Best of #Archivio

Dall’archivio di Domus, una selezione di progetti e scritti pubblicati negli anni dalla rivista, che raccontano la storia dell’architettura, del design e dell’arte.

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A pochi giorni dal Salone del Mobile, vetrina internazionale del nuovo design, riproponiamo Il gusto del gusto, uno stravagante saggio del 1944 in cui Bruno Munari presentava alcuni accostamenti possibili, figli di quel curioso fenomeno caratteristico per cui si gustano oggetti di altre epoche non più col gusto col quale sono stati ideati ma con un altro gusto che è il “gusto del gusto”.
Al mondo dell’oggetto è dedicato anche L'oggetto ironico, un articolo del 1981 nel quale Domus si occupa di Philip Garner, designer che non perse mai la passione per i congegni futuristici, né l’aspirazione all’utopia di un mondo automatizzato, e che seppe semplicemente aggiungere al suo repertorio la coscienza dell’assurdità di tali congegni.
Negli anni Sessanta, invece, Domus dà una mano a chi deve scegliere radio e televisori, proponendo gli innovativi prodotti Brionvega, nati dalla collaborazione con designer quali Marco Zanuso e Richard Sapper, Achille e Piergiacomo Castiglioni.
In bilico tra design e architettura La casa in viaggio, un articolo del 1968 in cui Domus pubblicava prototipi di case trasportabili, in perfetta linea con lo spirito nomadico del tempo. Oggi questo curioso articolo ci fa riflettere sulle diverse possibilità d'uso di alloggi temporanei pensati per essere montati su ruote e trainati.
Tra i grandi progetti di architettura raccontati da Domus il padiglione IBM progettato da Charles Eames con lo Studio Saarinen per la Fiera mondiale di New York del 1964-65 e le opere di Louis Khan a Dacca per l’Assemblea Nazionale e l’ospedale centrale Ayub, attraverso una conversazione tenutasi fra due amici e collaboratori di Kahn per ricostruire, col supporto dell’ampia documentazione fotografica, le notizie sui lavori in corso degli edifici.
La rivista si è sempre occupata anche di arte: nel 1972, Germano Celant presentava il lavoro di Vito Acconci come un esercizio esperienziale in grado di opporre lo slang del corpo alla dittatura del linguaggio dei libri, superiore e ufficiale.
Infine, per un tuffo nel passato con uno sguardo all’attualità – gli imminenti mondiali di calcio e la prossima Biennale di Venezia – vi proponiamo le Immagini di Brasilia realizzate da Cesare Casati nel 1966 e la lettura di un testo di Charles Jencks sulla prima edizione della Biennale di Venezia diretta da Paolo Portoghesi, The Presence of the Past.

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