Forms of Energy #3

Ibridazioni tra architettura e fotovoltaico. Torniamo sulla 25th European Photovoltaic Solar Energy Conference, d'inizio di settembre a Valencia, per riferire che cosa hanno raccontato gli architetti.

Come anticipato (vedi: Forms of Energy #2), questo evento mondiale ha dedicato uno spazio insolito all'architettura, che ha preso la forma di due sessioni, una intitolata "PV elegance and performance", l'altra, più generale, "PV Systems".
Ci concentreremo su tre interventi evidenziando diverse valenze che possono connotare l'impiego del fotovoltaico nel processo progettuale.

Lo studio spagnolo ELII Arquitectos (Uriel Fogué, Eva Gil Lopesino, Carlos Palacios con Elena Cuerda, Enrico Forestieri, Ana López) ha presentato il progetto per la piazza General Vara del Rey a Madrid, (pubblicato in Forms of Energy#1). Si tratta del disegno di uno spazio pubblico giocato sull'inserimento di "alberi" fotovoltaici capaci di svolgere diverse funzioni. Invadendo lo spazio come nuove specie di cittadini, che, sostituendo la specie naturale degli alberi (per il fatto che sono in città), e conquistato il diritto ad occupare lo spazio urbano, assumono anche l'onere doveroso di contribuire alla vita di quello spazio, generando energia ed, inoltre, comunicando a un'altra specie, quella umana, come e quanto lo fanno (interattività).

Marco Acerbis, invitato a raccontare del design di nuovi componenti fotovoltaici, ha presentato il progetto per lo Xeliox Energy Lab, un edificio manifesto per una ditta che produce parabole per la concentrazione. Qui l'elemento maggiormente connotante formalmente è una grande superficie fotovoltaica, che ne costituisce il diaframma posto a schermare la facciata meridionale, ritmata dalla ripetizione di un componente fotovoltaico che si inclina a cercare il sole.
L'ispirazione del progetto, infatti, è correggere l'orientamento non ideale di questa facciata, non perfettamente orientata a sud; dunque, se non è possibile ruotare l'edificio, che si dispone su giaciture già assegnate, allora è possibile ruotare opportunamente i singoli elementi di facciata orientandoli verso il sole. E da qui si genera l'elemento di facciata, che ricorda il concetto di bugna dei palazzi rinascimentali.
Si può dire che Acerbis si avvicini al fotovoltaico da designer, progettando un componente che è innovativo dal punto di vista formale, e tuttavia facilmente industrializzabile, grazie ad una soluzione tecnologica semplice, basata sull'impiego di moduli fotovoltaici comuni, e sulla messa a punto di un sistema di fissaggio che "media" tra le esigenze formali e quelle legate alle logiche di produzione industriale. Il punto di arrivo, per tornare al tema della sessione che ospitava il suo intervento, è un sottile equilibrio, attuato attraverso il progetto, tra eleganza (forma) e performance (funzione).

In occasione della sessione di chiusura Simone Giostra, invitato come esponente USA a discutere il tema dell'impiego del fotovoltaico nel design di facciate innovative, ha percorso una sorta di viaggio dentro il tema della facciata, tra nuove tecnologie e possibilità "ibride". Improntato ad un approccio architettonico rigoroso e razionale, si è trattato di un racconto dell'evoluzione della facciata, dalle prime facciate curtain wall, fino alle contemporanee facciate fotovoltaiche progettate dallo studio SG&P (di queste Green Pix a Beijing è forse la più nota). Negli esempi mostrati si può dire che la facciata non sia mai solo facciata, funzionando ad esempio da schermo o da frangisole, così come il fotovoltaico produce energia ma è anche un pattern di pixels o un pattern di lamelle, e gli stessi singoli componenti tecnologici (moduli o lamelle) sono anche ibridi derivati dalla fusione di tecnologie diverse, ad esempio fotovoltaico e LED, concepiti per rispondere a funzioni eterogenee, quali illuminare e comunicare, o anche contrastanti, come schermare ed illuminare.
In questo viaggio-racconto, di tappa in tappa, l'uso del fotovoltaico si fa sempre più sofisticato (anche qui, non tanto tecnicamente, ma piuttosto concettualmente); rivelando una visione complessa dell'architettura e delle superfici degli edifici, rispetto alla quale esso trova di volta in volta un'espressione formale diversa, funzionale alla performance (complessa) dell'edificio di cui è parte attiva.

Ci si potrebbe chiedere quale sia il senso dell'aver predisposto uno spazio per l'architettura nel contesto di una conferenza scientifica. La risposta sarebbe lunga ma basti dire che dopo una fase durante la quale gli architetti erano impegnati a comprendere come far funzionare il fotovoltaico, finalmente, ora, possono raccontare come l'abbiano usato, e cioè mostrare teorie ed esempi convincenti.
E il pubblico del fotovoltaico è curioso, e, si spera, pronto, dal canto suo, a sfrangiare le sue frontiere, tradizionalmente abbastanza rigide.
A Valencia, almeno per qualche giorno, tali frontiere si sono realmente sfrangiate, al punto che, è stato premiato come migliore presentazione visuale, nella categoria "PV Systems", che include tutto ciò che ha a che fare con un sistema fotovoltaico, il progetto di un giovane designer. Dimitrios Tselepis, davvero ben lontano dai sofisticati dispositivi nati per inseguire l'efficienza. Si tratta di una tenda fotovoltaica, Heliodome, che si richiude in uno zaino, che i più affezionati a questa tecnologia potranno portarsi dietro dove vogliono per trovarvi riparo, e magari pensare a nuovi sviluppi tecnologici. Alessandra Scognamiglio
ELII Arquitectos
ELII Arquitectos
ELII Arquitectos
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Marco Acerbis
Marco Acerbis
Marco Acerbis
Marco Acerbis
Marco Acerbis
Marco Acerbis
Marco Acerbis
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Simone Giostra
Simone Giostra
Simone Giostra
Simone Giostra
Simone Giostra
Simone Giostra
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Dimitrios Tselepis
Dimitrios Tselepis
Dimitrios Tselepis
Dimitrios Tselepis
Dimitrios Tselepis
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