26 Gasoline Stations

Le fotografie di Iñaki Bergera sono uno strumento tecnico e poetico per riflettere, attraverso l’immagine, sul continuo processo di trasformazione materiale e immateriale del paesaggio.

Iñaki Bergera, <i>Twenty Six Gasoline Stations</i>
La recente mostra “Twenty Six (Abandoned) Gasoline Station” alla Carolina Rojo gallery di Saragozza, inserita all’interno del nutrito programma della XVIII edizione di “Photo España”, ha presentato al pubblico il progetto fotografico ed editoriale Twenty Six Gasoline Stations. Un progetto del fotografo e architetto Iñaki Bergera che nel titolo evoca in maniera esplicita il lavoro realizzato nel 1963 dall’artista concettuale americano Edward Ruscha.
Iñaki Bergera, <i>Twenty Six Gasoline Stations</i>
Iñaki Bergera, Twenty Six Gasoline Stations
A circa cinquant’anni di distanza, il Bergera utilizza questa citazione come pretesto per riflettere in maniera più globale sulla trasformazione del paesaggio iconico dell’Ovest americano. Un processo operato a causa della costruzione di nuovi assi viari che hanno radicalmente rivoluzionato il sistema stradale oltre che ad alcune mutazioni sostanziali del commercio della benzina, imposto dalle multinazionali agli inizi degli anni Novanta.
Iñaki Bergera, <i>Twenty Six Gasoline Stations</i>
Iñaki Bergera, Twenty Six Gasoline Stations
Le foto di Bergera s’inscrivono sapientemente nella tradizione topografica, che trae dallo stesso Ruscha l’ispirazione fondante per la descrizione oggettiva dei segni territoriali. L’esperienza visiva si sviluppa attraverso un viaggio “on the road” nel selvaggio Sud-ovest degli States. Le ventisei stazioni di benzina abbandonate costituiscono i punti di attrazione lungo il cammino. Ciò che sorprende il visitatore/osservatore di queste immagini è l’utilizzo di un registro cromatico capace di ricostruire un nuovo immaginario di questi luoghi. In queste fotografie la luce è diffusa sotto un cielo velato che attenua i forti contrasti che hanno segnato lo stereotipo di questi luoghi. Attraverso questa scelta linguistica l’autore proietta questi elementi architettonici in una temporalità incerta capace di far riflettere sulla caducità del quotidiano.

 

In conclusione, la mostra delle 26 fotografie accostate le une alle altre all’interno della piccola galleria di Saragozza sono uno strumento tecnico e poetico per riflettere, attraverso l’immagine, sul continuo processo di trasformazione materiale e immateriale del paesaggio.

© riproduzione riservata

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