The Toxic Sublime

Marc Quinn presenta al White Cube di Londra il culmine della sua indagine sui fenomeni naturali e il nostro rapporto distaccato e complesso con l’ambiente.

Marc Quinn, “The Toxic Sublime”, view of the exhibition at White Cube Bermondsey, London. Photo © Marc Quinn. Photo © White Cube (George Darrell)
“The Toxic Sublime”, la prima mostra di Marc Quinn al White Cube di Londra dal 2010, include due nuovi corpi di opere ed è il culmine di due anni di indagini sui fenomeni naturali e il nostro rapporto distaccato e complesso con l’ambiente.
Marc Quinn, “The Toxic Sublime”, view of the exhibition at White Cube Bermondsey, London
Marc Quinn, “The Toxic Sublime”, vista dell'linstallazione al White Cube Bermondsey, Londra. In apertura: © Marc Quinn. Photo © White Cube (George Darrell). Sopra: © Marc Quinn. Photo © White Cube (Ben Westoby)

La serie The Toxic Sublime si compone di paesaggi marini distorti e tridimensionali, che confondono i confini tra pittura e scultura. Iniziano con un gesto artistico intrinsecamente contraddittorio per cui Quinn applica a una fotografia su tela di un’alba un aggressivo processo di alterazione. La fotografia viene prima sabbiata e nastrata, quindi dipinta con gli spray usando diversi modelli, tra i quali relitti e oggetti raccolti dalla spiaggia.

Una volta completato questo processo, l’artista porta la tela per le strade di Londra e la impressiona con le sagome dei tombini. Questa intrusione è indicativa di come l’acqua, che è gratuita e senza limiti nel mare, sia addomesticata, controllata e diretta dalla rete artificiale di condotti sotto la superficie della città.

Marc Quinn, “The Toxic Sublime”, view of the exhibition at White Cube Bermondsey, London. © Marc Quinn. Photo © White Cube (Ben Westoby)
Marc Quinn, “The Toxic Sublime”, vista dell'linstallazione al White Cube Bermondsey, Londra. © Marc Quinn. Photo © White Cube (Ben Westoby)

I paesaggi degradati sono finalmente incollati a un foglio di alluminio, per essere presi a pugni e contorti da Quinn per creare oggetti scultorei ibridi che mostrano non solo gli elementi formali della pittura di paesaggio classica, ma sonoanche  indicativi di qualcosa di distrutto, come un residuo pittorica scartato da una sorta di disastro fisico. Inoltre, nonostante tutte le opere nascano dalla stessa immagine di un alba arancione, ciascuno acquisisce una sua unicità, risultato di una manipolazione fisica e materica.

Accanto a questi dipinti, una nuova serie di sculture, archi minimali in acciaio inox, di cui uno di misura più di 7 metri di lunghezza, fa parte di un corpo di lavoro dal titolo Frozen Waves. Queste forme gestuali primordiali provengono da resti di conchiglie, erose dall’azione delle onde. Nel momento prima di scomparire e diventare sabbia, tutte le conchiglie finiscono per avere una forma simile – un arco che si presenta come un’onda, una sorta di autoritratto involontario dalla natura. Con titoli che fanno riferimento alla scienza della dinamica dei fluidi, Quinn coglie questa antica azione del tempo e delle maree utilizzando la più recente tecnologia tridimensionale. Copiato in scale diverse, e poi gettato in acciaio o cemento, il risultato appare come una scultura di un’onda ma anche come qualcosa di primordiale e ambiguo, estratto dalle profondità del tempo; un promemoria che le forze che forma la natura sono più potenti – e dureranno più a lungo – di noi, per quanto proviamo a interferire con il pianeta. Eleganti e minimali, puntano a una trasformazionemagica del materiale : la cristallizzazione del movimento in forma.

In Broken Sublime (The Hunger) (2015) e Broken Sublime (The Invention of Tools) (2015) l’artista ci presenta due sculture in acciaio inox modellate a partire da conchiglie reali rotte dalle persone per estrarne il mollusco – un ricordo che il nostro rapporto con la natura è, e sempre sarà, plasmato dai nostri impulsi umani fondamentali.


fino al 13 settembre 2015
Marc Quinn
The Toxic Sublime

White Cube Bermondsey
144—152 Bermondsey Street, London

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