Living in the Endless City

Il volume, che fa coppia con The Endless City – uscito nel 2008 –, raccoglie alcune riflessioni sulle città di Istambul, Mumbai e San Paolo.

Living in the Endless City, Ricky Burdett and Deyan Sudjic, Phaidon Press Limited, London 2011 (pp. 512, € 59,95)

Living in the Endless City è il più recente libro del collettivo Urban Age, che ha sede nel dipartimento di Urbanistica della London School of Economics. Nel 2005 il gruppo ha ideato insieme con la Alfred Herrhausen Gesellschaft della Deutsche Bank un originale ciclo di convegni, occasione di riflessione e di iniziativa che ha coinvolto sindaci, urbanisti, architetti, sociologi e geografi urbani nell'analisi dei modelli e delle conseguenze della crescita e – in alcuni casi – della decrescita delle città del XXI secolo in un'epoca di omologante globalizzazione. Gli atti del primo convegno,The Endless City, pubblicati nel 2007, documentano i primi due anni di collaborazione: 430 pagine di documentazione che coprono l'arco delle indagini di Urban Age su città indiane, latino-americane e mediterranee tra il 2007 e il 2010.

Wolfgfang Novak, direttore della Alfred Herrhausen Gesellschaft, definisce l'obiettivo comune di Urban Age, guidato dal direttore Ricky Burdett – che, con il direttore del Design Museum Deyan Sudjic, è curatore del libro – come "l'invenzione di una grammatica del successo delle città" nonostante la gravità dei loro problemi. Chiunque abbia visitato la sezione di Deyan Sudjic alla Biennale di Architettura di Venezia qualche anno fa sa che le statistiche sono il cavallo di battaglia di Urban Age, ma dietro le statistiche c'è una serie di profonde interpretazioni del fenomeno della crescita urbana.
Mumbai, le abitazioni dei ricchi e, non lontano, quelle dei più poveri.
Mumbai, le abitazioni dei ricchi e, non lontano, quelle dei più poveri.
Quasi tre quarti del libro sono dedicati a sette interventi di collaboratori di Urban Age su ciascuna delle tre città (Mumbai, San Paolo del Brasile e Istanbul) che sono state soggetto e ospiti dei suoi più recenti convegni. A ciascuna di esse, oltre che alle altre città di Urban Age, è dedicata un'analisi comparativa delle rispettive statistiche vitali, efficacemente presentata con il corredo di nitidi diagrammi e di dati di ricerca attentamente utilizzati tipico di Urban Age. I saggi sono preceduti da tre testi sulla necessità di costruire sul DNA spaziale e sociale delle città invece di importare modelli generali, sul ruolo speculativo dell'architettura e sull'importanza della storia economica delle tre città per la loro identità contemporanea, scritti rispettivamente da Burdett con la collaborazione di Philipp Rode, da Sudjic e da Saskia Sassen.
San Paolo e le colorate strade del mercato centrale.
San Paolo e le colorate strade del mercato centrale.
Un ulteriore gruppo di sette saggi spazia dall'indagine di Gerald Frug sui comuni dissidi tra nazione, Stato e amministrazione cittadina; sui fattori del buon governo nelle situazioni d'emergenza (David Sattertwhite); sulle strategie dell'edilizia abitativa a prezzo controllato (From Utopia to Youtopia dell'architetto Alejandro Aravena del gruppo Elemental) e sui vantaggi del materialismo illuminato (No Frills and Bare Life, "Niente fronzoli e vita spartana"), dell'architetto Alejandro Zaera-Polo. La qualità degli interventi è decisamente alta, con una forte convergenza di vedute ma chele idee si ripetano da un testo all'altro, mentre le illustrazioni sono vivacemente suggestive.
Per suprema ironia il fenomeno della crescita urbana sta acquisendo diffusione geografica ma non spazio pubblico, ed è accompagnato da fenomeni di segregazione razziale, etnica e di classe.
San Paolo.
San Paolo.
Per suprema ironia il fenomeno della crescita urbana sta acquisendo diffusione geografica ma non spazio pubblico, ed è accompagnato da fenomeni di segregazione razziale, etnica e di classe. È davvero impressionante quanto socialmente frammentate stiano diventando le città. Istanbul, una delle più belle del mondo ma con milioni di isolati residenziali dall'aspetto spaventoso – un tipo di edilizia di massa di massa in via di diffusione – costruiti dall'ente statale TOKI, è caratterizzata anche dalla prevalenza delle periferie alienanti, prodotto della faccia peggiore della "cultura senza fronzoli". Quando le città affrontano i loro problemi sociali in questo modo generico e marginalizzante ledono la democrazia, come afferma Frug. Uno dei nuovi scenari globali è che la Cina è uno degli ultimi urbanisti classici, perché le sue città sono industriali, mentre le città africane del mondo post-coloniale, in crescita massiccia e sul punto di raddoppiare la loro popolazione, non lo sono. Urban Age afferma che la ricerca demografica prevede questi problemi e per risolverli richiede progetto.
San Paolo: piscine private che si affacciano su strade senza fognature.
San Paolo: piscine private che si affacciano su strade senza fognature.
Se la città senza fine si presenta oggi problematicamente come un fenomeno meno variegato, occorre aumentare il grado di complessità dell'azione fisica della sua realizzazione per salvare spazio pubblico, afferma Richard Sennett, e occorre inoltre pensare a che cosa fare delle periferie per mantenerle in vita. Il denaro ha prodotto strutture dalla forma sovradeterminata, mentre le iniziative residenziali a prezzo controllato di architetti come Aravena hanno creato un nuovo senso di proprietà nell'abitazione urbana di massa. Come sottolinea Omer Kanipak, direttore del centro d'architettura Arkitera di Istanbul, ogni città richiede che ne venga decifrato il DNA attraverso la decodifica del tessuto fisico, tenendo conto dei relativi aspetti sociali e psicologici, e che venga creata una specifica terminologia urbana.
Istambul: nonostante la crescita frenetica degli ultimi anni, il centro della città riflette ancora il suo passato.
Istambul: nonostante la crescita frenetica degli ultimi anni, il centro della città riflette ancora il suo passato.
La città senza fine è, ovviamente, una città incompiuta. Nuovi inquadramenti concettuali porranno rimedio ai suoi peggiori scenari di crescita, dei quali tutti i collaboratori di Urban Age hanno dato tempestivo avviso, mentre paradossalmente la materialità della città è contemporaneamente la sua forza e la sua debolezza. La forza del libro sta nel fatto che, nonostante i problemi e i paradossi, la coesione di Urban Age e dei suoi urbanisti dalle molteplici specializzazioni è indomabile. Intelligentemente propagandistico, Living in the Endless Cities dimostra la maturità cui è giunto Urban Age. La sua coerente individuazione di quadri di riferimento, territori e attori attraverso le diverse culture, con l'attenta consapevolezza dei modi per rimediare, creare e collegare, è il cuore della sua perdurante efficacia. Lucy Bullivant

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