Punto di partenza del progetto è uno dei più celebri Concetti Spaziali di Lucio Fontana, l'arabesco al neon realizzato per la Triennale di Milano del 1951. Partendo da quest'opera fondamentale per la città e per la storia dell'arte internazionale, Kuehn Malvezzi ha pensato a Seeing Machine, un intervento architettonico che è al tempo stesso un invito a lasciarsi trasportare nel mondo di una macchina per la visione; la Seeing Machine – leggi macchina del vedere – consiste in una sorta di cannocchiale puntato sull'opera d'arte di Fontana che è, al tempo stesso, un display della città. "Nella Sala Fontana gli architetti Kuehn Malvezzi hanno affrontato il contesto in modo globale considerando lo spazio, l'architettura del luogo, la dimensione urbana in cui è inserita l'opera di Lucio Fontana.
Com'è nato questo progetto?
Il progetto nasce da un'idea di Cloe Piccoli che conosce il nostro lavoro sugli spazi espositivi e ci ha chiamati per intervenire nella sala Fontana. Con lei abbiamo riflettuto e sviluppato la Seeing Machine.
Cosa vuol dire per degli architetti come voi confrontarsi con un maestro come Lucio Fontana?
Fontana ha teorizzato e definito il concetto di opera d'arte in rapporto allo spazio e la sua percezione attraverso il movimento nello spazio. Noi progettiamo musei e spazi espositivi partendo dai percorsi e dalle relazioni tra opera e visitatore.
Un display di realtà focalizzate. La Seeing Machine genera prospettive inedite sulla realtà sia dell'opera d'arte che del suo contesto attuale nel Museo del 900, attivando il visitatore nello spazio.
Cosa vuol dire relazionarsi con uno spazio come il Museo del 900?
Significa porsi delle domande sulla storia dell'Arengario, sulla sua trasformazione a museo, sull'allestimento della collezione. E' un luogo complesso e pieno di elementi dove è difficile intervenire. Ci interessava l'idea di rompere la simmetria dell'architettura monumentale e creare percorsi dinamici in relazione allo spazio.
È la dinamica che si crea aggiungendo o togliendo qualcosa.
Grazie alla vostra installazione il pubblico viene accompagnato all'interno di un percorso: l'istallazione è un invito a vedere. Pronostico sulle reazioni dei visitatori.
Il pubblico deve interagire col percorso e sperimentare le diverse posizioni di seduta; da quella più rigida si passa gradualmente a una posizione distesa – come sulla sedia di un dentista – e qui sei quasi costretto a vedere l'arabesco di neon di Fontana.
Il mondo è pieno di oggetti ed è anche pieno di opere d'arte. In questa condizione ci pare che la sfida stia in un design curatoriale che riesca a creare relazioni nuove e più intelligenti tra quello che esiste già
Il mondo è pieno di oggetti ed è anche pieno di opere d'arte. In questa condizione di sovraffollamento la sfida ci pare stia meno nell'invenzione di ulteriori oggetti quanto in un design curatoriale che riesca a creare relazioni nuove e più intelligenti tra quello che esiste già. In questo senso sia l'arte che l'architettura devono essere concettuali e precisi nell'intervenire in situazioni concrete evitando ogni narcisismo formale. Si tratta di generare nuove ottiche su quello che c'è già. Oppure di creare nuovi utilizzi di oggetti esistenti e relazioni inedite tra opere d'arte note attraverso nuovi rapporti spaziali.