Un esempio di razionalismo che non rinuncia al gioco barocco, abbastanza opulento da permettersi di chiamare l’ing. Nervi per “affrescare” con i suoi ricami di cemento armato la cupola del salone delle feste, il perno della “macchina Chianciano”, il fulcro dell’intrattenimento musicale che odorava di vermouth e morbide percussioni. Un mondo popolato da impiegati ministeriali e produttori cinematografici, soubrette del varietà e sottobosco papalino.
E non stupisce di immaginare una coppia di suore passeggiare nel silenzio pomeridiano, forse per l’incedere languido del rito dell’abbeverarsi, forse per le reminiscenze vaticane (vedi alla voce sala Nervi) o forse per qualche eco fellininano, che la leggenda vuole abbia qui preso spunto per le ambientazioni termali di 8 e Mezzo; verità o favola da pro loco poco importa, l’atmosfera che regna è la stessa, si beve acqua e si respira nostalgia, la stessa che respira il fotografo “autorizzato Kodak” col portfolio da bacheca ingiallito, la stessa che respira la plastica rossa sbiadita delle sedie del parco e dell’imponente e protervo bancone del bar che sorregge solo qualche tazzina vuota.
E l’età di mezzo di allora è diventata la terza di oggi, senza più gettoni per la cabina telefonica.
Davide Maffei (1982) vive a lavora a Modena. Laureato in Ingegneria Ambientale, è cofondatore della Gilson Productions nel 2007, troupe operativa nel mondo dei cortometraggi. Dal 2013 si dedica ai documentari a tema architettonico e dirige il suo primo lungometraggio “Villaggio Eni. Un piacevole soggiorno nel futuro”, presentato in diversi festival, tra cui Milano Design Film Festival nel 2014.