswear Archive, London.

“Nel corso degli anni Cinquanta, Umbro siglò due partnership, una con Teddy Tinling, il più celebre stilista da tennis del tempo, e una con Matt Busby, che possiamo considerare come l’allenatore di calcio all’epoca più noto al mondo. Sebbene non si trattasse di collab come le intendiamo oggi, le linee Styled by Teddy Tinling a partire dal 1955 e Styled by Matt Busby dal 1958 contribuirono a rendere lo sportswear più stiloso e funzionale.”

Umbro x Supreme football, 2022. Photo: courtesy of the Westminster Menswear Archive, London.
Umbro x Supreme football, 2022. Foto su gentile concessione di Westminster Menswear Archive, London.

Tailored by Umbro

La leadership che per anni Umbro ha detenuto nel settore è anche dettata da un’armonizzazione unica nel suo genere tra design e sartoria. Un approccio ribadito con orgoglio nel 2010 da Tailored by Umbro, linea dal taglio sartoriale che, ancora una volta, ha saputo smarcare il marchio inglese dalla standardizzazione progettuale dei suoi competitor internazionali. 

“Da Matt Busby nei ‘50 al designer Aitor Throup e alla maglia dell’inghilterra del 2010, c’è sempre stata un’attenzione sul design come parte integrale alla performance. Per le collaborazioni realizzate, [Umbro] ha fatto leva su questa storia e su questo approccio, e la loro diversità dimostra la capacità di adattarsi a ogni marchio e cliente specifico,” sottolinea Groves.

Umbro Styled by Matt Busby label detail, 1958. Photo: courtesy of the Westminster Menswear Archive, London.
Dettaglio dell'etichetta Umbro Styled by Matt Busby, 1958. Foto su gentile concessione di Westminster Menswear Archive, London.

When the kids were united

La cultura della collab in casa Umbro, dunque, traccia un fil rouge con il suo storico legame con la cultura giovanile. Non solo il brand è stato un pioniere nella vendita di replica kit a tifosi e amatori – prima lo Sportswear X-Mas Pack e poi gli Umbroset – ma nel corso degli anni essi sono diventati fondamentali nel consolidare il ruolo di Umbro nella cultura popolare britannica – da intendersi come incontro di musica, moda e sottoculture.

Basti pensare alla rilevanza del brand negli anni ‘90. All’apice della Britpop Battle, Umbro vestiva sia il Manchester City dei fratelli Gallagher che il Chelsea di Damon Albarn, frontman dei Blur, con i due gruppi trasformati così in accaniti endorser del marchio.

Umbro jacket celebrating the legacy of Factory Records, 2021. Photo: courtesy of the Westminster Menswear Archive, London.
Umbro x Factory Records jacket, 2021. Foto su gentile concessione di Westminster Menswear Archive, London.

“Per poter sviluppare e far crescere la sua attività, Umbro ha sempre unito il tessile, lo sport e lo stile – tre sinonimi di Manchester. L’epitome è il video di ‘World in Motion’ dei New order, la canzone per Italia 90. Inizialmente intitolata ‘E for England’, la canzone e il suo video racchiudevano la convergenza di musica, sport e moda, contribuendo così a rendere la terza maglia dell’Inghilterra prodotta da Umbro il kit più ambito del torneo,” spiega Groves.

La factory Records, etichetta dei new Order, è infatti stata al centro di una delle collab Umbro maggiormente apprezate, mentre gli Stone Roses e l'epopea di Madchseter sono stati al centro di una collezione nel 2013, oltre dieci anni prima della recente linea Nike per il Manchester United dedicata alla storica band.

Umbro x Ila X Madchester jacket, 2013. Photo: courtesy of Westminster Menswear Archive, London.
Umbro x Ila X Madchester jacket, 2013. Foto su gentile concessione di Westminster Menswear Archive, London.

Non a caso, il centesimo compleanno di Umbro è stato celebrato anche da Slam Jam, realtà ferrarese che dal 1989 pone al centro della sua identità il rapporto tra moda e sottoculture. La nuova capsule collection Penalty Culture rivista in chiave streetwear alcune delle soluzioni di design caratteristiche di Umbro. Tra queste, ci sono due maglie da calcio ispirate alle divise dell’Inghilterra del 1998 e del 2006, oltre a una felpa con “masked hoodie” e un anorak con trama a quadretti, già eletto a capo di culto sui social media ancor prima della sua uscita.

“Questa nuova collezione unisce calcio e codici street al fine di creare un linguaggio votato al design che non compromette le credenziali sportive e immediatamente riconoscibili di Umbro,” spiegano da Slam Jam. 

La capsule segue un’altra collezione rilasciata dalla stessa Umbro, sempre con lo scopo di rendere omaggio a classici d’archivio, tra cui la giacca da panchina dell’Inghilterra campione del mondo 1966 resa celebre dall’allenatore Sir Alf Ramsey.

Sarà proprio Slam Jam a inaugurare i festeggiamenti per il centenario di Umbro il 21 marzo presso Spazio Maiocchi, Milano, con When the Kids Were UnitedPer l’occasione, la capsule collection verrà presentata con una mostra fotografica di Gavin Watson, il cui obiettivo è legato alla scena skinhead e all’universo sottoculturale inglese degli anni ‘80 e ‘90. 

Immagine di apertura: Slam Jam x Umbro Penalty Culture. Foto Federico Floriani.

Mostra:
Umbro 100: Sportswear x Fashion runs
Dove:
Ambika P3, 35, Marylebone Road, London, NW1 5LS
Date:
dal 12 al 28 aprile 2024

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