Misleading Innocence

Il CCA presenta un progetto curatoriale di Francesco Garutti basato sulla controversa vicenda dei ponti che attraversano le arterie di Long Island, New York.

Francesco Garutti, Misleading Innocence
Il Canadian Centre for Architecture presenta il progetto sviluppato da Francesco Garutti durante la sua residenza come Emerging Curator tra il 2013 e il 2014.
Al confine tra ricerca ed esperimento sui formati curatoriali, il lavoro di Garutti prende avvio dallo studio della controversa storia dei ponti di Long Island, New York, commissionati tra gli anni ‘20 e ‘30 del ‘900 da una figura chiave per l’urbanistica e la politica americana, l’amministratore pubblico Robert Moses.
La storia suggerisce la possibilità che i sovrappassi delle parkways che da Manhattan si allungano fino all’estremità di Long Island siano stati concepiti e disegnati espressamente molto bassi per non permettere a corrieri e autobus pubblici l’accesso ad alcune zone del loisir newyorkese sull’isola. Soltanto i proprietari delle auto private avrebbero potuto raggiungere con facilità il nuovo parco disegnato e progettato nel dettaglio dallo staff di architetti, ingegneri e paesaggisti di Moses.
Still from “Misleading Innocence (tracing what a bridge can do)”  © Canadian Centre for Architecture, Montréal, 2014. All rights reserved
Still from Misleading Innocence (tracing what a bridge can do). © Canadian Centre for Architecture, Montréal, 2014. All rights reserved

Enormi e apparentemente innocenti strutture tecnologiche nascondono una silenziosa strategia di segregazione sociale. 

La vicenda dei ponti di Long Island, resa pubblica per la prima volta nel 1974 nel volume vincitore del Pulitzer del giornalista e reporter Robert Caro, The Power Broker, è uno degli esempi chiave citati dal filosofo della tecnologia Langdon Winner nel suo seminale articolo “Do Artifacts Have Politics?” del 1980, ed è diventato uno dei casi studio più celebri e più citati dagli studiosi interessati a investigare le possibilità di controllo dei processi sociali attraverso l’architettura o gli oggetti tecnici, e più in generale le relazioni e le reciproche influenze tra tecnologia, politica e società.

Still from “Misleading Innocence (tracing what a bridge can do)”  © Canadian Centre for Architecture, Montréal, 2014. All rights reserved
Still from Misleading Innocence (tracing what a bridge can do). © Canadian Centre for Architecture, Montréal, 2014. All rights reserved
Rigettata da alcuni dagli studiosi di storia dell’urbanistica americana, ma menzionata infinite volte come parabola sui manuali, tra i testi accademici, di filosofia, cultura materiale e studi di scienza e tecnologia, trasformata e deformata in quasi ogni sua ri-scrittura o citazione dando luogo a un singolare episodio di “Chinese whisper” (Telefono senza fili) in contesto accademico, la parabola dei sovrapassi è un caso interessante  che solleva una serie di domande fondanti e più che mai attuali relative a temi quali la segretezza e il controllo, la moralità del potere e gli effetti della tecnologia.
Still from Misleading Innocence (tracing what a bridge can do). © Canadian Centre for Architecture, Montréal, 2014. All rights reserved
Still from Misleading Innocence (tracing what a bridge can do). © Canadian Centre for Architecture, Montréal, 2014. All rights reserved
Quale relazione esiste tra la politica e gli oggetti? Fino a che punto è possibile nascondere intenzionalmente la funzione di un oggetto, di un edificio, di un’infrastruttura? Quali sono gli effetti subdolamente progettati e le inattese conseguenze politiche di alcuni degli oggetti, delle architetture e dei manufatti che ci circondano? Costituito da un film, una conversazione aperta con i ricercatori Stephen Graham e Albena Yaneva e una pubblicazione digitale, il progetto è stato sviluppato durante una residenza a Montreal presso il CCA e periodi di ricerca e realizzazione del film tra l’Europa e gli Stati Uniti. 
Still from Misleading Innocence (tracing what a bridge can do). © Canadian Centre for Architecture, Montréal, 2014. All rights reserved
Still from Misleading Innocence (tracing what a bridge can do). © Canadian Centre for Architecture, Montréal, 2014. All rights reserved

Il film Misleading Innocence (tracing what a bridge can do), concepito e realizzato da Francesco Garutti e diretto da Shahab Mihandoust, raccoglie le testimonianze di Bernward Joerges, Bruno Latour, Langdon Winner e Steve Woolgar, alcuni degli studiosi chiave che tra la fine degli anni ‘80 e ‘90 hanno dato vita all’acceso dibattito accademico generato dal testo di Winner e dalla storia dei ponti.

La pubblicazione digitale edita da CCA Can Design Be Devious? The story of the Robert Moses bridges over the Long Island parkways, and other explorations of unexpected political consequences of design, esplora e approfondisce alcuni dei temi investigati dal film, e ne aumenta il poter ambiguo presentando alcuni degli oggetti e dei documenti che Garutti ha raccolto durante la sua ricerca. Can Design Be Devious? è arricchita dai contributi di Matthew Gandy, Stephen Graham, Antony Hudek e Albena Yaneva.

Il film e la pubblicazione digitale saranno disponibili online su iTunes e Google Play Store in ottobre 2015.

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