La subversivity, "sovversività", è un'attitudine in grave crisi; con il suo portato di critica, di protesta, di dissidenza e di negazione pare oggi aver abbandonato il campo del contendere etico-politico ed estetico a favore del consenso e del conformismo, dell'accettazione di un mondo che è come è; siamo consumisti, viviamo in balìa di sistemi e di processi di cui vogliamo far parte, di una tecnologia che ci alletta con gadgets apparentemente irrinunciabili. E lo spirito di creatività e di sperimentazione che alimentavano controculture, subculture e movimenti, quand'anche si affacci, viene neutralizzato nei suoi effetti grazie alla capacità, che il sistema globale ha, di assumere e digerire prontamente ogni cosa. Mentre la vita sociale e la democrazia stessa implodono, urge individuare nuove forme di impegno: occorre passare dalla sovversività a diverse, affermative e più costruttive forme di attivismo. Le opere poetico – politiche di molti artisti possono costituire un'opzione in tal senso.
Queste le premesse di un ampio volume, Art and Activism in the Age of Globalization in cui Lieven De Cauter, Ruben De Roo e Vanhaesebrouck Charles danno voce a teorici come Rosi Braidotti, Brian Holmes, Francesca Recchia, e ad artisti attivi in diversi campi, da Stalker a Renzo Martens, da Pippo Delbono a Tim Miller.
Art and Activism in the Age of Globalization è un volume dedicato a un'arte che si muove trasversalmente e che non si accontenta di rappresentare, ma ambisce a dare forma al mondo presente e a quello che verrà; un'arte che è esperienza vissuta e che interviene in seno alla società per ri-disegnarne l'assetto.
Nel libro l'arte emerge anzitutto nella sua dimensione performativa e di incursione sul territorio urbano; territorio che, nella sua specificità, è trama di sensibilità e denso concentrato di relazioni e di interessi collettivi e particolari, ma rispetto al quale va sempre considerata l'incidenza delle problematiche globali. Il panorama che emerge dal libro è articolato. Vi si intrecciano attraversamenti, situazioni create da reti anonime e opere autoriali, performance diffuse, azioni mimetiche, l'occupazione di spazi urbani e le sperimentazioni del teatro di ricerca; il tutto sempre in stringente rapporto dialettico con la realtà politica ed economica.
"Aesthetics are about the capacity to really feel the world, to sense it with our bodies, to be deeply aware. Which brings us to the question of paying attention, really being 'in' the world by observing it […]. Art is simply paying attention. […] It's about being in the present, a place of absolute freedom, and doing everything in the best way we can. That's the aesthetic and ethic! […] Don't separate. Especially your ethics from your aesthetics. Don't separate your everyday life from your art, don't separate making the world beautiful and changing it. We have to constantly rethink how we can resist separation."
L'arte come intervento spaziale e come esperienza relazionale, dunque, come grande, poetico e pragmatico teatro, come capacità di catalizzare energie di generare esperienze temporanee ma destinate a restare nel bagaglio di esperienza di chi vi si trovi a partecipare. Il libro va dritto al punto e rincuora coloro che non si vogliono arrendere all'idea che l'arte sia autosufficiente, godibile oggetto riconducibile a "status symbol" e immediatamente consumabile. Testimonia invece l'esistenza e la forza di un'arte che aspira a una presa diretta sulla realtà in termini di trasformazione sociale e culturale; ne evidenzia la capacità di trasgredire, di sovvertire le regole e codici vigenti, di appellare i responsabili della cosa pubblica. E ne avvalora la valenza costruttiva.
Lieven De Cauter, Ruben De Roo e Vanhaesebrouck Charles danno voce a teorici come Rosi Braidotti, Brian Holmes, Francesca Recchia, e ad artisti attivi in diversi campi, da Stalker a Renzo Martens, da Pippo Delbono a Tim Miller.